martedì 21 gennaio 2014

Dott.ssa CECYLE KIENGE.



Leggiamo e Pubblichiamo.


Italia, XXI secolo
Dott.ssa CECYLE KIENGE
Ministro del Governo Italiano
Signor Ministro,
parliamo – e lo diciamo senza presunzione – a nome della maggioranza degli Italiani che assistono, stupefatti, alle Sue quasi quotidiane esternazioni.
...Le ricordiamo che il Paese che Ella è stata chiamata inopinatamente ad amministrare, ha per secoli dato il tono all’Europa e al mondo, nel campo dei costumi, dell’istruzione, delle forme politiche, dell’arte, delle leggi e della cultura.
Abbiamo purtroppo notato che Ella, che pure ha giurato fedeltà, quale ministro, alla nostra Nazione, ha più volte espresso giudizi negativi ed anche sprezzanti su alcune nostre usanze, sul nostro stile di vita, sulle nostre istituzioni.
Che le piaccia o no, l’Italia è questa e ciò che noi siamo è frutto di millenni di lotte, di sacrifici, di conquiste, di storia vissuta giorno dopo giorno; la nostra concezione della famiglia – che non è la Sua, visto che proviene da un nucleo poligamico ed ha recentemente approvato l’uso dell’espressione “genitore 1 e 2" al posto delle parole “padre” e “madre” – la nostra concezione della nazione, che è sintesi di cultura, etnia, fede religiosa e costumi – a Lei estranea viste l’insistenza con cui preme per l’adozione dello “ius soli” e l’invocazione per assegnare benefici ad immigrati clandestini – la nostra concezione del diritto e della giustizia – anch’essa a Lei estranea visto il Suo fervore nell’approvare misure repressive volte a colpire mere manifestazioni di dissenso e di pensiero – c’inducono a ritenerLa del tutto inidonea a ricoprire l’incarico che attualmente svolge.
Siamo certamente ben consci che l’attuale fase di decadenza della nostra Nazione precede, e di molto, il Suo arrivo ed è l’effetto delle scelte di uomini politici senza onore e dignità che, a differenza Sua, erano Italiani non solo di passaporto e dunque, a differenza Sua, traditori. Mentre una volta, però, il traditore poteva essere destinato all’esilio – il vecchio “ostracismo” – oggi questo non è più possibile; quei politici vigliacchi e gaglioffi ce li dobbiamo tenere; anche perché non avendo mai lavorato in vita loro e non avendo mai avuto un mestiere, difficilmente potrebbero sopravvivere se spediti lontano da casa loro.
Ella, invece, signora Ministro, un altro lavoro ce l’ha; è medico e gli Africani ed i Congolesi hanno bisogno, ed oggi particolarmente, di assistenza e di cure.
Noi Italiani, invece, non abbiamo bisogno di Lei; di demagogia progressista ed egualitarista ne abbiamo già sentita abbastanza e qualche fesso a fare il ministro senza portafoglio lo si può tranquillamente trovare anche tra i nostri, così magari risolvendo un problema individuale di disoccupazione.
Lei potrà, non senza ragione, obbiettare: ma se la colpa di tutto questo non è mia, perché prendersela con me? Al che, altrettanto ragionevolmente, Le potremmo rispondere: “Da qualche parte bisogna pur iniziare”.
Accetti quindi questo nostro cortese e non intimidatorio consiglio ed invito. Torni al Suo Paese.
Il biglietto gliel’offriamo noi, di solo ritorno.
 
 



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