martedì 25 febbraio 2014

Guglielmo Marconi, orgoglio d’Italia



Solo il Fascismo rende lustro al grande scienziato istituendo il 25 aprile, giorno della sua nascita, come giorno di solennità civile

Rivendico l’onore di essere stato in radiotelegrafia … il primo a riconoscere l’utilità di riunire in fascio i raggi elettrici, come Mussolini ha riconosciuto per primo … la necessità di riunire in fascio le energie sane del Paese per la maggiore grandezza d’Italia’

‘Per deliberazione del Duce, esaltatore di tutti i valori spirituali della Stirpe, il 25 aprile, data della nascita di Marconi, è dichiarato giorno di solennità civile’.
La solennità viene abolita nel 2008, in omaggio alle cosiddette ‘misure urgenti in materia di semplificazione normativa’.
Guglielmo Marconi è una delle personalità più note non solo del Ventennio e del Novecento ma della storia in generale, per essere l’inventore della radio. I suoi esperimenti cominciano in giovane età: a soli 22 anni, da autodidatta, una pila, un coesore ed un campanello gli sono sufficienti per costruire un segnalatore di temporali. Dice Lodovico Gualandi, studioso del personaggio: ‘la madre di Guglielmo era un’irlandese di origine scozzese. Il padre era nato a Capugnano di Porretta, ma rinunciò alla cittadinanza italiana optando per quella inglese, certamente per ragioni di interesse e di famiglia. Ma Guglielmo non ne volle sapere: voleva restare italiano affinché si potesse dire che la sua invenzione era italiana e non inglese, anche se l’Italia non gli dava credito. Una forma di patriottismo che esorbitava dai grandi vantaggi che proprio per le sue ricerche egli avrebbe avuto in Inghilterra, dove gli studi sulle trasmissioni dei segnali erano all’avanguardia’.
Marconi tenta di scrivere al ministro delle Poste e Telegrafi Pietro Lacava per chiedere finanziamenti per le sue ricerche, è a lui che illustra il telegrafo senza fili. Ma al ministro l’idea sembra fantascienza.
Così siamo nel 1896 quando un giovane Marconi parte per Londra, dove incontra William Preece, l’ingegnere capo del Post Office britannico, da anni impegnato nel tentativo di realizzare la telegrafia senza fili. Insomma ciò che riesce a fare Guglielmo Marconi è qualcosa in cui nessuno prima è riuscito. Naturalmente la stratosferica notizia che un autodidatta italiano è riuscito dove tutti hanno fallito viene mal digerita sia dalle grandi Compagnie dei cavi transatlantici sottomarini che dagli ambienti scientifici.
Però l’Italia, bravissima nell’affossare le sue migliori menti, non rende giustizia alla sua eccellenza: nel 1991 gli dedica una banconota, quella da duemila lire, che però riproduce, insieme al volto di Marconi, l’apparecchio costruito da Campostano per il gabinetto di fisica del seminario di Brescia del 1904 a fini didattici anziché quello originale di Marconi. Non solo: la maggior parte delle fonti su Marconi parla del suo lavoro come di una intuizione basata su ricerche altrui. Non basta: nel 2008, come dicevamo, viene cancellato l’anniversario ufficiale, istituito dalla sola Italia che a Marconi ha dato il lustro che merita: quella fascista.
Per non parlare dell’ingloriosa fine della nave Elettra, il panfilo dove Marconi effettua i suoi esperimenti, pezzo di storia nostra, tutto italiano: nel 1962 viene riconsegnata all’Italia dal governo jugoslavo dopo essere affondata in acque dalmate nel settembre del 1943, dieci anni dopo è solo un relitto dal quale i vigili del fuoco, nell’arsenale di Trieste, devono pompare acqua per impedire che affondi. Quel pezzo di storia non viene restaurato, ma fatto a pezzi  e sparpagliato nei musei. Nel 1974, centenario della nascita di Marconi, la chiglia dell’Elettra diventa materiale per la realizzazione di una statua ad opera del Mantù a Villa Griffone, il luogo da cui Marconi aveva inviato il primo segnale radio nel 1895. Nel 2000 la gigantesca prua dell’Elettra viene trasportata nel piazzale dell’Area di Ricerca di Padriciano, vicino Trieste, di fronte al Laboratorio di Ricerche elettromagnetiche.
Premio Nobel per la fisica nel 1909, la figura di Guglielmo Marconi viene tenuta in debita considerazione dal Fascismo, a cui lo scienziato aderisce con piena convinzione: ‘rivendico l’onore – dice – di essere stato in radiotelegrafia il primo fascista, il primo a riconoscere l’utilità di riunire in fascio i raggi elettrici, come Mussolini ha riconosciuto per primo in campo politico la necessità di riunire in fascio le energie sane del Paese per la maggiore grandezza d’Italia’.
 
Fonte art.
 
 
Di Emma Moriconi.

 
 
 
 

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