sabato 25 maggio 2013

Pino Rauti.



« Dopo la sconfitta del 1945 la propaganda antifascista non cessava di martellarci. Se si è mobilitato il mondo intero contro di noi, pensammo allora, vuol dire che siamo stati qualcosa di grande. E noi, che del fascismo in fondo sapevamo poco, trovammo così l'orgoglio e la volontà di continuare. »
(Pino Rauti)
Oggi riprendiamo in mano le “idee che mossero il mondo”, capolavoro storiografico di Rauti, ne sfogliamo le pagine, ne rivediamo la visionaria capacita’ di leggere con anticipo processi sociali e mutamenti politici e sorridiamo. Potremmo credere di essere vinti dalla tentazione di ricordare l’uomo che se ne va solo perché temiamo che con lui vada via la nostra giovinezza, ma sappiamo che non e’ così. Pino avrebbe sorriso, sistemando sul naso i suoi occhiali con una goffaggine che non ne avrebbe mai fatto un personaggio da talk show televisivo, e ci avrebbe detto di guardare avanti, di pensare a chi soffre, ai nuovi poveri, alla necessita’ di aggregare li dove le sue idee più difficilmente potrebbero attecchire.
Ci avrebbe detto di “andare oltre”, oltre le divisioni, le contrapposizioni, le meschinità umane, le difficoltà di un contingente povero di grandi figure a cui fare riferimento. E noi andremo oltre. Le grandi idee possono trovare cattivi interpreti, ma difficilmente muoiono.
Grazie di tutto, Pino, noi restiamo qui, in piedi, anche se altri ci vorrebbero in ginocchio.

La corrente di Ordine Nuovo

Nel gennaio 1954 nel corso del IV° Congresso di Viareggio ad Augusto De Marsanich succedette a segretario di Arturo Michelini. Nel corso del Congresso, Rauti, Nicosia e Erra, che erano tra i più noti rappresentanti del gruppo giovanile, proposero lo spostamento del partito su posizioni più intransigenti e la rivisitazione del Fascismo in chiave più critica[1] ricollegandosi soprattutto all'impostazione tradizionalista-spiritualista di Evola[2] e in particolare al saggio "Orientamenti" pubblicato per la prima volta nel 1950 dalla rivista "Imperium"[3]. Dopo il Congresso di Viareggio Rauti si pose su posizioni estremamente critiche verso la nuova classe dirigente ritenendo che il partito avesse perso ogni aspirazione rivoluzionaria[
Ordine Nuovo scelse come proprio simbolo l'ascia bipenne e come proprio motto il motto delle SS: "Il mio onore si chiama fedeltà".
La canzone La vandeana, una antica ballata controrivoluzionaria, il cui ritornello è "Spade della Vandea, falci (o asce) della boscaglia, baroni e contadini siam pronti alla battaglia" diventerà l'inno di Ordine Nuovo in piena coerenza con l'insegnamento evoliano di difesa della Francia monarchica e pregiacobina


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