sabato 30 novembre 2013

“Bloccheremo l’Italia, stavolta non ci ferma nessuno“.

“Bloccheremo l’Italia, stavolta non ci ferma nessuno“. Mariano Ferro, leader dei Forconi, con la passione di sempre, sembra non voler sentir ragioni e tira dritto per la strada della protesta, al di là delle critiche e dei cori in dissenso che stanno caratterizzando il dibattito in questi giorni, precedendo la protesta che dovrebbe iniziare giorno 8 dicembre dalle ore 22. “Il fronte antisciopero è formato solo da quegli imprenditori che continuano ad avere la Mercedes parcheggiata davanti all’azienda”.

Cia, Coldiretti e Confagricoltura, e – in provincia di Ragusa – gli operatori agricoli e dei mercati di Vittoria, Santa Croce Camerina e Donnalucata, ha rivolto appelli così accorati, che hanno coinvolto anche il Prefetto, tali da far presagire che la mobilitazione dei Forconi ne scatenerà un’altra di segno opposto, concretizzando una vera e propria “guerra fra poveri”.

Ma Ferro ribatte: “Non fanno paura a nessuno, le cose sono diverse da come si cerca di farle apparire. Purtroppo la verità è che questo è il tempo dei furbi, mentre il tempo degli onesti è finito. E la verità è anche che ci sono molti interessi in gioco: tanti imprenditori maneggiano prodotti che vengono da fuori e li spacciano per siciliani, mentre i piccoli produttori muoiono per colpa di questa concorrenza sleale. Tante volte abbiamo chiesto ai Prefetti di sollecitare i controlli da parte della Finanza, cosa che mai è stata fatta”.

Mariano Ferro non si mostra toccato, neanche da chi li accusa di essere “fuori legge”. Ormai la macchina della rivolta è partita e questa volta speriamo che non ci scappi il morto”. La linea è dura, ma per i Forconi è tutta colpa del Governo: “In tutte le salse abbiamo avvisato il ministro degli Interni, Angelino Alfano di non mettersi contro di noi. Ci diranno che non è legale? Bè, quello che sta facendo lo Stato italiano a tutti noi è legale? Qui c’è gente che si uccide, non ce la fa ad andare avanti, a cui viene pignorata la casa dopo 50 anni di lavoro. Tutto questo deve finire”. Nulla, secondo Ferro, è cambiato in questi due anni, nonostante il Movimento 5 stelle, il governo Letta e il governatore di centrosinistra Rosario Crocetta. Anzi. “La situazione si è aggravata. Ora crediamo che i grillini, come tutti i politici, servono a ben poco”.

Ferro fra l’altro ha stabilito un legame molto forte tra questa protesta e il caso delle aste giudiziarie, che in Provincia di Ragusa è finito nel mirino della Procura: “Fino a questa mattina ho spiegato al sindaco di Vittoria che a fronte di 4 mila esecuzioni immobiliari in corso, non so se vale di più un camion di pomodori… Per quale motivo chi sta rischiando di perdere la casa dovrebbe fermarsi?”.

Niente li può fermare, oramai, neanche l’accordo siglato a Roma tra il Ministro Lupi e le associazioni dell’autotrasporto, Unatras e Anita: “Sono decisioni che derivano da associazioni di categoria – ribatte Ferro – e io voglio ricordare che associazioni di categoria e sindacati sono il cancro di questo Paese. Accordi come questi sono stati fatti centinaia di volte: gli autotrasportatori sanno benissimo che non ne riceveranno alcun beneficio. E in ogni caso – conclude – dobbiamo ricordarci pure che questa ribellione non è la ribellione degli autotrasportatori: è la ribellione degli italiani”.

(di Paolo Borrometi)

L’Appello del sindaco di Vittoria, Giuseppe Nicosia

Il sindaco, Giuseppe Nicosia, interviene sulla protesta annunciata per il 9 dicembre dal movimento dei Forconi.

Giuseppe Nicosia“Non si possono non condividere – dichiara il primo cittadino – le ragioni della protesta, che sono sacrosante. Da anni, infatti, vengono puntualmente disattese le richieste del mondo agricolo. Nonostante la protesta dello scorso anno, che ha prodotto danni gravissimi, e nonostante le iniziative eclatanti organizzate anche a Vittoria, dove per quasi un mese esponenti di Altragricoltura hanno messo in atto lo sciopero della fame, il governo nazionale non ha dato alcuna risposta. Eppure, l’anno scorso la Commissione Agricoltura del Senato aveva approvato all’unanimità un documento che recepiva le richieste dei rappresentanti istituzionali e delle organizzazioni di categoria del mondo agricolo ed aveva impegnato il governo ad agire su questo fronte. Ebbene, ad oggi nessuna di quelle istanze ha trovato accoglimento nei vari decreti emanati dal governo, che di tutto si è occupato fuorché di agricoltura. Mentre le aziende rischiano di chiudere, non si è ottenuta nemmeno una moratoria dei debiti e delle procedure esecutive immobiliari. Ma, se sono del tutto condivisibili le ragioni dell’annunciata protesta, restano invece distanti dal sentimento collettivo e dalle ragioni di chi vuole tutelare l’agricoltura le modalità dell’iniziativa che, se dovesse trasformarsi in blocco dei trasporti, danneggerebbe gli stessi soggetti che si vogliono invece garantire. Mi sono sentito telefonicamente con il leader dei Forconi, Mariano Ferro, che l’anno scorso è riuscito ad ottenere la ribalta nazionale con la sua protesta, anche se poi non si sono ottenuti i risultati sperati, e l’ho invitato a partecipare lunedì alla seduta aperta del Consiglio comunale di Vittoria, per sentire il grido di dolore dei produttori. Il fermo dei trasporti provocherebbe un danno enorme, con la conseguenza che la grande distribuzione finirebbe per approvvigionarsi in Spagna, in Marocco e nei Paesi del Maghreb, che sono già stati ampiamente avvantaggiati dallo scellerato accordo euro-marocchino. La debolezza della protesta sta nel mancato coinvolgimento delle istituzioni, primi fra tutti i sindaci, che hanno il dovere di difendere le aziende agricole, i piccoli trasportatori, gli artigiani e i commercianti che lottano quotidianamente per sopravvivere e che ancora resistono ai colpi della crisi. Rivolgo un appello ai governi nazionale e regionale, affinché si sveglino dal torpore che li induce a ragionare per mesi dell’Imu e della decadenza di Berlusconi e a dare subito le risposte che il mondo agricolo aspetta, accogliendo le istanze presentate e mettendo al primo posto in agenda la moratoria dei debiti e delle procedure esecutive. Al Movimento dei Forconi chiedo invece di individuare altre forme di protesta, altrettanto eclatanti ma meno perniciose per le ragioni del mondo agricolo, e di coinvolgere anche i sindaci, che devono diventare – e di questo intendo investire l’Anci – interlocutori del governo, ma non più con il cappello in mano, né disposti a subire le angherie istituzionali nei confronti degli enti locali e dei cittadini. Ritengo che nelle rivendicazioni serva coesione, e per questo, pur ritenendo condivisibili le ragioni della protesta, sono convinto che occorra trovare modalità alternative: sarà questa la soluzione che potrà mettere insieme un ampio schieramento, capace di ottenere risposte concrete. Viceversa, lo scontro fratricida rischia di produrre solo le solite promesse politiche vuote e mai rispettate”.

(di Cinzia La Greca)

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