sabato 30 marzo 2013

Ora finalmente è definitivo: Carlo Giuliani non è un eroe. Il ricorso della famiglia rigettato a Strasburgo
Non ci sono state lacune nelle indagini che portarono ad accertare le eventuali responsabilità del Governo e delle forze dell’ordine nell’uccisione di Carlo Giuliani, il ragazzo che con altri attaccò – durante i disordini di Genova – una camionetta dei Carabinieri, e che rimase ucciso a causa di un colpo di pistola sparato da Mario Placanica, uno dei carabinieri all’interno della camionetta, camionetta presa d’assalto da violenti individui.
Secondo i giudici europei, l’Italia non ha avuto alcuna responsabilità nella morte di Giuliani, dando torto ai ricorrenti su tutti i punti del ricorso, e anche su quello relativo alla conduzione dell’inchiesta, che secondo la famiglia del ragazzo, fu lacunosa e imprecisa.
Ora, sicuramente non si doveva certo arrivare a Strasburgo per intuire la verità sulla vicenda; vicenda sulla quale la sinistra in primis ci ha marciato politicamente, sfruttando la morte di Giuliani per attaccare una parte politica – il centrodestra – che all’epoca dei fatti era al Governo del paese e che gestì i disordini come meglio poté. E d’altro canto, sulla morte di Giuliani, l’episodio è ben chiaro nei suoi elementi essenziali; elementi che evidenziano le responsabilità degli attori in modo inequivocabile. Abbiamo i disordini durante il G8 di Genova: un inferno di delinquenti che distruggono la città ligure. Abbiamo un ragazzo con un passamontagna e un estintore in mano, che certo non è lì per una vacanza. Abbiamo una camionetta dei carabinieri assediata, là dove il Giuliani che brandisce l’estintore non ha certo intenzione di utilizzarlo per spegnere un qualsivoglia incendio e salvare chi è dentro la camionetta. E abbiamo un giovane carabiniere di leva dentro la camionetta, poco più che ventenne, impaurito e accerchiato da un gruppo numeroso di giovinastri bellicosi e arrabbiati. E abbiamo una pistola di ordinanza che viene tirata fuori in modo disperato, non per uccidere ma per intimorire. E infine abbiamo la tragica fatalità: un colpo sparato che accidentalmente colpisce Giuliani a morte.
Dunque una verità chiara e inequivocabile. Ma come capita spesso in Italia, i ruoli di chi ha torto e chi ha ragione si invertono. Giuliani diventa l’eroe: il ragazzo con il passamontagna e l’estintore è la vittima. Placanica diventa il criminale: il carabiniere che prende appena mille euro al mese per rischiare la vita, è l’unico responsabile di quel che è accaduto a Genova. Un’inversione che mi fa porre una domanda: ma se Placanica non avesse sparato, e Giuliani e i suoi compagni avessero distrutto la camionetta, e magari il giovane carabiniere fosse rimasto ferito, o nella peggiore delle ipotesi ucciso, avremmo avuto una saletta del Parlamento dedicata a lui? Credo proprio di no. In fin dei conti, era solo un carabiniere e faceva soltanto il suo dovere.
Carlo giuliani mentre tenta di colpire i carabinieri
Carlo giuliani mentre tenta di colpire i carabinieri
Carlo Giuliani un eroe? Un personaggio senza macchia e senza paura che è andato a Genova a esprimere il proprio dissenso contro i potenti del G8 in modo pacifico… Con un estintore? Con un passamontagna? Attaccando una camionetta dei carabinieri? È questo il modo giusto per protestare in un paese democratico dove a nessuno, nemmeno al peggiore dei delinquenti, viene negata la parola o la difesa?
No, non lo è. E alla fine anche la Corte di Strasburgo ha riconosciuto questa verità. Ed è certo che gli eroi italiani sono ben altri: sono tutti quei ragazzi che per senso del dovere nei confronti della loro patria e del loro popolo, assolvono i propri compiti, rischiando la vita, e spesso pure perdendola. Non certo chi usa un passamontagna e un estintore con intenti bellicosi, e casualmente nel porli in essere perde la vita.

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