giovedì 6 marzo 2014

Giovanni Marinelli, fascista discusso



Un personaggio che, secondo Montanelli, ‘non fa notizia’; fu coinvolto nel caso Matteotti e nelle azioni della ‘Ceka del Viminale’

Quando vidi che i quadrumviri della Marcia su Roma e lo stesso genero del Duce firmavano l’OdG Grandi, ne imitai l’esempio’

È uno dei personaggi più opachi del Fascismo, si potrebbe dire ‘che non fa notizia’, citando Indro Montanelli. Parliamo di Giovanni Marinelli che, di famiglia agiata, sostiene anche economicamente la Marcia su Roma. Egli sale ai vertici del Regime, divenendo segretario amministrativo  del PNF. Personaggio discusso per il suo coinvolgimento nel caso Matteotti e per aver partecipato ad azioni violente della cosiddetta Ceka del Viminale, una banda di cui il Duce ignora l’esistenza fino all’aggressione del direttore del Mondo Giovanni Amendola. Aggressione che verrà pesantemente condannata da Mussolini, il quale ordinerà di scoprire e catturare gli autori dell’azione.
Le cronache dell’epoca dipingono Giovanni Marinelli come un ‘fanatico alleato dei ‘ras’ provinciali, ma anche  come ‘pignolissimo uomo delle cifre, onesto fino allo scrupolo’.
La questione di Matteotti è molto complessa e Marinelli ne sa forse più di altri. Ciò che i documenti del tempo riferiscono è un dialogo tra lui e Forges Davanzati, del Direttorio del PNF, relativo alle ore successive ai fatti, di questo tenore: ‘Hai informato il Duce?’ chiede Forges Davanzati a Marinelli. ‘Lo farò al momento opportuno. Non c’è fretta …’ risponde il segretario amministrativo del Partito.
La vicenda è troppo lunga e così piena di risvolti che non si può certo approfondire in questa sede, dunque per tornare a Marinelli, quando arriva il 25 luglio ‘43 egli è membro del Gran Consiglio del Fascismo e vota a favore dell’Ordine del giorno presentato da Dino Grandi, ponendosi di fatto contro Mussolini e contro il Fascismo. ‘Abbiamo fatto del buon lavoro’ dice ad uno sconcertato Buffarini Guidi dopo la fatale seduta. Un ‘lavoro’ talmente ‘buono’ che lo condurrà, nel gennaio del ’44, al carcere degli Scalzi di Verona, al processo e alla condanna a morte.
Quando viene il suo turno, al processo dice: ‘avevo partecipato a tutte le riunioni del Gran Consiglio. Pur essendo febbricitante, non volli mancare a quella del 25 luglio. Sono sordo da moltissimi anni. Non potevo, pertanto, seguire bene la discussione. Ma quando vidi che i quadrumviri della Marcia su Roma e lo stesso genero del Duce firmavano l’Ordine del Giorno Grandi, ne imitai l’esempio…’.
Il Prefetto di Verona Cosmin racconterà al Duce le sue impressioni sul processo e definirà Marinelli ‘in condizioni fisiche pietose’, che ‘continua a lamentarsi’. Quando uscirà la sentenza di condanna a morte, l’ex membro della ‘Ceka del Viminale’ inizierà a singhiozzare abbattuto su una sedia. Mussolini ne proverà pietà: ‘Marinelli non arriverà davanti al plotone e dovrà essere portato. Egli, come Gottardi e forse De Bono, non ha capito quello che stava succedendo e che il voto poteva diventargli fatale…’.
Dalle memorie di Giovanni Dolfin, dopo le esecuzioni dell’11 gennaio 1944: ‘Marinelli … ha dovuto essere portato e legato materialmente alla sedia, tutti gli altri si sono comportati fino alla fine con una fierezza ed una dignità che non sono mai venute meno’.
Dice di Marinelli Indro Montanelli sulle colonne del Corriere:  ‘Grandi e Bottai, che di quell' ordine del giorno furono i proponenti, mi dissero di essere rimasti stupiti, ed anche un po' seccati, dell' adesione di Marinelli (come di quella di Ciano, cui avevano consigliato l' astensione, dato il suo rapporto di parentela col Duce). Un' altra cosa si dice di Marinelli: che, tra i fucilati di Verona, fu l' unico che si comportò poco dignitosamente, cioè dando spettacolo di paura. Non lo prenda per un giudizio di biasimo – continua il giornalista rispondendo alle domande di un lettore - Nemmeno io so come mi sarei comportato di fronte al plotone di esecuzione, cui andai, come forse lei sa, molto vicino. Quanto al suo rapporto con la marchesa Carminati, non ne so assolutamente nulla. Marinelli come ho detto, non era di quei personaggi che "fanno notizia". Figuriamoci i suoi amori. Che, secondo me, notizia non dovrebbero farne mai’. 
 
Di Emma Moriconi.
Fonte art.
 
 

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