venerdì 21 marzo 2014

Un giorno a Predappio: vi raccontiamo il Giovane Mussolini

Una mostra con oltre duecento pezzi mette in luce il Benito meno conosciuto, quello socialista degli anni Dieci

La Romagna, l’infanzia, la giovinezza, gli impulsi rivoluzionari nella prima esposizione della storia dedicata al futuro Duce

Un evento straordinario, quello che vede protagonista la città di Predappio. Dallo scorso settembre la cittadina che diede i natali a Benito Mussolini ospita una mostra dedicata agli anni giovanili di questo personaggio che ha fatto la storia del Novecento italiano.
Al centro dell’attenzione gli anni giovanili di Benito, dalla nascita al 1914, cruciali nella formazione politica del futuro Duce, che cresce in un territorio, quello romagnolo, estremamente passionale e dai notevoli impulsi rivoluzionari.
‘Chi era Benito prima di diventare Mussolini?’ Oltre duecento documenti, nella maggior parte dei casi inediti, ne raccontano gli anni dell’infanzia e della giovinezza, tirando fuori da cassetti chiusi da troppo tempo una miriade di informazioni e di testimonianze preziosissime.
A farci da Cicerone nelle stanze della casa in cui nacque Benito Mussolini, a Dovia, il collezionista Franco Muschi: moltissimi dei documenti esposti in questa mostra provengono dalla sua collezione privata. ‘Più che ‘rivedere’ la figura di Mussolini – dice– questa esposizione la analizza per la prima volta’.
Una passione, quella di Muschi per la storia e la personalità di Mussolini, che nasce trent’anni fa, quando era appena quindicenne. La sua bisnonna e Rachele Guidi, moglie di Benito, erano sorelle: il giovane studente sviluppa, crescendo, una curiosità sempre più forte che lo porterà a raccogliere preziosi pezzi di storia e a conservarli in attesa di realizzare un sogno, che definisce ‘di collezionista ma prima ancora di predappiese’: quello di restituire agli italiani, attraverso i documenti, pagine di storia e di conoscenza per troppo tempo rimaste celate.
In questa esposizione c’è l’infanzia di Benito, ci sono Rosa Maltoni ed Alessandro, i suoi genitori. Due ceramiche ritraggono i volti della maestrina di Predappio e del fabbro di Dovia: sono il dono di Rachele ad un giovane Franco Muschi che risale a trent’anni fa. Custodite per lungo tempo, oggi sono visibili in questa mostra eccezionale, insieme al busto in bronzo di Alessandro, donato dalla scuola industriale di Vibo Valentia nel 1934.
‘Benito è un ragazzo schivo – dice Muschi – ribelle, introverso, ma con una straordinaria sete di conoscenza. E basta leggere le sue composizioni di quattordicenne per capirne la profondità’.
La mostra è una miniera di informazioni: c’è il Benito che suona la tromba ad un pistone nel corso della processione della Festa degli Alberi con la fanfara del Convitto, ci sono i manoscritti delle sue composizioni scolastiche che mettono in evidenza la rarità e l’eccezionalità del personaggio. C’è il Benito maestro elementare che si preoccupa di chiedere l’esenzione dalla retta scolastica per due bambini al sindaco. Ha solo 19 anni. C’è la lettera all’amico Farneti che si sposa: Benito ha solo 20 anni eppure mostra una profondità che lascia sgomenti, parla di rivoluzione socialista e mostra le giovanili, forti caratteristiche sociali e rivoluzionarie.
C’è il Benito anticlericale, con opere a stampa originali come L’uomo e la divinità, c’è il giovane Mussolini del confronto con il prete evangelista Taglialatela. È il 26 marzo 1904, Benito ha solo 21 anni. C’è il canzoniere socialista, Parole d’un ribelle, che Benito tradusse con la Balabanoff, decine di quotidiani che rendono l’idea di come la Romagna fosse un coacervo di idee di ogni genere.
Lasciamo il piano terra della casa, che ospitava l’officina del fabbro Alessandro. Al piano superiore il percorso espositivo riprende dal 1908 e propone riviste letterarie di altissimo spessore su cui appariva la firma di un giovanissimo Benito. Ci sono la corrispondenza con Cesare Battisti, le edizioni del romanzo ‘Claudia Particella, l’amante del Cardinale’, apparso per la prima volta a puntate su Il Popolo. C’è una rarità assoluta, costituita dal calendario socialista del 1910 curato dal 27enne Benito. Siamo nella stanza in cui Mussolini nacque il 29 luglio 1883. Nella successiva ci sono le opere di Pietro Angelini: l’olio che ritrae Benito in arresto dopo una manifestazione è il primo ritratto in assoluto di Mussolini, realizzato dall’amico Angelini, autore di altre due opere eccezionali, anch’esse esposte: Mussolini al Caffè Prati, in cui compare, di spalle, anche lo stesso Angelini, e un carboncino su carta gialla che mostra un ritratto familiare di eccezionale rilevanza storica. Benito suona il violino vicino alla culla della piccola Edda, mentre Rachele osserva la scena. Sulla sinistra, al muro, c’è un quadro della Madonna di Pompei, sulla destra un ritratto di Bakunin.
E poi le foto di Benito al funerale di Giovanni Pascoli, i santini elettorali, il messaggio di Mussolini agli elettori. C’è tutto il Mussolini giovane, che per la prima volta viene raccontato agli italiani attraverso quotidiani, scritti, volantini, fotografie, oggetti, preziosi pezzi di una storia finora sconosciuta e finalmente svelata.
Una mostra che sarà aperta fino al prossimo 31 maggio e che è un’occasione unica per conoscere e per capire non solo un personaggio ma anche un’epoca.
 
L’intervista al sindaco Giorgio Frassineti
‘Dobbiamoriprenderci la nostra storia'
 Qui nacque e qui riposa il Capo del Fascismo, non possiamo far finta di niente. Pensiamo ad un'ulteriore esposizione’
Per la prima volta nella storia dal 1945 ad oggi, Predappio è piena di striscioni che recano il volto ed il nome di Benito Mussolini. Un evento epocale, che simboleggia la fine di un’epoca e l’inizio di un’altra. È la storia che si riprende il suo posto e che non cede più il passo alla demagogia. Accade nel luogo che ha dato i natali a Benito Mussolini e che oggi ne accoglie le spoglie. Abbiamo incontrato il sindaco Giorgio Frassineti e con lui abbiamo voluto approfondire proprio il tema del superamento di certi steccati e di un ritorno al valore della ‘storia’, al di là delle opinioni.
Sindaco, come nasce l’idea di una mostra dedicata al giovane Mussolini e dunque di rivalutare Predappio sotto il punto di vista storico?
Tanti elementi hanno determinato questa scelta, innanzitutto la disponibilità di documenti. La storia si fa con i documenti, non con le opinioni. Da una parte la possibilità di accedere ad un archivio formidabile di materiali storici, alcuni inediti, anche se quando si parla di Mussolini la parola ‘inedito’ sembra quasi un ossimoro, perché è il personaggio politico più studiato. D’altra parte, la precisa volontà di riappropriarci della nostra storia. Chi fa il sindaco di Predappio non può ignorare che qui, proprio in questa stanza, il 29 luglio del 1883 nasce Benito Mussolini, personaggio assolutamente centrale della vita politica degli ultimi cento anni e che ancora oggi fa discutere di sé. E quindi impedire che venga data un’immagine diversa di quella che da Predappio si deve mandare (la banalizzazione della figura dell’uomo, la banalizzazione del fascismo, anche lottare contro il pregiudizio nei confronti di Predappio). Noi abbiamo creato questa mostra che è la prima su Mussolini in Italia. Il rigore scientifico e storico che ci ha mossi è evidente. Qui non c’è nessuna celebrazione e nessuna negazione. C’è la volontà di far capire com’ è stato possibile che un bambino nato in una casa umile è diventato Mussolini. A 39 anni. E quindi capire attraverso i documenti, i suoi scritti, l’ambiente che frequentava, com’è stato possibile che un pezzo della storia di questo paese fosse poi così caratterizzato dal futuro di Mussolini.
Abbiamo parlato con Franco Muschi di come questo territorio così sanguigno, così rivoluzionario, abbia influito sulla formazione del carattere di Benito, è d’accordo?
Assolutamente si. La Romagna è sempre stata una terra – dice bene lei – sanguigna. La politica era molto importante. Basta guardare i documenti esposti: una terra in cui gli analfabeti erano l’80% eppure c’era una ricchezza di giornali clericali, anticlericali, repubblicani, socialisti, di ogni genere. Quindi una terra con un grande fermento politico e una grande passione politica. In questo tipo di territorio è nato Benito Mussolini.
La scorsa settimana al ristorante La Vecia Cantèna di Predappio Alta si è tenuto uno degli appuntamenti del ciclo sui personaggi romagnoli. La serata  era dedicata a ‘Benito in camicia rossa’ e si è parlato anche di questa mostra. Anche questo ciclo è filologico all’evento in corso qui alla casa natale di Mussolini?
Certamente. La cena è stata fatta alla Vecchia Cantina di Predappio Alta, che è di proprietà della famiglia Zoli. Adone Zoli, predappiese, è stato presidente del consiglio nel 1957 ed è stato lui, con un gesto di pietà cristiana, saggezza politica e voglia di pacificare un paese che ha riportato la salma di Mussolini a Predappio. È stato un grande gesto: cercare quella sottile trama che tiene uniti i 150 anni dell’unità d’Italia. Non possiamo ignorare il fatto che questo pezzo di storia fa parte della storia d’Italia. Chi lo nega non fa un buon servizio alle future generazioni e neppure a se stesso.
Una bella soddisfazione per Predappio il fatto che parta da qui una mostra che sicuramente farà il giro del mondo …
C’è voluto del coraggio, per farlo … Tutta Predappio con la faccia di Benito Mussolini… e come voi sapete io faccio parte di una giunta di centro sinistra. Questo non impedisce che l’intelligenza lavori e faccia il suo corso.
Dopo questa mostra c’è l’intenzione, come si vocifera, di dedicare un’esposizione al Mussolini interventista?
Presto faremo una riunione proprio per delineare le cose da fare. Per rendere un buon servizio al Paese, credo che non dobbiamo fermarci. Abbiamo la fortuna di avere anche la disponibilità di storici di levatura internazionale. La volontà dell’amministrazione è di proseguire questo percorso storico. Insomma avrete ancora notizie da noi.
Vorrà dire che dovremo tornare a trovarvi.
Vorrà dire che vi aspetteremo con piacere.
 
Fonte art.
Arti di Emma Moriconi.
 
 

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