giovedì 11 aprile 2013

Scandalo voti comprati a Roma: “Soldi e colazione a nigeriani, bengalesi e marocchini”


venerdì 9 settembre 2011


Lo denuncia il capogruppo del Pd Fabrizio Scorzoni.
Lo scandalo dei voti comprati alle primarie del Pd a Roma si colora di nuovi inebrianti particolari.
Ad esempio secondo Fabrizio Scorzoni che, dopo le primarie, si è dimesso da capogruppo del Pd al municipio di Tor Bella Monaca : «Nei seggi di via dell’Archeologia, largo Mengaroni e via Artusi per tutto il giorno c’è stata una processione di immigrati nigeriani, bengalesi e marocchini che venivano portati alle urne con la promessa di una colazione o in cambio di pochi euro».
Quindi non solo Zingari, almeno a Tor Bella Monaca «C’era una folla di nigeriani, bengalesi e marocchini che veniva cooptata da volti noti nel quartiere che gli davano i 2 euro per andare a votare, gli offrivano la colazione al bar o gli garantivano qualche euro in regalo».
I nomi di queste persone sono scritti nei verbali. «Si tratta di Duilio Morano, ex iscritto al partito, che per tutto il giorno ha organizzato caroselli di macchine per portare alle urne queste persone. Faceva dei gruppi, li accompagnava e gli diceva chi votare», denuncia l’ormai ex capogruppo del Pd.
«Il nome da votare era quello di Marco Scipioni (vincitore delle primarie) — sottolinea Scorzoni — Basti pensare che tra i suoi sostenitori c’è Ezio D’Angelo, al quale è arrivato un avviso di garanzia per l’affaire Piccolo del quale era l’uomo di fiducia». D’Angelo è un ex Pdl ora Pd, nella sua sezione in via Artusi dove hanno votato in 450 si è fatta mezzanotte per ricontrollare le schede perché i conti non tornavanao: risultavano più voti che votanti. ».
Gli immigrati servono ai capibastone dei partiti come bacino per farsi eleggere nei luoghi di potere da dove poi gestire le clientele. E il circolo è vizioso. Perché più si fanno eleggere, più queste clientele con gli immigrati crescono. E’ il classico fenomeno che nell’antica Roma vedeva gli oligarchi opporsi ai populares: i primi volevano far votare gli schiavi, perché il loro voto era “in vendita”.

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