giovedì 13 marzo 2014

Il mistero del ‘testone’ scomparso



Apparteneva al monumento equestre esposto al Littoriale di Bologna, di esso si sono perse le tracce.

La vicenda del bronzo raffigurante il volto di Benito Mussolini è diventato un vero e proprio giallo

Tutto ciò che è legato a Benito Mussolini e al Fascismo è fonte di fascino e di interesse. Ogni tanto riaffiora dalle pagine dei giornali qualche vicenda ed ogni volta, inevitabilmente, si crea attenzione. Curioso come fenomeno. Perché mentre è difficilissimo imbattersi in analisi storiche approfondite ed obbiettive di eventi e personaggi appartenenti al Ventennio, quando si parla di curiosità, invece, di informazioni se ne trovano a bizzeffe.
E quanto più riguardano da vicino la figura del Duce, tanto più l’attenzione sale. Oggi, ancora, dopo settant’anni dalla sua caduta. Questa volta oggetto dell’interesse di giornalisti e studiosi è il mistero del ‘testone’ bronzeo di Mussolini, appartenente al monumento equestre esposto al Littoriale di Bologna, oggi Stadio Dall’Ara, a partire dal 1929. Torna così all’attenzione pubblica un pezzo della storia d’Italia, e accade grazie al lavoro di alcuni allievi della scuola di giornalismo ‘Ilaria Alpi’ di Bologna, che hanno rimesso insieme i pezzi di un mosaico che la storia ci ha consegnato, al quale però manca ancora qualche tassello.
Ma cominciamo dall’inizio.
Il monumento, alto cinque metri e lungo sei, viene disegnato e modellato da Giuseppe Graziosi, scultore modenese, che per la sua lavorazione impiega settanta quintali di bronzo. Il 27 ottobre 1929 quel bronzo raffigurante il Duce a cavallo prende posto allo stadio Littoriale di Bologna, di fronte alla Torre di Maratona (una imponente torre alta 42 metri e larga 46, sorta nel punto in cui era stato assassinato Ugo Bassi) davanti alla tribuna centrale.
Il 25 luglio 1943, quando il Gran Consiglio destituisce Mussolini, molti di quegli italiani che fino al giorno prima avevano acclamato il Duce in piazza Venezia e si erano spellati le mani nell’attesa che lui uscisse sul balcone, che magari erano partiti chissà quante volte proprio da Bologna per assistere ad uno dei suoi discorsi, cominciano ad abbattere i simboli del Fascismo, che per venti anni aveva governato il Paese. Anche il monumento in bronzo al Littoriale segue la stessa sorte. Ma quelle opere sono dure a morire, così ciò che l’orda riesce a portare a segno è solo la decapitazione dell’imponente figura. Il bronzo della parte rimasta in piedi viene utilizzato, poi, nel dopoguerra, per la realizzazione delle figure di due partigiani ad opera dello scultore Luciano Minguzzi, nel 1947. Oggi queste sono nel giardino di Porta Lame a Bologna.
La testa del Duce subisce la stessa sorte di tante altre raffigurazioni evocative, venendo trascinato in strada, per poi scomparire misteriosamente. È il tenente Mario Mattioli, che era appartenuto alle Brigate Nere, a prenderla con sé e a seppellirla nel proprio giardino per salvarla dalla cieca furia popolare. Quando Mattioli sta per morire, però, pensa che quel cimelio non può restare seppellito in eterno e lo consegna a Marco Matteucci, che lo trasferisce nella sede del Movimento Sociale di Via Posterla. È il 1973. Il ‘testone’ rimane lì per vent’anni. Nel 1994 viene trasferito ancora in un museo privato in via Marconi, dove ha sede l’Istituto storico della Repubblica Sociale. Sede che poi viene chiusa.
Dov’è finito ciò che quel luogo conteneva? L’ipotesi più plausibile è che sia stato portato nella sede dell’Istituto di Arezzo, ma i responsabili negano che questo sia accaduto.
Ci sono giornalisti molto interessati a conoscere la sorte dell’ormai noto ‘testone’ di Mussolini. È il caso di Massimiliano Cordeddu de ildemocratico.com.  che va a cercare informazioni persino su facebook. E trova un gruppo: gli amici della fondazione RSI – Istituto Storico (Terranuova Bracciolini). Contatta l’amministratore, il dott. Pietro Cappellari , ricercatore, membro della fondazione RSI. ‘Qui la testa in bronzo del Duce non è mai arrivata – dice a Cordeddu – l’unico che può dirvi dove si trovi è il presidente dell’Istituto, Arturo Conti’. La ricerca di Conti, però, è più complicata del previsto. L’uomo chiave per risolvere il giallo del testone scomparso non è facilmente rintracciabile. Qui si perdono le tracce di un cimelio di portata storica eccezionale. Ma Marco Matteucci ha ancora qualcosa da dire in merito, e coglie l’occasione per lanciare un appello: ‘mi auguro che la testa sia stata rubata – dice a Cordeddu – piuttosto che essere stata venduta ad un collezionista … non rivendico alcunché, se non un legame affettivo e al giuramento a cui mi sono legato, fatto nel letto di morte all’ingegner Mattioli, ovvero di proteggere e custodire il Testone. Quest’opera d'arte che appartiene alla nostra storia deve essere ritrovata e trasferita al museo nazionale della Repubblica Sociale di Terranuova Bracciolini. Oppure, visto che è di proprietà dei bolognesi, in seconda istanza, dovrebbe essere donata ad un museo, affinché rientri nella proprietà dello Stato, alla quale appartiene sin dal principio’.
Si, un’opera d’arte che appartiene ai bolognesi, i quali però settant'anni fa l’hanno presa a calci.
emoriconi@ilgiornaleditalia.org
 
Quel 31 ottobre del 1926, l'inaugurazione e l'attentato
Un po' di storia
Una struttura eccezionale edificata in un solo anno
Il ‘Littoriale’, stadio e campo polisportivo, viene costruito in un solo anno di lavori. A finanziare l’imponente opera è il Fascio bolognese. La prima pietra viene posata dal re Vittorio Emanuele il 12 giugno 1925. il 29 ottobre 1926 i lavori sono ultimati e il 31 ottobre 1926, lo stesso giorno dell’attentato a Mussolini ad opera di Anteo Zamboni, il Duce inaugura la struttura.
Il giorno precedente sono giunte a Bologna, invitate dal Duce, la moglie Rachele e la primogenita Edda. Il giro di Mussolini è cominciato a Reggio Emilia e si concluderà l'indomani proprio nel capoluogo padano: alle 9,40 del 31 ottobre infatti il Duce fa il suo ingresso solenne al Littoriale. Monta un sauro arabo e veste la divisa da caporale d'onore della Milizia, con il pennacchio bianco sul fez. 'Camicie nere! in alto i moschetti!', grida alle quattordici legioni schierate mentre si alza sulle staffe. 'Il mondo intero veda questa foresta di baionette e senta il palpito dei nostri cuori invincibili!’. Alle 11 le legioni sfilano, la folla è immensa. Moltissime le donne, in camicia nera.
Alle 12,30 il Duce condivide il 'rancio' con le camicie nere di Leandro Arpinati, vice segretario generale del PNF e poi podestà di Bologna, che tanto fortemente ha voluto il Littoriale. Il Fascio di Bologna regala a Mussolini un violino. Lui è un bravo esecutore, conosce lo strumento, lo suona spesso anche in casa. E così lo mette subito alla prova suonando il ritornello di Giovinezza. La sua giornata bolognese sta per terminare: alle 14 visita la caserma della Milizia, passa in rassegna il battaglione alpino Feltre, visita le scuole cantando insieme alle bambine. Alle 16,30  interviene al congresso della Società per il progresso delle Scienze e alle 17,30 il campanone di Palazzo Accursio annuncia che il Duce sta per ripartire da Bologna. La sua auto parte, andando incontro al famoso attentato da cui Mussolini uscirà illeso. Il proiettile calibro 6,35 va a conficcarsi sul fondo della vettura. Il Duce lo prende tra le mani: 'lo terrò per ricordo' dice al terrorizzato sindaco Puppini.
Lo stadio del Littoriale, oggi intitolato a Renato dall'Ara, ospita eventi sportivi dal 29 maggio 1927, quando in quella struttura si affrontano Italia e Spagna. Il tricolore vince per due reti a zero.
 
Art di Emma Moriconi.
Fonte.
 
 
 

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