venerdì 3 gennaio 2014

Padre Giulio Tam, guida spirituale dei camerati.

Intervista.


Giulio Maria Tam ha 60 anni e tre nemici da combattere: i liberali, gli atei e gli islamici. Per farlo usa tutte le armi a sua disposizione: il rosario (la sua "mitragliatrice a 50 colpi"), l'immancabile preghiera a Dio e al Duce ed una fitta rete di contatti all'interno dell'estrema destra italiana.
Valtellinese, già da giovane dirigente dell'MSI di Sondrio E’ amato Don Giulio, dalle camicie nere di tutta Italia.
Padre Giulio Tam: “Ci stiamo preparando alla guerra civile"
 "Finalmente l'invasione islamica! Vi esorto a combattere!"
       Padre Tam, sacerdote seguace di Mons. Lefebvre, alle ultime elezioni europee si è candidato con Alternativa Sociale. Celebra spesso messa a Predappio presso il cimitero di Benito Mussolini e tiene corsi di formazione ai giovani militanti di Forza Nuova.


 Padre Tam, perché parla di «invasione islamica»?— Perché di questo si tratta: alle porte della nostra società, o meglio, della nostra civiltà, sta spingendo l'invasione religiosa-islamica. Questi mussulmani sono uomini integrali e coerenti, e sono tanti: 1,3 miliardi di persone, 1/6 dell'umanità. In passato gli islamici erano stati sinonimo di massacro e di violenza... ora cosa vogliamo fare con loro? Vogliamo regalargli delle margherite?
 No. Lei cosa propone?
   — La legittima difesa, proprio come le crociate. Io mi inginocchio a ringraziare i nostri padri che sono stati disposti a morire e ad uccidere per Cristo... perché altrimenti oggi saremmo islamici. E' stato proprio un Papa, Giovanni X, colui che si è fatto dare le truppe e si è messo al loro comando per respingere gli invasori. Insomma, c'è Giovanni XXIII, ma c'è anche Giovanni X... ognuno sceglie il Papa che preferisce.
— Ma papa Giovanni Paolo II ha chiesto tante scuse per gli errori del passato...
  — Il Papa purtroppo va a Lourdes a mettersi d'accordo con i liberali. Si è incontrato con Chirac ed ha esaltato la «liberté», l'«égalité» e la «fratenité», affermando che questi sono principi cristiani. Ma ciò non è vero, perché tutti gli altri papi li hanno condannati. Il cardinale di Parigi ha dichiarato che in quell' incontro gli islamici erano il terzo giocatore. Il senso del suo discorso è questo: «Noi cattolici, con tanta fatica, eravamo riusciti a metterci d'accordo con il mondo laico... ma ora arrivano gli islamici». Ecco il terzo giocatore, religioso ed integralista, che vuole togliere il crocefisso e mettere lo chador.
  — Le fa così paura l'Islam?
   — Che venga questo terzo giocatore, che ci provochi finalmente... perché solo quando ci tirano giù il crocefisso noi sappiamo riscoprire le nostre origini. Questa è la notizia della sociologia: finalmente l'invasione islamica! Loro non sono come noi. Noi trasferiamo agli islamici la nostra carità cristiana. L'islamico bacia la mano solo perché non la può tagliare, ma preferisce tagliarla. Quando ci saranno i partiti islamici e quando prenderanno interi quartieri non faranno sconti.
       Un vescovo in Turchia da 42 anni, un cappuccino, padre Germano Bernardini (uno che conosce gli islamici oggettivi) ha sentito dire da più autorità religiose mussulmane che «noi con le vostre leggi democratiche vi invaderemo, e con le nostre vi domineremo».
       La stessa cosa diceva Mussolini quando scriveva sullo stato liberale: «qui è la stoltezza dello stato liberale, che dà la libertà a tutti, anche a coloro che se ne servono per abbatterlo».
       Gli islamici non sono democratici e qui sta la stoltezza e l'inadeguatezza delle autorità politiche e religiose.
   — Quindi W l'invasione islamica?!?!       — Certo. Per noi sarà la resurrezione perché ci obbligheranno ad essere o schiavi o militanti, ci obbligheranno ad essere quello che eravamo. Perché secondo lei il Padre Nostro ha permesso che di fronte all'Europa cristiana ci fosse un pericolo di 1,3 miliardi di persone islamiche? Perché si riscopra la religione. Questa è una grande occasione per gli uomini di Chiesa di offrire un'alternativa filosofica, teologica e mistica ad un uomo che non ce la fa più ad essere una ruota di un ingranaggio. Da cappellano, vi dico pregate, ma vi esorto a combattere perché la «battaglia è bella». Passare la vita combattendo per la verità e la giustizia è la più bella soddisfazione che si può avere nella vita.

 
 
Non si elimina un popolo solo mettondolo nelle camere a gas, ma anche inondandolo di individui provenienti dai più disparati angoli del globo. Anche così scompaiono i popoli: è un ‘genocidio con altri mezzi’.



 

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