sabato 13 aprile 2013

Roberto Farinacci

Roberto Farinacci
Figlio di un commissario di polizia, compie studi irregolari a Cremona, interrotti nel 1909 (si laureerà in giurisprudenza nel 1923 a Modena, al termine di una sessione speciale per ex combattenti). Telegrafista nelle ferrovie, inizia l'attività politica tra i socialisti riformisti. Vicino a Bissolati, ne condivide le scelte in favore della guerra di Libia e poi della prima guerra mondiale. Corrispondente da Cremona del "Popolo d'Italia" si distingue per la violenza degli attacchi contro pacifisti, cattolici e socialisti. In guerra dalla fine del 1915 al 1917, diventa caporale e ottiene una croce al merito. Nel gennaio 1919 rompe con i socialriformisti e il 23 marzo prende parte alla fondazione dei Fasci di combattimento. Nel 1921 diventa deputato (elezione invalidata l'anno seguente non avendo ancora compiuto 30 anni). Interprete dello squadrismo più aggressivo, nel 1922 acquista un prestigio crescente, facendo di Cremona, dove ha assunto con la forza la carica di sindaco, un suo feudo e diventando console generale della Milizia. Membro del Gran Consiglio e massimo esponente dell'ala intransigente del fascismo, difende in tribunale Amerigo Dumini, imputato per l'uccisione di Matteotti. Il 12 febbraio 1925 diventa segretario generale del partito, carica che mantiene però solo per 13 mesi, a causa dei contrasti che lo pongono spesso in attrito con il "duce" e ne fanno il punto di riferimento per tutti gli oppositori interni al regime. I rapporti con Mussolini tornano meno tesi dopo un colloquio chiarificatore del 21 novembre 1933. Nel 1935 viene reintegrato nel Gran Consiglio e incaricato di preparare la guerra di Etiopia alla quale partecipa, perdendo la mano destra in un "incidente di tiro". L'anno seguente è inviato in Spagna per assistere Franco. Sostiene con vivaci campagne d'opinione l'emanazione delle leggi razziali. Considerato l'uomo del regime più vicino alla Germania nazista, nel 1939 è fautore dell'ingresso immediato in guerra. Di fronte agli insuccessi bellici pone sotto accusa i vertici militari e gli ambienti fascisti moderati legati alla Corona e nel 1943 chiede con insistenza la convocazione del Gran Consiglio, per proporre una svolta filotedesca. Dopo il 25 luglio riesce a raggiungere la Germania. Durante la RSI non ha alcun incarico di partito o di governo, ma continua a operare a Cremona con la consueta intransigenza. Catturato dopo la Liberazione mentre tenta di fuggire in Svizzera, è sottoposto a un processo sommario da un tribunale del CLN e fucilato..

Emilio de Bono.
Volontario nella campagna d'Africa del 1887-88, frequenta la scuola di guerra e nel 1897 ottiene l'idoneità al corso di abilitazione allo Stato maggiore; nel 1912 è capo di Stato maggiore dell'Intendenza in Libia. Durante la prima guerra mondiale è più volte decorato e diventa nel 1918 comandante di corpo d'armata. Iscrittosi al Fascio nel 1922, diventa uno degli uomini su cui punta Mussolini per organizzare la milizia fascista, di cui prepara l'ordinamento. Dopo aver guidato come quadrunviro la "marcia su Roma", diventa capo della Pubblica Sicurezza e della MVSN. Dopo il delitto Matteotti si dimette dalla direzione della Pubblica Sicurezza. Dal 1925 è nominato governatore della Tripolitania. Richiamato in Italia, nel 1928 diventa sottosegretario di Stato al ministero della Colonie e nel 1929 ministro. A partire dal 1930 inizia a elaborare i piani segreti per l'aggressione dell'Etiopia, e con lo scoppio della guerra, nel 1935, ne comanda le fasi iniziali, realizzando la conquista di Adua, Axum e Macallè. Sostituito da Badoglio alla fine di novembre del 1935, è nominato maresciallo d'Italia, ma non ricopre alcun incarico ufficiale fino al 1939, quando ispeziona le difese occidentali dell'Italia e presenta a Mussolini un rapporto sulla situazione morale e materiale dell'esercito. Nel giugno 1940 assume il comando delle armate del Sud. Contrario all'entrata in guerra dell'Italia, non svolge alcun ruolo nel conflitto. Nella seduta del Gran Consiglio del 25 luglio 1943 esprime il primo voto favorevole alla destituzione di Mussolini, dopo quello di Grandi. Viene arrestato il 4 ottobre 1943, processato a Verona da un Tribunale speciale della RSI e fucilato l'11 gennaio 1944.


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