sabato 15 febbraio 2014

Mussolini e gli anarchici: il Duce chiese la grazia per Sacco e Vanzetti




Quando si parla di Mussolini le posizioni sono quasi sempre radicali: o dalla sua parte o contro, ma anche se la notizia non è certo recentissima, vala la pena ricordarel’impegno del Duce nel caso Sacco eVanzetti. La storia dei due anarchici condannati ingiustamente e poi giustiziati il 25 luglio 1927 nonostante non ci fossero prove a loro carico è nota a tutti, questa vicenda fece il giro del mondo e vide l’impegno anche di grandi nomi per la loro salvezza, nomi illustri come Albert Einstein o Anatole France ed è stata di ispirazione per registi e cantanti. Quello che è meno noto è l’impegno che Benito Mussolini mise per ottenere la loro grazia dal governo americano.
A rivelare questo inconsueto aspetto del personaggio Mussolini è stato Philip Cannistraro, uno dei più celebri studiosi americani del Fascismo che ha pubblicato le sue ricerche sulla rivista “Journal of Modern History”. Cannistraro, frugando negli archivi del Ministero degli Esteri italiano ed in particolare tra i documenti pervenuti dall’Ambasciata italiana di Washington, riportò alla luce due documenti, scritti da Mussolini in persona, dove si chiedeva una revisione del processo a carico dei due anarchici Sacco e Vanzetti: il primo che risale al 1923, in forma riservata, in quanto lo stesso Mussolini riteneva che il processo fosse stato condotto in maniera “pregiudizievole”, il secondo indirizzato al governatore del Massachusetts, Alvan Fuller, nei primi dell’agosto del 1927, a un mese dall’esecuzione.
Nelle motivazioni di questa seconda lettera Musssolini chiede che ai due anarchici venga concessa la grazia per evitare che la morte di Sacco e Vanzetti, potesse trasformarli in martiri della sinistra e per dimostrare come la democrazia americana si discostasse nettamente dai metodi bolscevichi.
Durante quel periodo Mussolini ebbe una regolare corrispondenza con l’ambasciatore italiano a Washington, Giacomo De Martino, e con il console generale a Boston affinchè facessero pressione anche su Calvin Coolidge, l’allora presidente degli Stati Uniti.
Anche se la cosa è poco nota Mussolini nutriva una grande simpatia per gli anarchici: li riteneva uomini “di fegato”, cosa raccontata tra l’altro in un libro di Armando Borghi, libertario di spicco negli ambienti romagnoli: “Mezzo secolo di anarchia” dove lo stesso Borghi racconta dei rapporti amichevoli che Mussolini ebbe con il movimento anarchico italiano prima di diventare direttore dell’Avanti e prima di intraprendere la sua carriera politica.
 

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