sabato 21 giugno 2014

Quando il partigiano Pertini si schierò con i carroarmati sovietici in Ungheria


Chi non ama il Presidente partigiano? Colui che nella sua vita presidenziale fece un unico gesto eroico: alzare la coppa del mondo nel 1982?

Qualche tempo fa ho raccontato alcune aspetti non proprio positivi di questo socialista oggi considerato un padre della patria. In particolare ho raccontato di quando graziò Toffanin, il partigiano comunista condannato per l’eccidio di Porzus, e di quando baciò la bandiera Jugoslavia alla morte di Tito, criminale delle Foibe.

Ne aggiungo un’altra, altrettanto agghiacciante. Tutti conoscono la rivoluzione democratica ungherese del 1956, quella repressa violentemente dai sovietici con i carroarmati. E tutti sanno che il PCI italico si schierò dalla parte dei sovietici, compreso l’attuale capo dello Stato, Giorgio Napolitano.

Ebbene, pochi sanno che anche Pertini si schierò all’epoca con i sovietici. Dopo aver denunciato che i comunisti in Ungheria venivano trucidati, concluse nel suo intervento:

Se tacessimo considerando questa bestiale reazione [la rivoluzione ungherese, ndb] una logica conseguenza delle responsabilità dei dirigenti comunisti da noi tempestivamente denunciate, cesseremmo di essere socialisti, e diverremmo, sia pure inconsapevolmente, complici della reazione che in Ungheria tenta di riaffermare il suo antico potere…

Capito, la rivoluzione democratica e antisovietica che reprimeva nel sangue il dissenso, era un antico potere reazionario che tentava di riemergere. Praticamente quel potere che poi avrebbe eletto lui, Sandro Pertini, Presidente della Repubblica. Il potere della democrazia e della libertà.

Fonte art.
http://www.criticalibera.it   



 

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