giovedì 28 novembre 2013

In risposta alle menzogne dei vincitori circa la responsabilita’ tedesca della guerra

di Juergen Rieger
Ancora una volta abbiamo un'altra data-simbolo da osservare: il 70° anniversario dell’invasione della Polonia. Ancora una volta ci viene detto che la dobbiamo osservare con “ vergogna e colpa”.
Dovremmo dichiarare fino alla nausea che “mai più dal suolo tedesco ecc. ecc…”
Ma che cosa dovremmo aspettarci da un regime di occupazione come quello che stiamo subendo ?


Il quotidiano Welt am Sonntag, nella sua edizione del 30 agosto 2009, afferma con delusione: “è scoraggiante che nella solenne commemorazione polacca dell’inizio della guerra, che ebbe luogo nella regione della Danziger Westerplatte, nessun capo di stato delle nazioni occidentali abbia partecipato, tranne Angela Merkel ”.
Ci è stato detto che sarebbe stata una bella cosa “se l’Occidente, con la sua presenza a Danzica, avesse commemorato la grande sofferenza che attraversò l’Europa Orientale e non solo la Polonia”.
Su altre pubblicazioni di regime la storia parla di Adolf Hitler come colui che il 1° settembre 1939 “diede inizio alla Seconda Guerra Mondiale”, “fece scoppiare il conflitto mondiale”, “progettò di conquistare il mondo” e altre idiozie simili.

La verità è che la guerra tedesco-polacca iniziò il 1° settembre 1939 e che questo conflitto locale divenne una guerra europea grazie alla dichiarazione di guerra di Francia e Inghilterra il 3 settembre 1939 nei confronti del Terzo Reich.
La guerra europea divenne la Seconda Guerra Mondiale il 12 settembre 1941, quando il presidente Roosevelt ordinò alla marina americana di affondare qualsiasi nave da guerra tedesca che avesse incontrato. In quell’occasione il Segretario Americano della Marina fece laconicamente notare che gli Stati Uniti erano entrati in guerra ma il popolo americano ancora non lo sapeva.
La verità è che la Polonia, che era stata per lungo tempo sotto il governo russo, fu ristabilita in qualità di stato indipendente dalla Germania e dall’Austria nel 1916. Come ringraziamento per questo generoso atto, unità regolari dell’esercito polacco si unirono alle bande armate di Korfanty ed iniziarono ad impadronirsi di province tedesche come l’Alta Slesia e la Prussia Occidentale.
In risposta alle vittorie elettorali tedesche in ogni provincia dove si era tenuto un plebiscito, essi diedero inizio ad un periodo di terrore e, grazie all’appoggio francese, alla Polonia fu permesso di tenere queste province tedesche.
Col Trattato di Versailles, alla Polonia fu dato un “corridoio” per il Mar Baltico, assieme a vaste aree di Prussica Occidentale che erano popolate da tedeschi. Questo “corridoio” separava completamente la Prussia Orientale dal Reich, rendendo il commercio e le comunicazioni difficili o impossibili.
Durante i colloqui degli Alleati sul trattato di pace, Lloyd Gorge, Primo Ministro inglese al tempo  della Prima Guerra Mondiale, indicò questo luogo sulla mappa e predisse: “qui è dove inizierà la prossima guerra mondiale
Al contrario dei leaders occidentali, Hitler aveva realisticamente valutato i pericoli posti dall’Unione Sovietica bolscevica. Si rese conto che la Germania non sarebbe stata in grado di resistere all’Unione Sovietica senza un’alleanza con la Polonia. Per questo motivo egli firmò un patto di non-aggressione con la Polonia nel 1934.
Il presidente Pilsudski, a sua volta, si rese conto che non poteva portare avanti simultaneamente delle ostilità contro i suoi due potenti vicini, la Germania e l’Unione Sovietica. Oltre ad impossessarsi delle province tedesche, la Polonia aveva messo le mani sulle province bielorusse e ucraine dopo che l’impero russo si era indebolito in seguito al primo conflitto mondiale.
L’attuale confine orientale della Polonia, che l’Unione Sovietica stabilì nel 1939, corrisponde al confine etnico. Con le sue guerre di aggressione la Polonia aveva oltrepassato questa linea facendo dell’Unione Sovietica un suo nemico.
La minoranza tedesca fu privata dei diritti civili negli anni ‘20, e negli anni ‘30 fu oggetto di atti di terrore, assassinio e stupro, specialmente nei mesi precedenti al settembre del 1939.

In virtù del patto di non-aggressione, ai giornali tedeschi non fu permesso di parlare delle atrocità polacche sulle minoranze tedesche, il che portò un milione di tedeschi ad emigrare. Un altro milione rimase indietro in province tedesche delle quali si erano impossessati i polacchi.
Una canzone popolare sui Polacchi, che ebbe origine fra le unità combattenti di difesa nell’Alta Slesia, fu riscritta nelle raccolte dei canti nazionalsocialisti dando da intendere che la lotta non era contro i “Pjorunje” ma piuttosto contro i “Bolschewike”.
Hitler voleva seriamente un accordo con la Polonia.
Fino al mese di aprile 1939, la propaganda nazionalsocialista continuava a menzionare i nomi del deceduto presidente Pilsudski e del Ministro degli Esteri Beck fra i “grandi statisti d’Europa”.
In contrasto con i suoi dirigenti, i quali assieme a loro amici e parenti avevano posseduto vaste proprietà terriere nelle province ora occupate dalla Polonia, Hitler non insistette nel ristabilire il confine del 1914. Offrì invece la ragguardevole concessione di limitare le richieste tedesche ad un plebiscito solamente nella Prussia Occidentale e in nessun altra parte.
Egli propose che in caso di plebiscito a favore della Germania, la città e il porto di Gdingen rimanessero territorio polacco, assieme ad una via di comunicazione extra-territoriale che si estendesse dalla Polonia al porto attraverso la Prussia Occidentale.
In caso di plebiscito a favore della Polonia, alla Germania sarebbe stato consentito di costruire una via di comunicazione extra-territoriale dalla Pomerania alla Prussia Orientale in modo da eliminare i noiosi controlli confinari da ambo le parti.
Inoltre, a Danzica, che era tedesca al 98% e sotto il mandato della Società delle Nazioni, sarebbe stato permesso di far parte del Reich, mantenendo la preferenza espressa dalla popolazione della città stessa.
Sia pubblicamente che privatamente, Hitler affermò che questa sarebbe stata l’ultima richiesta territoriale della Germania, azzerando così il misfatto perpetratosi a Versailles.


Sebbene la sua proposta fosse decisamente moderata, i Polacchi reagirono con ostinazione, appoggiati nella loro linea dura dalla Gran Bretagna. Per 300 anni l’Inghilterra perseguì una politica di “equilibrio di forza” alleandosi con la seconda nazione più potente, contro quella avversaria più forte. Questa politica ha permesso all’Inghilterra di coprirsi le spalle mentre costruiva un impero mondiale. In conformità a questo piano, l’Inghilterra nel 1935 raggiunse un accordo marittimo con la Germania che limitava la flotta tedesca ad un terzo di quella britannica (a quel tempo la Francia era militarmente più forte della Germania ).

Hitler volle rassicurare l’Inghilterra che un riarmo navale non sarebbe più avvenuto. L’imperatore Guglielmo lo iniziò a suo tempo e portò alla dichiarazione di guerra della Gran Bretagna nel 1914.
Nel 1938 la Germania era diventata più forte della Francia e, volendo l’Inghilterra  mantenere la sua strategia di “equilibrio di forza”, essa adottò nuovamente una politica anti-tedesca.
Questo portò il governo britannico a protestare per l’annessione dell’Austria al Reich, sebbene il 99% degli austriaci avesse votato a favore dell’unificazione nel plebiscito.
La Gran Bretagna non ha mai riconosciuto il diritto di autodeterminazione delle altre nazioni, sia in India (dove coloro che erano a favore dell’indipendenza furono presi a cannonate) sia in Irlanda (dove quasi l’intera popolazione fu annientata perché non accettava di sottomettersi al dominio inglese).

È un errore sostenere che l’entrata delle truppe tedesche in Cecoslovacchia il 15 marzo 1939 portò un cambiamento nella politica inglese nei confronti del Reich.
Sulla Cecoslovacchia va detto quanto segue: in questo paese rozzamente messo insieme, una minoranza di Cechi governavano tre milioni di Tedeschi, nonché Slovacchi, Ruteni, Polacchi e Ungheresi. Tutti questi gruppi etnici volevano congiungersi alle loro rispettive nazioni ma i Cechi impedirono loro brutalmente di farlo. La ragione di ciò era che sotto il Trattato di Versailles la Francia poté perseguire una politica di accrescimento dei vicini della Germania, così avrebbe potuto contare su alleati forti nella prossima guerra contro i Tedeschi.
Dopo che l’Austria fu riunita al Reich si presentò il problema di annettere i milioni di tedeschi che vivevano sotto il dominio Ceco.
Hitler propose l’auto-determinazione ma i Cechi risposero aumentando la repressione.
Fecero di tutto per provocare Hitler, inclusa una mobilitazione generale il 21 maggio 1938 per far fronte ad un presunto ed imminente attacco da parte della Germania, che risultò essere un’invenzione bella e buona. Siccome non ci fu alcun attacco, la stampa ceca con quella francese e inglese annunciarono trionfalmente che le loro ferme misure militari avevano dissuaso Hitler dall’invasione, il che faceva perdere prestigio al Reich.
L’ambasciatore americano a Parigi riconobbe chiaramente il carattere bellicoso della mobilitazione ceca e lo definì,  in un rapporto al presidente Roosevelt, una “provocazione per un’altra guerra in Europa”.

In modo da valutare la situazione, il governo britannico inviò Sir Runciman nella regione dei Sudeti. Nel suo rapporto il 16 settembre 1938 egli scrisse: “ho una grande simpatia per la causa dei Tedeschi nei Sudeti. È difficile essere governati da una nazione straniera e la mia impressione è che il governo cecoslovacco nei confronti dei Sudeti dimostri una tale mancanza di tatto e di comprensione, assieme ad intolleranza e discriminazione, che il dissapore fra la popolazione tedesca debba inevitabilmente portare ad indignazione e ribellione”.
Sulla base di ciò il governo britannico sollecitò i cechi a concedere un plebiscito nella regione dei Sudeti. Il governo francese, che aveva un trattato di mutua assistenza con la Cecoslovacchia, fece la stessa cosa, in quanto la Francia non era disposta ad entrare in guerra con la Germania a causa dei Sudeti. Il governo ceco rifiutò il suggerimento di un plebiscito perché esso sarebbe servito come precedente per altre minoranze etniche. Comunque concordò di cedere le province dei Sudeti senza plebiscito in quanto queste regioni, confinanti col Reich, erano popolate quasi interamente da tedeschi.
Questo è il modo in cui nacque il Patto di Monaco.
Non fu il risultato di minacce ed estorsioni di Hitler ma piuttosto di un accordo fra tutte le parti che sanciva che i tedeschi dei Sudeti appartenevano legittimamente al Reich.

È importante notare che sia Inghilterra sia Germania concordarono di garantire i confini della Cecoslovacchia non appena gli altri suoi problemi con le altre minoranze fossero stati risolti.
Né Hitler né nessun altro garantirono i confini nazionali in quanto la Cecoslovacchia non risolse mai i problemi delle sue minoranze.
Nel marzo del 1939 sia gli Slovacchi che i Ruteni dichiararono l’indipendenza; al che i Polacchi invasero la Cecoslovacchia ed occuparono la regione di Olsa che era popolata da polacchi.
Gli Ungheresi fecero lo stesso, occupando le aree di confine che erano popolate da ungheresi.
Siccome la Cecoslovacchia aveva cessato di esistere, il suo presidente Hacha volò a Berlino il 15 marzo 1939 e mise ciò che rimaneva del suo paese sotto la protezione del Reich. Temeva che la Polonia e l’Ungheria avrebbero seguito l’esempio ceco e diviso fra di loro le regioni ceche.

Il Reich formò allora il Protettorato di Boemia e Maeren, che garantiva un’amministrazione esclusivamente ceca tranne in campo militare ed in politica estera.
Hitler era preoccupato delle minacce alle città tedesche e alle aree industriali che venivano dalle basi aeree ceche. Siccome si sentì tradita dall’accordo sui Sudeti e dalle potenze occidentali, la Cecoslovacchia adottò strette relazioni con l’Unione Sovietica la quale aveva già stazionato 300 velivoli nelle regioni ceche.
Hitler, che sapeva che una guerra con l’Unione Sovietica era inevitabile, non poteva permettere che le province ceche servissero da area di appoggio e da “portaerei” per l’Unione Sovietica.
Hacha rimase in carica e presenziò alla parata del 20 aprile 1939 come ospite del Reich, stando in piedi vicino a Hitler. È evidente che Hitler non violò il Patto di Monaco.
Quando il Primo Ministro Chamberlain fu interrogato alla Camera Bassa circa l’entrata delle truppe tedesche a Praga il 15 marzo 1939, egli disse:

Secondo noi, la situazione è cambiata in modo significativo da quando il parlamento slovacco dichiarò la sua indipendenza. Questa spiegazione produsse l’effetto che lo Stato, i cui confini noi intendevamo garantire, collassò internamente e cessò di esistere. In base a ciò, la situazione che l’onorevole Segretario delle Colonie ha descritto e che ha sempre considerato come temporanea, ha ora cessato di esistere”.

Solo due giorni dopo, tuttavia, in stridente contrasto a quanto spiegato alla Camera Bassa Britannica, Chamberlain condannò “l’invasione tedesca” nel suo discorso a Birmingham il 17 marzo 1939; e in data 31 marzo 1939 egli firmò un accordo col governo polacco nel quale la Gran Bretagna prometteva il suo sostegno in caso di guerra. Promise ciò non solo nel caso che la Polonia fosse attaccata, ma anche se la Polonia avesse iniziato una guerra, ad esempio per via dei suoi pretesi “diritti” su Danzica.
Entrambe le cose contraddicevano nelle parole e nello spirito con il messaggio scritto da Chamberlain che teneva in mano al suo ritorno da Monaco, al quale egli orgogliosamente faceva riferimento e per il quale egli fu entusiasticamente applaudito dalla folla. A quel tempo egli annunciò “Pace nella nostra epoca”.
In questo annuncio Hitler e Chamberlain stabilirono che ogni questione riguardante i loro comuni interessi sarebbe stata trattata con reciproche consultazioni.
Quindi, com’è che l’Inghilterra incoraggiò la Polonia ad entrare in guerra con la Germania?

Dopo il 15 marzo 1939, Roosevelt esercitò una forte pressione sul governo britannico affinché “esercitasse finalmente opposizione” contro la “tirannia nazista”, altrimenti avrebbe applicato metodi di coercizione contro la Gran Bretagna. È impossibile determinare esattamente quali minacce formulò, in quanto la sua corrispondenza non è ancora consultabile dagli storici.
Il Segretario della Marina James Forrestal scrisse nel suo diario che l’ambasciatore americano Joseph Kennedy fece notare che Chamberlain era convinto che l’America e gli ebrei stavano obbligando la Gran Bretagna ad entrare in guerra. Questa, comunque, è solo una parte della vicenda.
L’alto diplomatico inglese germanofobico Vansittart e l’ambasciatore rumeno Tileda svolsero un ruolo importante. Subito dopo l’entrata delle truppe tedesche in territorio ceco, Tileda annunciò che durante le trattative economiche tedesco-rumene la Germania aveva minacciato di invadere la Romania se non le fosse stato permesso di estrarre il petrolio rumeno.
Questa fu una dichiarazione assurda, in quanto Germania e Romania non avevano nessun confine in comune, tra di loro vi era una distanza di 400 chilometri.
Gli inglesi comunque ci credettero, e i quotidiani londinesi, parigini e newyorkesi diffusero false notizie circa una minaccia di attacco tedesco.

In verità le relazioni commerciali tedesco-rumene erano cordiali. Nessuno fece di minacce di alcun tipo. Poteva essere che le false asserzioni di Tileda circa le minacce tedesche fossero ispirate dal bisogno rumeno di assistenza economica inglese e che la Romania stesse disperatamente tentando di convincere l’Inghilterra a dargliela. Poteva essere che Tileda fosse stato corrotto dall’anti-tedesco Vansittart, il quale era deciso ad arrivare ad un intesa fra Tileda e Chamberlain.
Ad ogni buon conto, queste false affermazioni allarmarono notevolmente la City finanziaria di Londra. La City non aveva interessi economici in Polonia nè nello stato Ceco, ma aveva interessi in Romania dove la maggior parte dei pozzi di petrolio era nelle mani di proprietari inglesi. Tali affermazioni portarono i circoli economici britannici ad intraprendere una strada anti-tedesca.
Da non sottovalutare il fatto che Chamberlain non era ne un rabbonitore né un germanofilo, come farà notare accuratamente il suo biografo. Egli si rese semplicemente conto che una guerra contro la Germania non poteva essere vinta nel 1939. L’esercito regolare britannico era relativamente piccolo, solo da poco aveva introdotto la leva obbligatoria e la sua aviazione era inferiore alla Luftwaffe.
Come Hitler comprese benissimo, Chamberlain stava prendendo tempo in modo da poter sostituire la Germania come principale potenza sul continente, non appena la Gran Bretagna, che aveva enormemente incrementato il suo programma di armamenti, avesse avuto uomini adeguatamente addestrati e relativi mezzi. Ciò che Chamberlain sperava in cuor suo era un sollevamento politico in Germania dovuto alla dichiarazione di guerra. Egli arrivò a questa speranza perché numerosi oppositori di Hitler, inclusi il segretario dell’ambasciatore tedesco a Londra Kordt, il sacerdote Goerdeler, il capo del controspionaggio militare tedesco Canaris, il segretario di stato Weizsaecker (numero due dopo il ministro degli esteri tedesco) ed il Generale dell’esercito Beck, si erano uniti all’opposizione e stabilito contatti col governo inglese.
All’inizio, per via del principio universale “giusto o sbagliato, prima viene il mio Paese”, gli Inglesi hanno creduto che il contatto con l’opposizione tedesca fosse un trucco per far fare loro dei passi falsi. Sulla base di dettagli molto precisi che furono loro rivelati, arrivarono a credere all’onestà ed alla correttezza dei dati forniti dall’opposizione hitleriana.
Ad esempio: Hitler fu sorpreso dall’improvvisa mobilitazione della flotta inglese, dagli scavi di rifugi aerei ed esercitazioni con maschere antigas a Londra nell’estate del 1939.
Tutto ciò si verificò come risposta ad un rapporto fatto da individui dell’opposizione in base al quale Hitler avrebbe progettato un attacco a sorpresa con oltre mille bombardieri.
Il giornalista britannico John Colvin, alla ricerca di uno scoop, aveva stretti legami con servizio segreto inglese e si incontrò con circoli dell’opposizione di cui facevano parte funzionari di alto rango. Questi funzionari gli dissero che l’accordo britannico sulla crisi dei Sudeti aveva negato loro la possibilità di rovesciare Hitler ed il regime nazional-socialista con un colpo di stato.
Essi suggerirono alla Gran Bretagna di adottare una linea molto più dura con la Germania, inclusa una dichiarazione di guerra. Essi credevano che questo avrebbe reso Hitler così impopolare in Germania che i generali sarebbero stati in grado di rovesciarlo.

Il 29 marzo 1939, prima del Patto anglo-polacco, Colvin incontrò Chamberlain su consiglio di Churchill. Gli disse che vi erano buone probabilità che i generali tedeschi Beck e von Witzleben, H. von Bismarck ed il Maggiore von Kleist-Schmenzien si sarebbero rivoltati ed avrebbero fermato Hitler. Chamberlain allora chiese se potesse essere un vantaggio per queste persone l’eventualità che l’Inghilterra desse una garanzia ai Polacchi e Colvin rispose: “sì, sarebbe di aiuto”.
La garanzia fu data.
Churchill, il quale aveva detto che la missione della sua vita era di portare un’altra Guerra dei Trent’anni contro la Germania, quando incontrò nuovamente Colvin dopo la guerra, annunciò giovialmente: “ecco l’uomo che ci ha dato la guerra!”.
Il diario di Chamberlain dà anche le prove che l’opposizione tedesca giocò un ruolo decisivo nella dichiarazione di guerra inglese. Il 3 settembre 1939 egli scrisse di non credere che l’Inghilterra potesse vincere la guerra e sperava in una rivolta in Germania.  Il 10 settembre 1939 scrisse alla sorella: “ciò in cui spero non è una vittoria militare ma piuttosto un cedimento del fronte nazionale tedesco”.

Poiché la garanzia britannica del 31 marzo 1939 diede alla Polonia carta bianca nelle sue trattative con la Germania, la Polonia intensificò le persecuzioni contro la minoranza tedesca.
I rapimenti erano all’ordine del giorno, parlare tedesco in pubblico era vietato, le associazioni ed i giornali tedeschi furono soppressi, il console tedesco a Cracovia fu assassinato, ecc…
È irrilevante se furono i Polacchi o i Tedeschi ad attaccare la stazione radiofonica di Gleiwitz; chiunque legga il Libro Bianco della guerra tedesco-polacca vi troverà infiniti e incontestati omicidi e attacchi commessi dai polacchi nelle settimane e nei mesi precedenti al 1° settembre 1939.
Ad esempio: i cittadini di origine tedesca che tentavano di lasciare la Polonia venivano uccisi e gli aerei commerciali tedeschi che volavano fra la Pomerania e la Prussia Orientale venivano presi di mira dall’artiglieria antiaerea polacca. Tali provocazioni non potevano che essere intenzionali.
Nel giugno del 1939 il successore di Pilsudski, il Maresciallo Rydz-Smigly, si rivolse con aria compiaciuta agli ufficiali militari polacchi dicendo: “la Polonia vuole la guerra con la Germania e la Germania non sarà in grado di evitare la guerra anche se lo volesse”. Probabilmente immaginava se stesso sopra un cavallo bianco alla testa di vittoriose truppe polacche che marciavano attraverso la Porta di Brandeburgo.
Il controspionaggio tedesco riuscì a decifrare il codice segreto polacco e così i Tedeschi vennero a sapere che Varsavia aveva dato direttive all’ambasciatore polacco Lipski, che in nessuna circostanza doveva intervenire od offrire concessioni alla Germania.
Inoltre l’opposizione tedesca informò Roosevelt che la Germania stava progettando un attacco alla Polonia. Essa ne informò anche l’ambasciatore polacco, il governo polacco ed il governo francese. Nessuno di costoro era preoccupato. Erano fiduciosi che in caso di guerra sarebbero penetrati in profondità in Germania perché vi sarebbero scoppiati disordini interni.

Così gli Stati Uniti, l’Inghilterra, la Francia e la Polonia confidavano nelle promesse dell’opposizione tedesca di effettuare un colpo di stato se Hitler avesse invaso la Polonia e le potenze occidentali avessero dichiarato guerra alla Germania.
Ciò è sorprendente considerando il fatto che, come diverse inchieste dimostrarono, il 90% dei tedeschi sosteneva Hitler.
I nemici della Germania, nonché la sua opposizione interna, dovevano sapere che l’opposizione non aveva consenso fra il popolo tedesco. Nonostante tutto continuarono a sollecitare la Polonia e la Gran Bretagna ad entrare in guerra.
Perfino il 20 luglio del 1944, nonostante le pesanti perdite subite dalla Germania nella guerra, i membri dell’opposizione non avevano ancora sufficiente forza per dichiararsi oppositori di Hitler. Anzi, prepararono una spiegazione da dare in seguito all’anticipata morte di Hitler: che le SS avevano effettuato un colpo di stato e che la Wehrmacht stava ora prendendo il potere.
E come se ciò non bastasse, questi traditori invertebrati vengono oggi incensati dall’attuale sistema come “eroi”!

Il fatto che Chamberlain, sapendo del desiderio di guerra dei Polacchi, dei Francesi e degli Americani, diede via libera alle politiche di guerra polacche e non sollecitò la Polonia ad accettare le moderate richieste tedesche, può essere spiegato solo col fatto che anch’egli voleva la guerra il 1° settembre 1939.
Un altro segnale fu il fatto che in Inghilterra l’edizione serale del quotidiano Daily Mail del 31 agosto 1939 fu sequestrata. L’edizione riportava la storia delle proposte tedesche inerenti il corridoio polacco e la risposta data dalla Polonia, che fu la mobilitazione generale. Il giornale fu costretto a pubblicare un’edizione serale diversa.
Il ministro della marina inglese Cooper, che era a favore della guerra, si preoccupò quando venne a sapere della proposta tedesca, che lui considerava moderata e ragionevole. Egli telefonò al Daily Telegraph chiedendo che la proposta tedesca fosse presentata nel modo più sfavorevole possibile. L’ambasciatore tedesco a Berlino fece di tutto per mantenere il più a lungo possibile il segreto sulla moderatezza della proposta tedesca.
Saltuariamente i media di regime ammettono che Hitler non aveva programmato una guerra mondiale il 1° settembre 1939. Numerosi testimoni riferivano che Hitler fu scioccato nel ricevere la dichiarazione di guerra britannica e francese. Quando si parla di ciò, tuttavia, lo si fa insinuando che stesse barando come lo aveva fatto prima, ma che questa volta gli era andata male.
Al riguardo va detto che Hitler valutò con attenzione il sentimento pubblico in Inghilterra e Francia. Molti francesi non erano entusiasti alla prospettiva di “morire per Danzica”. “Mourir pour Danzig” era appunto la frase sulle labbra di tutti. Ciò che Hitler non sospettava, poiché i Tedeschi tradizionalmente considerano sacri i giuramenti prestati, era che personaggi influenti delle forze armate, ministro degli esteri ed agenzie d’informazione stessero cospirando col nemico per portare a termine un “cambio di regime”.
Probabilmente questi individui credevano alla propaganda nemica che indicava come scopo di rimpiazzare Hitler, piuttosto che annientare la Germania.
Per quanto riguarda la guerra russo-sovietica, non ci sono dubbi - alla luce delle rivelazioni dell’agente segreto russo Suvorov - che quanto sospettavano i Tedeschi nel 1941 era basato sui fatti: il Reich mandò a monte l’offensiva russa che, come oggi sappiamo, era prevista dal 6 luglio 1941. Questo spiega perché milioni di soldati sovietici vennero rapidamente circondati e fatti prigionieri. Essi si sarebbero dovuti muovere da postazioni nascoste verso il confine prima di scatenare l’attacco. Ciò spiega anche perché enormi quantità di pezzi di artiglieria e montagne di munizioni furono raccolte al confine assieme a milioni di stivali di pelle, mappe dettagliate degli obiettivi dell’Armata Rossa in Germania e così via.

Quando i media di regime blaterano circa “l’attacco a sorpresa ad una ignara Unione Sovietica nel 1941” altro non era che una gigantesca menzogna.
Iniziando la guerra anglo-tedesca nel Settembre 1939, da lui così ardentemente desiderata, Roosevelt violò infinite volte le direttive inerenti le nazioni neutrali. Già nel 1939 egli spiava le navi mercantili tedesche con incrociatori americani, i quali chiamavano gli incrociatori inglesi affinché le affondassero. Egli congelò anche i beni tedeschi, fornì agli inglesi materiale bellico a credito, “affittò” loro 50 cacciatorpediniere e fece scortare i convogli britannici da navi da guerra americane.
Hitler, che era determinato a non provocare gli Stati Uniti, non rispose ad alcuna di queste provocazioni. Proibì addirittura ai sottomarini tedeschi di difendersi con i siluri in caso fossero attaccati da cacciatorpediniere americane, ricordandosi del pretesto di Washington per entrare nella Prima Guerra Mondiale nel 1917.
Perfino al processo-farsa di Norimberga l’avido e ipocrita governo americano non osò dichiarare la Germania colpevole di aver condotto una “guerra offensiva” contro di loro, in quanto erano già stati in guerra per tre mesi con la Germania quando il Giappone, costretto a misure estreme dall’embargo petrolifero, attaccò  la flotta americana a Pearl Harbor il 7 dicembre 1941.

Quanto sopra è la pura e semplice verità.

Più i giovani tedeschi vanno a scuola e più vengono indottrinati con menzogne e lavaggio del cervello contro la loro patria.
Dopo 65 anni di tale lavaggio del cervello o gli insegnanti non sanno altro, oppure sono costretti ad insegnare scemenze.
I nostri media di regime suonano tutti la stessa musica ed i nostri abietti politici si prostrano all’infinito per fare penitenza della nostra “colpa eterna” per 60 milioni di vittime nella Seconda Guerra Mondiale.
Paghiamo miliardi e miliardi di indennizzi a Paesi esteri mentre, per fare il nome della Merkel, non abbiamo il permesso di “seguire una via tedesca”. Siamo stati obbligati ad abolire il Marco tedesco e cedere la nostra sovranità alla NATO ed all’Unione Europea. Quando i nazionalisti tedeschi chiedono che le scuole tedesche adottino finalmente una storiografia basata sui fatti, non è soltanto uno “sguardo a ritroso”, come credono alcuni che si definiscono “nazionalisti moderni”. In realtà ciò ha un enorme effetto politico.

Se non saremo capaci di far ridiventare la gioventù tedesca orgogliosa e consapevole, essa non sarà in grado di resistere alle sempre crescenti influenze esterne, all’affondamento del nostro sistema sociale e allo sperpero del nostro denaro in banche internazionali. Essa continuerà ad essere incapace di resistere alle predatorie lobbies straniere ed alle organizzazioni parassitarie.

Oggi il compito più vitale è di diffondere la verità.

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