mercoledì 26 febbraio 2014

Le bugie e le mezze verità dei libri di scuola italiani sulla storia del mondo… e dell’Italia



A pensar male si fa peccato, ma troppo spesso ci si azzecca. Poi se si tratta di storia travisata, con ampie e allegre omissioni, frasi criptiche, narrazioni storiche che diventano verità etiche, beh, allora si può benissimo affermare che il peccato è davvero grosso, grasso e rosso. Rosso come il campo in cui svetta la falce e il martello, che in Italia – sappiamo – ha «okkupato» la cultura e la formazione, come i romani un tempo occuparono mezza Europa e mezza Asia.
Perché dunque questo post. La verità è che per caso, navigando su Facebook, sono incappato in un articolo di Storia Libera, un sito che si occupa di storia, come non l’abbiamo mai sentita nelle scuole (forse perché nelle scuole, più che la realtà si vuole insegnare l’ideologia… sinistra), e allora ti rendi conto di quante mezze verità e mezze falsità, esagerazioni, e storie a metà, raccontano ai nostri ragazzi in erba i libri scolastici, quelli che dovrebbero essere il massimo dell’imparzialità e che invece sono peggio di Repubblica & Affini.



Poi non ci si può lamentare se i nostri giovani odiano la cristianità, adorano il materialismo storico, detestano il rigore etico e morale, dimenticano le foibe e pensano che la libertà consista nel lagnarsi un giorno sì e l’altro pure in una piazza, chiamando la lagna «sciopero», e magari accompagnandola con atti di vandalismo e distruzione che considerano il massimo dell’«eroismo». Non ci si può lamentare, se pensano che il lavoro non è frutto del merito, dell’applicazione e dello studio, ma è un diritto che deve essere garantito dallo Stato a prescindere. E non ci si può lamentare, se scambiano la scuola per un teatrino buono per le scenette da caricare su Youtube, anziché il luogo deputato alla loro formazione.
La verità è che la scuola pubblica italiana – e mi pare di averlo già detto – è invero la più grande scuola privata della sinistra. E badate, non è un concetto campato in aria, o detto per astio nei confronti di una parte politica che comunque considero cinica, ipocrita e profondamente disonesta da un punto di vista intellettuale, storico e morale, ma è un dato di fatto, nel momento in cui predomina nell’istruzione pubblica una verità culturale e storica di parte e parziale. Noi tutti, del resto, ne abbiamo avuto esperienza durante i lunghi anni dietro i banchi di scuola, seppure pochi poi si sono resi conto della grande truffa storico-ideologica a cui siamo stati sottoposti.
L’articolo di Storia Libera (tratto a sua volta da un articolo di Ragionpolitica.it del 28 aprile 2005), riporta una serie di esempi di storia raccontata a metà, travisata, falsata e omessa là dove andava a minare la mitologia di fondo che regge l’egemonia culturale della sinistra nel nostro paese: l’idea che il comunismo sia buono, che la sinistra difenda i deboli e gli oppressi, e che la destra invece sia dalla parte dei padroni, che voglia la diseguaglianza e che miri a reprimere le aspettative di miglioramento delle masse operaie.
Chiaramente non posso riportare tutti gli esempi riportati nell’articolo, ma eccovene alcuni che sono davvero interessanti e che mostrano ancora una volta come ancora – nel ventunesimo secolo – l’Italia sia un paese culturalmente e storicamente «nano». Faccio parimenti presente che la fonte originaria risale al 2005. Perciò non ho contezza o conoscenza se i libri di testo citati nell’articolo, nel frattempo, abbiano subìto correzioni o variazioni.
Rapporto tra destra e sinistra in «Lineamenti fondamentali di diritto pubblico» di R. M. (Zanichelli, terza edizione, Anno 2002, pag. 89):
… di destra sono i movimenti ed i partiti politici conservatori, espressione di solito delle classi economicamente “forti” (imprenditori, grandi proprietari, professionisti). [...] Di sinistra sono invece le forze politiche riformatrici e progressiste, schierate per la tutela e la promozione delle classi lavoratrici. In esse ha prevalso a lungo l’influenza delle dottrine socialiste…
Per riprendere il pensiero di Storia Libera, «Capito l’antifona?» La distinzione operata dal testo sembra assumere quasi una valutazione etica: di qua (la destra) il male, di là (la sinistra) il bene. Il che mi fa porre la stessa domanda di Storia Libera: sarebbe interessante sapere cosa ne pensano a riguardo i milioni di lavoratori soggiogati dalle dittature comuniste, ma anche, per restare in casa nostra, cosa ne pensano i cosiddetti «poteri forti» del nostro Paese (colossi bancari, industriali, gruppi editoriali ecc.), quasi sempre orientati o vicini alla sinistra.
 
Fonte art.
 
 

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