venerdì 27 giugno 2014

L'orgoglio e la coerenza di un uomo che non ha mai rinnegato


“Nel nostro operare di italiani, cittadini e combattenti, noi siamo esclusivamente e gelosamente fascisti”

Giorgio Almirante e il suo fascismo, vissuto in trincea e in democrazia.

“Nel nostro operare di italiani, di cittadini, di combattenti - nel nostro credere, obbedire e combattere – noi siamo esclusivamente e gelosamente fascisti”. Un pensiero molto chiaro e diretto questo di Giorgio Almirante, che unito ad un altro suo conosciutissimo motto - “Non rinnegare, né restaurare” - aiuta a comprendere lo spirito di un uomo che, dopo aver attraversato un periodo in cui principi, ideali e valori si vivevano completamente e in ogni aspetto dell'esistenza, ha saputo trasportare lo stile di vita e di pensiero nel quale era stato educato e cresciuto in tempi diversi che, sotto alcuni punti di vista, non necessariamente possono essere considerati migliori.
E' stato fascista Almirante. Lo è stato, come quasi tutta l'Italia di allora, durante i vent'anni del Regime. Lo è stato allo scoppio della guerra, quando richiamato come ufficiale di fanteria e destinato a compiti non di prima linea, chiese di andare come volontario in Africa Settentrionale e qui, oltre a svolgere con competenza la sua missione giornalistica di corrispondente dal fronte, si guadagnò, combattendo, una croce al merito di guerra.
Lo è stato dopo l'8 settembre, nella Repubblica Sociale Italiana, alla quale aderì arruolandosi volontario nella Guardia Nazionale Repubblicana. Ed ancora lo è stato quando, a Salò, venne prima incaricato di sovrintendere alle intercettazioni radio, poi nominato capo gabinetto del Ministero della Cultura Popolare e Attendente di Mussolini ed in seguito tenente della Brigata nera Autonoma Ministeriale, una veste in cui fu impegnato nella lotta contro i partigiani (anche se, come riportato da diverse fonti, il suo gruppo non partecipò mai a scontri a fuoco diretti) ma anche e soprattutto nel non facile ruolo di responsabile del Nucleo di propaganda.
E' stato dunque fascista Almirante. Con una convinzione che, a differenza dei molti hanno in seguito per convenienza rinnegato la loro adesione, gli ha sempre permesso di andare avanti a testa alta nel progetto di traghettare quell'ideale in cui ha sempre creduto nell'Italia del dopoguerra. Aggiornandolo nelle forme e nei modi. Rinnovandolo nell'espressione in modo da trasmetterlo e renderlo comprensibile anche a chi non l'aveva vissuto in prima persona. Facendolo vivere nel comportamento coerente e corretto che anche gli avversari gli hanno sempre riconosciuto.
 
Fonte art.
 
 

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