sabato 15 novembre 2014

La strage di Codevigo.




Le bande di “Bulow”, composte di partigiani romagnoli e rafforzate di elementi liberati dalle galere dur...ante la marcia verso il Nord, dilagheranno così nelle terre del Basso Brenta, macchiandosi tra l’altro di quell’autentica strage di innocenti disarmati che passerà alla storia come l’“eccidio di Codevigo”.
Arrivati nella zona il 29 aprile 1945 assieme alle truppe della Divisione “Cremona” e al seguito degli Alleati, gli uomini di Boldrini si recano quasi subito a Pescantina e Bussolengo, nel Veronese, dove sanno trovarsi parecchi ravennati appartenenti alle disciolte formazioni della RSI. Si trattava di ragazzi che non avevano fatto del male a nessuno (le loro posizioni erano già state verificate dal CLN locale) e che convivevano in perfetta armonia con la popolazione.
Si trovavano tutti agli arresti domiciliari, con l’unico obbligo di recarsi quotidianamente alla caserma dei carabinieri e al comando del CLN per apporre la loro firma di presenza.
Quando i partigiani di Boldrini arrivano a Pescantina, hanno modo di incontrarsi col partigiano Gino Bassi – un esponente del locale CLN – che si mette subito a disposizione per avvertire i fascisti accasati qua e là che sono arrivati dei corregionali che avrebbero piacere di vederli.
I militi aderiscono con piacere all’invito ma, recatisi in caserma con la speranza di rivedere qualche faccia amica, vengono immediatamente fermati e costretti a salire su dei camion in attesa.
In un solo giorno quelli di “Bulow” prelevano 26 fascisti a Pescantina e 53 a Bussolengo.
Altri 20 militi vengono prelevati dalle baracche vicino all’Adige dai partigiani Zocca e Calligaris del CLN di Bussolengo, caricati su di un camion e consegnati direttamente ai partigiani di Ravenna. Di questi ultimi non si saprà mai più la fine.
Dieci giorni di massacri
I fascisti prelevati dagli uomini di Boldrini vengono immediatamente portati a Codevigo, dove nel frattempo vengono ammassati molti altri militi rastrellati nelle zone limitrofe.
Quivi giunti, dopo essere stati sottoposti a brutali sevizie e depredati di ogni avere, i prigionieri vengono fucilati a gruppetti sulle rive del Brenta e del Bacchiglione.
La corrente si porterà via molti di quei corpi; gli altri verranno invece sepolti sbrigativamente o issati sulle carrette dell’immondezza per essere scaricati nei pressi dei vari cimiteri della zona.
Nella sola Codevigo verranno rinvenute 104 salme (77 in un’unica fossa comune), 17 in un’altra fossa a S. Margherita, 12 a Brenta d’Abbà, 15 a S. Maria, 18 a Ponte di Brenta.
Di ciò che avvenne a Codevigo tra la fine di aprile e il 13 maggio 1945 vi è conferma nel diario del parroco del paese, con Umberto Zavattiero:
«30 aprile. Previo giudizio sommario fu uccisa la maestra Corinna Doardo. Poi furono uccisi con la stessa procedura dai partigiani inquadrati nella divisione “Cremona” altri quattro di Codevigo, tre della brigata nera e uno della milizia: Gino Minorello, Primo Manfrin, Fiore Broccadello, Gerardo Manoli.
Nei giorni susseguenti furono uccisi Silvio Contri, Ludovico Bubola, Angelo Maneo, Farinacci Fontana, Giovanni Cappellato e Antonietta Cappellato (questa perché dicevano avesse fatto la spia a prigionieri inglesi).
Nella prima quindicina di maggio vi fu nelle ore notturne una strage di fascisti importati da fuori, particolarmente da Ravenna. Vi furono circa 130 morti. Venivano seppelliti dagli stessi partigiani di qua e di là per i campi, come le zucche.
Altri cadaveri provenienti da altri paesi furono visti passare per il fiume e andare al mare. Furono uccisi diversi anche a Castelcaro e vennero seppelliti a Brenta d’Abbà.
Meritano un elogio gli uomini che con tanto sacrificio si prestarono per dissotterrare i morti e portarli al cimitero per ivi tumularli».
È rimasto confermato che molte vittime furono inchiodate vive su delle tavole di legno, e dei chiodi vennero anche ritrovati fra le membra dilaniate.
Le foto dei resti di questi infelici, rinvenute presso la pretura di Piove di Sacco, documentano in modo inequivocabile la ferocia che si abbatté su quegli sventurati prima del supplizio finale.
Oltre ai ravennati, si parla di almeno 300 fascisti oriundi di varie parti d’Italia eliminati.
In quei giorni di “caccia al fascista”, particolari attenzioni vengono riservate agli abitanti di Codevigo. Sospetti di simpatie fasciste ed ex appartenenti ai reparti della RSI – segnalati molto spesso per motivi di vendetta personale – vengono prelevati dalle loro case e condotti nella sede del CLN (l’attuale municipio) dove si svolgono i processi contro i fascisti locali.
Presidente del fantomatico tribunale è lo stesso Arrigo Boldrini che ascolta in silenzio le accuse e le menzogne rivolte ai prigionieri e poi, sempre in silenzio, emette il verdetto: pollice in basso, condanna a morte; pollice in alto – ma accade di rado – salvezza.
Ma ancor prima che la sentenza venga pronunciata, gli sgherri di guardia al fianco del “presidente” cominciano a carezzare nervosamente il calcio del mitra.
I condannati vengono poi condotti tra insulti e bastonate al piano terra dell’edificio dove in un’apposita sala hanno luogo pestaggi e torture…

 

martedì 11 novembre 2014

Stronzi! La colpa è vostra. VIGLIACCHI!


Fonte http://www.imolaoggi.it
Di Armando Manocchia

10 novembre -  Siamo stufi. Ora siamo stufi davvero. La neolingua e il pensiero unico imposti dall’alto sono un insulto all’intelligenza, alla libertà, al nostro essere nati uomini. E ci scusassero le femministe isteriche se usiamo la parola “uomini” per comprendere tutto il genere umano, uomini, donne, giovani, vecchi bambini, TUTTI. Con i loro complessi sessiti ci hanno rotto.
Siamo in guerra. E in guerra non si bada alle parole, si pensa a combattere. Cosa che puntualmente faremo. Statene certi.
I nostri padri e nonni rovistano nella spazzatura in cerca di cibo e voi, pecore!, pagate le bollette ai nomadi e avete paura di chiamare zingari gli zingari? Stanno  calpestando la dignità nostra e di chi ci ha messo al mondo e voi zitti.
Che diavolo è questo rispetto per gli altri che toglie rispetto a noi stessi?

La colpa è vostra. VIGLIACCHI!
I nostri anziani vengono massacrati per strada o in casa da gente che non ha rispetto né della fragilità dell’età, né dei capelli bianchi e voi avete paura di dire che siete stufi di mantenere migliaia di parassiti in hotel?
La colpa è vostra. VIGLIACCHI!
Le vostre figlie non conoscono piu’ la tranquillità di una passeggiata serale e voi non avete il fegato di urlare che non tutti gli immigrati sono portatori di cultura? Che ci bastano i nostri delinquenti e non siamo in grado di tollerare e mantenerne altri, fuori o dentro le patrie galere? Con che coraggio tornate a casa e guardate negli occhi le vostre figlie?
La colpa è vostra. VIGLIACCHI!
Vivete attaccati alle vostre miserie come fossero ricchezze, alle vostre posizioni sociali come fossero baluardi da difendere e non avete ancora capito che le vostre case non sono piu’ vostre, che le vostre posizioni sociali valgono meno della carta igienica usata e che neanche i vostri figli vi appartengono piu’.
Siete dei falsi perbenisti, dei codardi che si nascondono dietro la “sciccheria” per coprire la viltà. Non avete neanche il coraggio di chiamare le cose e le persone con il loro nome. Ma non provate schifo per voi stessi quando vi negate il diritto di chiamare clandestini i clandestini solo perchè ve lo ha ordinato la Boldrini?
Vi siete piegati alla dittatura del pensiero unico senza neanche capire che chi vi impone una sola idea, in realtà vi ha impedito perfino di ragionare. E voi, poveri idioti, vi siete negati la libertà di poter dire pane al pane, vino al vino e stronzo allo stronzo.
I pavidi, i tiepidi e gli imparziali sono la rovina del mondo. Vergognatevi!
La colpa è vostra. VIGLIACCHI!
I cristiani vengono maltrattati e massacrati in ogni parte del mondo (e il fenomeno è in preoccupante aumento) mentre voi lasciate costruire moschee e avete difficoltà ad ammettere che l’islam non è una religione di pace amore e tolleranza perchè avete PAURA di essere accusati di islamofobia e perchè così vi ha ordinato Bergoglio, ultimo calcio al pilastro ormai malconcio di una cristianità morente. (Che Bergoglio si occupi delle chiese vuote invece che dei pettegolezzi di quelle poche donne che in chiesa ci vanno ancora, malgrado lui!!)
La colpa è vostra. VIGLIACCHI!
Le nostre città sono fetide latrine dove chiunque puo’ bivaccare, orinare, defecare, di giorno e di notte, dove gli pare. Sono dei suk puzzolenti dove i monumenti vengono usati come bidet per il pediluvio o come lavatoi per i panni mentre i politici spendono il nostro sangue,  le nostre tasse, per fare elargizioni miliardarie a cooperative, caritas, migrantes e tutti i carrozzoni mondialisti (ci scusassero quelli che non abbiamo nominato, ma loro sanno chi sono).
E voi zitti! vergognatevi!
La colpa è vostra. VIGLIACCHI!
 
Rom lavano i panni nella vasca con fontana del Tabernacolo delle Fonticine
 
Ci viene impedito di criticare una ministra della repubblica italiana che non ha mai speso una sola parola per gli italiani e che si rifugia dietro il colore della sua pelle (è questo il vero razzismo) quando le vengono mosse critiche che riguardano le sue idee balorde, non certo il suo luogo di nascita.
Possiamo finire sotto processo per vilipendio  se insultiamo la persona che è capo della banda criminale che ci ha venduti ai poteri sovranazionali. Ma quale vilipendio? I vilipesi siamo noi che non abbiamo piu’ certezze del futuro, né per noi, né per i nostri figli. I vilipesi sono gli italiani rimasti senza lavoro, senza casa e senza speranza. Vilipesi sono coloro che vivono in auto o per strada, che non si curano perchè non possono pagare il ticket, che non fanno un pasto completo da mesi, che fanno le file per il pane e pure per pagare le tasse!
Stronzi! La colpa è vostra. VIGLIACCHI!
Noi qui continueremo a chiamare le cose e le persone con il loro nome perchè siamo nati liberi e moriremo liberi. Gli schiavi siete voi. Siete schiavi perchè i vostri cervelli sono schiavi.
Siete schiavi perchè non avete il coraggio delle vostre idee e delle vostre azioni.
Siete schiavi perchè vi siete piegati ai tiranni senza neanche provare a combattere. E soprattutto siete vili, siete dei conigli in gabbia, fieri di rosicchiare la carotina elargita dal padrone che vi guarda con soddisfazione e vi chiama “graziosi e politicamente corretti”.
Ma non vi vergognate? Che cosa è rimasto di fiero in voi? Dov’è la zampata del leone che reagisce all’insulto?
Stronzi! Se siamo ridotti così, la colpa è vostra. VIGLIACCHI!
 
 

sabato 8 novembre 2014

GLI OTTANTA EURO DEL BENE ASSOLUTO

di Filippo Giannini
Tratto da Filippo Giannini.it

Ma chi sarebbe il Bene Assoluto? Qualcuno mi chiede; ma buon Dio è Matteo Renzi!
Dopo aver dato (e ripreso) gli ottanta Euro ai pensionati con meno di cinquecento Euro, un lettore mi chiede, io rispondo Santo Dio, che domanda fate, ma quali pensionati – di questi si attende la loro morte – ma gli ottanta Euro sono destinati a chi ne guadagna 1.500 di Euro. No, cari lettori, non storcete la bocca, il Bene Assoluto intende estendere gli ottanta Euro anche alle mamme che dopo il primo gennaio partoriranno un bimbo. Bene…bravo….bis…tris….claps, claps (applausi).
Qualcuno dirà che sono un nostalgico del Male Assoluto. Perché, non si vede? Rispondo. Prima di andare avanti apro, per essere chiaro al massimo, uno dei più noti dizionari italiani, il De Agostini, nella voce nostalgico e leggo e trascrivo: ..Che rimpiange un regime politico del passato, in particolare il fascismo.
Avvalendomi anche della rivista Paralleli, desidero ricordare che l’idea di premiare le mamme che concepivano un bambino era nata nella mente del perfido Male Assoluto ben 77 (dico: settantasette) anni fa. Infatti nel 1937 la campagna demografica offriva agli operai che si sposavano un assegno nuziale di 700 lire. L’assegno nuziale era inoltre corredato da un prestito senza interessi non inferiore alle 1.000 lire che veniva elargito a quanti sposati entro i venticinque anni, guadagnavano meno di mille lire lorde al mese, ossia la stragrande maggioranza degli italiani.
A sei mesi dalla concessione del prestito si cominciava a restituire nella miserabile misura dell’1% al mese. Ma ora, caro Don Matteo attenzione: dopo la nascita di ciascun figlio la restituzione veniva sospesa per un anno e il prestito si riduceva del 10% del totale al primo figlio, del 20% al secondo, del 30% al terzo, del 40% al quarto, dopo di che veniva condonato. Alle madri riconosciute ufficialmente prolifiche, con almeno sette figli, il Male Assoluto inviava o consegnava personalmente in fastose cerimonie a Palazzo Venezia 5.000 lire più una polizza di assicurazione di 1.000 lire.
Altre facilitazioni (attento don Matteo!), come per esempio la tessera gratuita per tutti i mezzi pubblici, arrivava loro dal fascio locale (oh mamma c’ho detto!!!! Ho nominato il Fascio). Don Matteo, no, non ho finito: i capifamiglia con prole numerosa godevano di privilegi straordinari negli impieghi statali, nei contratti di lavoro collettivi, nella concessione di prestiti a interesse, e di forti sconti nell’affitto degli appartamenti.
Anche gli assegni familiari erano ragguardevoli: 3,60 lire la settimana per gli operai con un figlio, 4,80 per quelli con due o tre figli; 6 lire da quattro figli in su. Per gli impiegati (sempre alla settimana) 4,80, 6,50 e 7,20. Per i dipendenti del commercio, infine, gli assegni potevano essere anche più elevati.
Don Matteo, ma senta cosa ho letto oggi, non posso citare la fonte perché è un foglio anonimo: Renzi, nella bramosa caccia al denaro con il quale mantenere almeno il 10% di quanto promesso, ha idea di far pagare il bollo di circolazione ai passeggini. Don Matteo, lei mi dice che questa è una cattiveria?! Bene, allora ecco un’altra cattiveria. Sempre nello stesso foglio leggo: Renzi vuol distribuire il TFR (liquidazione): vana speranza di riavviare così il consumo e quindi la produzione.
Curioso: Mussolini lo inventò per garantire il lavoratore e dargli una vecchiaia serena. Renzi lo vuol depredare per fregargli con le tasse anche il futuro. Allora si costruì lo stato sociale, venendo dal medio evo. Oggi i sinistri ci vogliono risprofondare nei secoli bui. Bravi! Bene!
E in merito a quanto periodicamente accade in Italia (vedi ad esempio il caso di Genova), ecco quanto ha scritto l’anonimo cattivo: Per la cronaca, l’ultimo che dragò seriamente i fiumi in Italia, fu Mussolini. Ma non si può dire, perché è apologia. E infatti io non lo dico!
Torniamo ai beati tempi di oggi e termino citando una osservazione di Alessandro M. Questi, se possibile, è più ingrifato di me circa il Fascismo e il suo Capo. Leggiamo e trasmetto al Bene Assoluto, a don Matteo: Quasi nessuno, tra i figli dei lavoratori che non vi risiedessero abitualmente, aveva mai potuto, in precedenza, passare periodi di vacanze ai monti o al mare, per l’ovvio motivo che a una famiglia di quei tempi, spesso famiglie numerose e monoreddito, una volta soddisfatto l’obiettivo primario della sussistenza, non rimanevano certamente denari per mandare i figli in villeggiatura. La villeggiatura era un privilegio dei benestanti. Non rari, nelle famiglie operaie, erano i casi di rachitismo o di malattie dell’apparato respiratorio, causate da condizioni di vita non certo ideali. Mediante questa istituzione (Alessandro M. si riferisce all’Opera Balilla e Colonie Marine e Montane per i ragazzi, opere concepite e volute nel periodo della truce tirannia) tutti i figli dei lavoratori che ne facessero richiesta e che si trovassero nelle condizioni di idoneità previste dai regolamenti, potevano usufruire di periodi di vacanza gratuiti ed essere assistiti in apposite strutture costruite a centinaia ai monti e al mare.
Tali strutture sorgono in tutto il territorio nazionale: da Massa a Bardonecchia, dal Sestriere alla riviera romagnola, dal Trentino a Ostia, dalla Sila alle coste della Sicilia. Anche in questo caso l’istituzione voluta dal Fascismo interviene al fine di equilibrare la fruizione di un bene, ridimensionando un privilegio ed estendendolo alle fasce deboli e stabilendo il principio che i bambini dei lavoratori hanno gli stessi diritti alla gioia ed alla salute di quelli dei ricchi.
E oggi? Fortuna che abbiamo un don Matteo che favorisce l’opposto di quanto fece il Male Assoluto. Altrimenti che Male Assoluto sarebbe?!
Per chiudere ripropongo una mia precedente domanda: sarebbe stato concepibile un Marchionne al tempo del Male Assoluto? A Voi la risposta!

 

venerdì 7 novembre 2014

ABOLIAMO I PARTITI

 
 
ABOLIAMO I PARTITI PERCHE’ CON I PARTITI “CAMBIARE (NON) SI PUO’”

Di Marco Affatigato.


Una riflessione sull’inganno della società civile che partecipa

Si è concluso il circo delle candidature elettorali e della presentazione delle liste e se qualcuno aveva ancora qualche dubbio sul fatto che dai partiti ci si possa aspettare qualcosa di positivo, le vicende della corsa ai candidati hanno sgomberato il campo. Sembrava un incrocio fra le partite a figurine dei bambini e il mercato delle vacche dei grandi. Programmi per gestione del Paese nei prossimi cinque anni ? Nessuno ! Solo, seguendo le comiche, tutti a cercare di scimmiottare quello che dice Grillo rifacendosi impossibili verginità nelle liste elettorali mettendo da parte due o tre dei maggiori compromessi fra i vari impresentabili di cui sono assortiti i partiti. Uno spettacolo pietoso e indegno.

In questo quadro mi soffermo un attimo sull’impossibile speranza che la società civile possa contare qualcosa attraverso i partiti. I partiti come “organo rappresentativo di una aggregazione sociale”  hanno avuto un senso ed avrebbero ancora quel senso se non fossero divenute “incubatrici”  di un sistema politico aziendale che non fa mai nulla per nulla e se danno qualcosa è solo perché sanno che in cambio avranno molto di più di quello che danno, ma solo a livello economico.

Quei personaggi, soprattutto con un background di partito, che parlano di società civile, di nuovi soggetti politici e così via, cercando di attirare a sé movimenti, comitati o simili, non fanno altro che cercare di avere il consenso per salire su qualche poltrona che garantisca loro un buon stipendio e garantisca al partito azienda (lanciato da Berlusconi , con il movimento Forza Italia)) un buon fatturato a fine anno (o fine legislatura).

E a destra ? Quale “destra” vi domanderete voi (come el resto mi domando io) ? A Destra , quella con la “D” maiuscola che potrebbe vedere riuniti tutti i “partitini” le “associazioncine” e i “movimentini” tutti i tentativi di unione falliscono miseramente perché c’è una insanabile contraddizione di partenza nel fatto che chi parla di unione lo fa spesso pensando che il suo punto di vista sia poi l’unico da seguire e che gli “altri” devono solo aderire.  Ridicoli ducetti malati di protagonismo adolescenziale cercano di attrarre a sé più persone possibili con ogni mezzo apparentemente onesto e condivisibile per poi improvvisamente giocare la carta dell’entrata nella scia del “partito di centro-destra” per ottenere anche loro il “posto sicuro” (ormai l’unico che può essere garantito, dopo la riforma del lavoro e la persistente crisi) e una parte del “fatturato” da spartire. A queste persone che “vendono” il loro movimento , i loro iscritti e, soprattutto, l’Idea che dovrebbero rappresentare e portare avanti, non sembra vero di aver trovato un bell’autobus dove poter montare affinché li riportassero nel loro nido naturale che è il parlamento, sede di ogni possibile parassitismo. Dopo discussioni di mesi, preparazioni, programmi, propositi, fiumi di parole, tempo, energia e soldi sprecati per dire all’elettorato di Destra : “noi siamo i puri, noi andiamo da soli “  piove dal cielo la dichiarazione di adesione allo schieramento del “centro-destra” che , è vero, in base alla sua visibilità mediatica in pochissimo tempo si impadronisce di tutto il palcoscenico facendoli sparire. Però l’accordo è ottenuto! Si , quello con partiti malconci e personalità decadute, ma il segretario si piazza e piazza i suoi capetti a destra e sinistra con qualche condimento di un paio di rappresentanti nelle partecipate e il giochetto è fatto con tanti saluti a chi ha creduto l’ennesima volta nella 'politica di Destra' o della terza via.

Di fronte a mille di questi episodi e trasformismi non è un caso che le fortune di Grillo e del suo Movimento ***** sono anche derivate da una presa di posizione netta contro i partiti e chi agisce con la loro logica.

In una situazione del genere credo che non si sia dato sufficientemente risalto alla grande rilevanza morale e significato della scelta di chi ha deciso di non candidarsi con nessuno, nonostante gli avrebbero fatto ponti d’oro. Solo con queste persone che sono e rimarranno “soldati politici” per portare avanti un Idea cambiare si può.

Cosa altro c’è da capire, accertare, valutare? Ma non sarà che invece di seguire sterili programmi politici bisogna costruire solidi progetti? Ma non sarà che la vera unione da cercare è sul cambiamento concreto del modo e del perché “fare politica” e non sullo scannarsi su chi deve essere il “duce” ? Quando intellettuali, politici, ex politici, teorici dell’area di Destra si mettono a capo di un nuovo “movimento” che vuole unificare la destra difficilmente se ne cava qualcosa di buono, se non fiumi di parole su cui si cavilla all’infinito inutilmente e si finisce per spararsi addosso fra galli che si massacrano per essere padroni del pollaio anche se si tratta di due galline.

Chissà se l’ennesimo e non ultimo fallimento di una utopica gestione dall’elettorato di Destra possa insegnare che questo modo (e soprattutto motivazione) di far politica ha fatto il suo tempo, che è arrivato il momento di elaborare proposte concrete su progettualità concrete ora e qui e non su pii desideri che si realizzeranno “quando avremo preso il potere”, cioè mai.

Il potere oggi è di chi con le sue scelte decide di cambiare.

Il potere oggi è di chi boicotta, rifiuta, coltiva, agisce, cammina e soprattutto sa essere umile nel tornare ad essere un “soldato politico” per la rivoluzione nazionale essendo fermo nelle sue scelte e nella sua voglia di cambiare.

Il potere oggi è di chi non segue nessun gatto e volpe ma decide anche assieme ai suoi simili che ce la può fare e ce la farà. 

POLITICI E CITTADINI INDEGNI

Art camerata Marco Affatigato.

La guardia di finanza calcola che l’evasione da esportazione illecita di capitali equivale al 29% del totale dell’evasione del paese. Quindi, ogni anno sono da 50 a 70 miliardi di euro sottratti allo Stato italiano che volano verso la Svizzera e il Lussemburgo, quest’ultimo paradiso fiscale governato per venti anni dal neo-presidente della Commissione Europea, e verso anche altri paradisi fiscali.
Il governo non se ne occupa e tace e così fanno ...in Parlamento maggioranza e opposizione. Tutti zitti perché ?
Perché gli evasori votano ! E sono circa 15 milioni di “elettori” che nessuno vuole fare indispettire e così rinunciare ai loro voti.
Qualche dato fa capire meglio la situazione.
Il secondo governo illegittimo di questo Paese, per intendersi il governo Letta, rispondendo a due “question time”, aveva informato il Parlamento che dal 2000 al 2012 su 807 miliardi di tasse accertate e messe a ruolo, lo Stato aveva incassato 69 miliardi pari a 9 euro su 100. Oltre 100 miliardi non erano esigibili per fallimenti vari e considerati altri impedimenti e lo Stato rimaneva creditore di 540 miliardi di euro. Ma ministri, burocrati e Agenzia delle entrate hanno lasciato capire che quei soldi lo Stato non li avrebbe mai incassati. Questo perché normalmente a fine contenzioso incassa il 3-4% di quanto dovrebbe.
In qualsiasi paese europeo e negli Stati Uniti d’America un governo che si comportasse allo stesso modo dovrebbe dimettersi immediatamente. In Italia no ! non succede nulla perché non si riesce nemmeno a parlarne seriamente. Anzi se “evadi il fisco” sei premiato anche dal popolo, che ti considera non un criminale ma un ganzo.
Eppure i debitori con debiti maggiori di 500 mila euro valgono il 40% delle riscossioni complessive. Quindi non stiamo parlando del bar sotto casa e nemmeno di imprese familiari.
Altro dato: chi deve al fisco più di 50 mila euro rappresenta circa il 3% delle rateizzazioni ma il 53% degli importi da incassare mentre i piccoli debiti fino a 5000 euro rappresentano l’11,3% dei debiti complessivi delle rateizzazioni in corso pari a 25,5 miliardi.
I dati confermano che facendo pagare le tasse ai grandi e medi evasori si possono trovare i soldi da investire in scuola,ricerca, innovazione e servizi pubblici essenziali. Quindi piangiamo su noi stessi quando diciamo che i “servizi” , le scuole , ecc. non funzionano oppure sono troppo cari.

Una politica che ricava le risorse per mandare avanti il paese quasi esclusivamente dai redditi fissi sovverte anche i pilastri della “partecipazione alle spese generali” dello Stato . Oltre a quelle dell’etica pubblica e della decenza quando include nel PIL i proventi del traffico di droga, della prostituzione e tratta egli esseri umani, del contrabbando. Ma questa è una vergogna non solo italiana (alla quale nessuno , nè parlamentari nè cittadini-elettori si è opposto) ma anche europea.

POLITICI INDEGNI BIS

Da qualche anno ci siamo infilati in un vicolo cieco non votando a governare il Paese chi possa , in un modo o in un altro, dare una svolta. Continuiamo imperterriti a percorrere con baldanza questo vicolo, ma sempre ceco è. Del resto basta rendersi conto delle cose dette da un politico indegno e indegno ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan, pochi giorni or sono in Parlamento:
“la pressione fiscale diminuirà nel 2015, ma tornerà a crescere dal 2016”....
La diminuzione, come si legge nella Legge di Stabilità, è prevista in appena lo 0,1%.
Non solo ci vorrà il microscopio, per vederla, ma sarà annullata dalla crescita delle addizionali locali.
Ma anche se così non fosse, comunque è previsto che cresca dello 0,4 nel 2016. E Dio, se esiste, voglia che non scattino le clausole di salvaguardia, altrimenti sarà uno schizzo poderoso.
Posto poi che la disoccupazione non è prevista mai in discesa sotto il 12% e il p PIL (Prodotto Interno Lordo), anche se “taroccato” con l’inserimento dell’economia sommersa (il “nero”) e quella criminale, non è previsto mai in crescita più dell’1% (considerato già meta da sogno) se ne trae la conclusione che non siamo solamente in un vicolo cieco ma che dietro di noi cominciano ad arrivare i “mezzi” per spremerci contro il muro che è alla fine di questo vicolo.


POLITICI INDEGNI

I politici italiani, soprattutto se d’area filo-antagonista, hanno la rara abilità di trasformare i “drammi umani” ( la morte di un manifestante , anche se violento, Carlo Giuliani) in farse tragiche come l’intestazione di un Aula parlamentare a suo nome.
Così Ignazio Marino non promette (e del resto non lo ha fatto né lui né l’altro Sindaco di Roma che lo ha preceduto, Gianni Alemanno) di costituirsi “parte civile” contro il ministero della Giustizia e i...l ministero della Sanità in rappresentanza di “tutta la città di Roma” e di “sostenere economicamente” la famiglia Cucchi nell’azione , giuridica, rivendicante i diritti post-mortem di Stefano Cucchi , ma promette invece di dedicare una strada a Stefano Cucchi, il 31enne certamente edito alla droga ma oggetto di un pestaggio (in carcere o in ospedale) indegno di un paese civile.
Insomma l’antagonista Carlo Giuliani che comunque aggrediva , insieme ad altri antagonisti , un milite dell’Arma dei Carabinieri (ordinato a difendere la collettività dalla violenza scaturita dai manifestanti) diviene la vittima da onorare , mentre Stefano Cucchi vittima e assassinato dalla
malagiustizia e dalla malasanità subisce un processo di trasfigurazione che vuole portarlo al dimenticatoio degli assassinati dallo Stato ed insieme a lui assassinando ancora una volta diritto, giustizia e libertà.






 

POLITICI INDEGNI QUATER : EDILIZIA SCOLASTICA …DOVE FINISCONO I SOLDI DEI CONTRIBUENTI ?

Art camerata Marco Affatigato.



Davanti ai roboanti discorsi del governo Renzi-Napolitano (sostenuto da Berlusconi, malgrado ciò che lui dica) sulla priorità della scuola e degli investimenti “per dare agli studenti scuole belle e sicure” …NESSUNO e ripeto ancora NESSUNO ha ricordato che la manutenzione degli edifici scolastici in cui si svolge la “scuola statale” è a carico dei comuni, media ed elementare mentre le scuole superiori sono a carico di quelle che non ci sono più , le province ?
Ma questa tiritera della grande attenzione dei governi per l’edilizia scolastica era suonato anche dai precedenti governi con il consueto silenzio complice. Un po’ come per le alluvioni che colpiscono annualmente le nostre città. Ma allora perché insistono tanto su questo tasto improprio ?
Finalmente una risposta indiretta è arrivata lo scorso 16 settembre leggendo un articolo del Corsera a cura di Antonella De Gregorio e Valentina Santarpia che riporta una tabella esplicativa sulle richieste di spesa divise regione per regione. Ecco i risultati (normalizzando i dati riferendoli ad 1 milione di abitanti per rendere chiaro il confronto) :
REGIONE interventi per milione di abitanti
1 Abruzzo 203 milioni
2 Puglia 142
3 Calabria 135
4 Basilicata 128
5 Campania 114
6 Molise 90
7 Sardegna 82
8 Marche 58
9 Lazio 54
10 Sicilia 30
11 Piemonte 28
12 Umbria 12
13 Liguria 10
14 Emilia Romagna 9
15 Veneto 9
16 Friuli 4
17 Lombardia 3,5
18 Toscana 2,5 milioni
Un milione di abitanti “producono” con i tassi attuali 100.000 studenti circa dalla prima elementare al diploma. Con le attuali dimensioni degli istituti scolastici la stessa popolazione vede circa 100 istituti scolastici (dotati di una presidenza) ciascuno dei quali può avere vari edifici chiamati plessi. Appare evidente che alle Regioni a cui viene erogato meno contributo economico da parte dello Stato la manutenzione è stata quasi totalmente svolta dagli enti preposti, comuni e province, per cui non c’è bisogno dell’intervento straordinario del governo.
Eppure anche gli anni precedenti le Regioni hanno avuto, in percentuale, l’eguale contributo come intervento straordinario del Governo. Allora la questione che si pone è la seguente : dove sono finiti i soldi ? Non sarebbe opportuno che il ministro dell’Educazione ed il ministro dell’Economia e il Commissario Straordinario agli “sprechi” (quello impostoci dalla Commissione Europea) portino la denuncia innanzi alla Procura della Corte dei Conti evidenziando l’inettitudine e l’illegalità dei comportamenti dei “governatori” di quelle Regioni e dei loro complici ? Soldi a fondo perduto , un regalo senza fine agli scorretti ed un’altra umiliazione per le persone oneste. La musica non cambia.

 

QUELL’ASSURDO SILENZIO SUI CRIMINI DEL COMUNISMO


Dettagli atroci che, ancor oggi, devono essere del tutto portati in chiaro. E duole constatare come non solo i libri di storia dell’Europa Occidentale   continuino sistematicamente ad ignorare questi genocidi. Lo Stato comunista sottraeva i beni alimentari come arma di distruzione di massa del proprio popolo.

Fonte: Le grandi menzogne della storia contemporanea

Di Marinella Tomasi

Ciò che più colpisce gli studiosi che hanno esaminato con attenzione i regimi comunisti non è tanto l’entità e la mostruosità dei crimini commessi, quanto la vastità delle complicità e delle omertà che essi sono sempre riusciti a trovare nei Paesi occidentali. Eppure non era necessario attendere la caduta del Muro nel novembre 1989 per conoscere la tragica realtà dei Paesi sfortunati che avevano subito il comunismo, tante e tali erano le testimonianze rilasciate in Occidente non solo dai visitatori occasionali ma anche dai protagonisti di quei crimini.
In un recente libro di Renzo Foa, che è stato anche direttore de l’Unità organo del Pci, vengono dedicate pagine illuminanti all’opera autobiografica di un alto esponente del comunismo sovietico Victor Kravchenko dal titolo Ho scelto la libertà, che venne pubblicato negli Usa nel 1946 e che fu tra i libri più venduti in America e nei Paesi dove venne tradotto. La testimonianza di Kravchenko era molto attenta e fedele non solo perché egli aveva scalato tutti i gradini della nomenklatura sovietica, dirigendo fabbriche e grandi complessi industriali, ma anche perché aveva vissuto sul terreno, in Ucraina, prima la collettivizzazione forzata delle terre, con la carestie nelle campagne, e poi le «grandi purghe».
Egli cioè era stato uno dei grandi protagonisti d’una immane tragedia, che s’era conclusa con lo sterminio di oltre venti milioni di contadini. La sua fu una descrizione spietata e terribile delle carestie provocate artificialmente da Stalin per piegare con ogni mezzo la resistenza dei contadini, che per sopravvivere erano costretti a regredire nel cannibalismo, scrivendo testualmente: «Per impedire ai contadini disperati di mangiare il grano ancora verde, perché i colcos non finissero sotto cattive gestioni e per lottare contro i nemici della collettivizzazione, nei villaggi furono create speciali sezioni politiche, poste sotto l’autorità di uomini di fiducia del partito. Fu allora mobilitato un vero e proprio esercito di centomila uomini che era composto da militari, uomini della polizia segreta, studenti e funzionari considerati fedeli e risoluti, i quali vennero inviati nei territori sottomessi al collettivismo». Egli costatò che in quelle campagne desolate non si parlava altro che di carestia, di tifo endemico e di atti di cannibalismo. Kravchenko si accorse che le prigioni e le stazioni di polizia «rigurgitavano di contadini incarcerati per aver falciato i loro campi senza autorizzazione, per aver sabotato o rubato a danno dello Stato». Il primo giorno trovò un villaggio «immerso in un anomalo silenzio» e gli venne spiegato che «sono stati mangiati tutti i cani» e che, «se non vedete nessuno per strada, è perché la gente non cammina più, non ne ha più la forza». In quei giorni e mesi terribili i contadini ridotti a larve gli raccontarono che «ogni tanto un carro percorre il paese e raccoglie i cadaveri», che «abbiamo divorato tutto quello che ci capitava per le mani: gatti, cani, topi, uccelli», che «domattina quando farà giorno, vedrete che gli alberi non hanno più corteccia: abbiamo mangiato anche quella» e «perfino il letame dei cavalli».
E tutto ciò perché, secondo il parere del potente segretario del partito comunista ucraino, «le autorità locali dovevano conoscere la vera potenza bolscevica: era perciò necessario schiacciare gli agenti dei kulaki ovunque avessero sollevato la testa e ottenere la consegna del grano a qualsiasi prezzo». L’ordine era: «Strappate il frumento a quella gente, dovunque sia nascosto, nelle stufe, sotto i letti, nelle cantine o nei nascondigli scavati nelle aie. Non abbiate paura di ricorrere a misure estreme». Al termine dell’operazione, durata un intero biennio, il segretario del partito comunista ucraino poteva affermare con fierezza: «L’anno appena finito ci ha permesso di dare la misura della nostra forza. È stata necessaria una carestia per far comprendere ai contadini chi comanda in questo Paese. La collettivizzazione è costata milioni di vite, ma ora è saldamente radicata». Insomma, fin dal febbraio del 1946, quando cioè venne pubblicata l’autobiografia di Kravchenko, il mondo occidentale conosceva l’orrore dei regimi comunisti. Ma allora perché si è taciuto così a lungo? Perché nel frattempo, non sono stati denunciati e impediti altri crimini ed altri orrori? Perché, per conoscere la verità, abbiamo dovuto attendere il crollo del Muro?
Certo, il Partito comunista sovietico disponeva, all’interno di ogni Paese occidentale, di numerosi partiti fedeli che venivano, come ha dimostrato Valerio Riva, non solo finanziati, ma anche collegati in organismi internazionali come il Comintern o il Cominform, e quindi trasformati in strumenti formidabili di propaganda e di difesa del mito sovietico. Tutto ciò è vero, ma secondo gli storici non è ancora sufficiente per spiegare la persistenza della menzogna. È necessario perciò esaminare almeno due cause che hanno operato nel lungo periodo.
La prima riguarda il famigerato processo sui crimini di guerra di Norimberga del 1945-’46, nel quale, come scrisse allora Piero Calamandrei, tutti gli imputati appartenevano alle nazioni sconfitte, mentre tutti i giudici vennero scelti tra i vincitori. E poiché la Russia di Stalin faceva parte di questi ultimi, venne operata una colossale amnistia nei confronti di tutti i suoi crimini, compreso lo sterminio di 4.500 ufficiali polacchi, cioè della futura classe dirigente della Polonia, a Katyn nel 1940.
La seconda causa va ricercata nella guerra fredda, durante la quale tra i due schieramenti contrapposti venne stabilita una sorta di turpe e reciproca omertà, per cui tutto ciò che, sul piano dei diritti umani, poteva compromettere la stabilità complessiva venne sistematicamente ignorato o rimosso per lunghi decenni.
A queste cause di lungo periodo vanno aggiunte cause specifiche che riguardano l’atteggiamento assunto nei vari Paesi, prima e dopo il conflitto mondiale, nei confronti del comunismo sovietico. Per esempio, quando negli Usa uscì la denuncia di Kravchenko, l’opinione pubblica del più grande Paese antagonista della Russia venne fortemente influenzata da un altro libro, Missione a Mosca, che divenne subito un best-seller e che era stato scritto da Joseph Davies, ambasciatore di Roosevelt in Unione Sovietica tra la fine del 1936 e il 1938, cioè nel periodo famigerato delle «grandi purghe» con cui Stalin, attraverso processi-farsa, veniva eliminando migliaia di oppositori interni. Davies credette ciecamente alla propaganda comunista e si schierò apertamente dalla parte di Stalin, che accusava gli avversari interni di collaborare con i servizi segreti tedeschi e giapponesi. In un suo rapporto inviato a Washington, l’ambasciatore americano scriveva infatti: «Debbo confessare che ero prevenuto contro l’attendibilità delle deposizioni di questi accusati. L’unanimità delle loro confessioni, la lunga prigionia subita con la possibilità della coercizione usata verso di loro o verso le loro famiglie suscitavano in me dei gravi dubbi. Ma, giudicando con obiettività e basandomi sulla mia esperienza, sono dovuto arrivare, sia pure malvolentieri, alla conclusione che lo Stato era riuscito a dimostrare quanto desiderava o per lo meno a provare l’esistenza di una estesa cospirazione a danno del governo sovietico». Giustamente Renzo Foa ha ricordato che, nel 1943, da Missione a Mosca venne anche ricavato un film, prodotto a Hollywood dalla Warner Bros, come omaggio diretto di Roosevelt all’alleato russo. Naturalmente anche nel film la vita quotidiana sovietica veniva descritta in maniera idilliaca.
Lo stesso discorso può essere fatto anche a proposito dell’Italia, dove s’era affermato, nel secolo scorso, dal 1921 al 1989, il più grande partito comunista occidentale. Qui la presenza di un intellettuale e di un martire del comunismo come Antonio Gramsci, aveva consentito a Togliatti di sviluppare una strategia avvolgente e penetrante in ogni settore e àmbito della società italiana senza mai venir meno alla tradizionale fedeltà nei confronti dell’Unione Sovietica: al punto che, quando nel 1989 è crollato l’impero sovietico, non sono stati tanto i comunisti italiani ad abbandonare l’Urss quanto quest’ultima, con la sua rovinosa caduta, ad abbandonarli, lasciandoli orfani e disperati. Di qui le reticenze, le amnesie, le titubanze che ancor oggi caratterizzano l’atteggiamento degli intellettuali e degli storici ex comunisti di fronte alla storia del comunismo e che impediscono di conoscere la verità non solo sulla settantennale dipendenza del Pci da Mosca, ma anche sulla stessa storia dell’Unione Sovietica.


Genocidio del popolo ucraino per mano del regime staliniano che, nell’ambito della collettivizzazione forzata delle terre, tra il 1932 ed il 1933 ha ucciso per fame circa 7 milioni di piccoli proprietari terrieri e contadini, rei di non appartenere né alla classe operaia, né ad una popolazione mansueta dinnanzi al giogo russo.

 

giovedì 6 novembre 2014

Conferenza “Amor Patriae Nostra Lex”, organizza Memento – Lealtà Azione

Lealtà Azione Monza Brianza
Via Dante 3 Monza
 
Associazione Memento in collaborazione con Lealtà – Azione organizza la conferenza “Amor Patriae Nostra Lex” che si terrà a Monza il 15 novembre alle ore 18 in via Dante 3. Interverranno Norberto Bergna, ricercatore Associazione ” l’Altra Verità “, prof. Stelvio Dal Piaz, reduce Fiamme Bianche e Guido Ongaro, vicepresidente Associazione ” Piccola Caprera “. Durante la serata verrà presentato l’opuscolo ” Monza campo 62- innanzitutto la Patria “.70 pagine di storie dei Caduti del campo 62 di Monza. Il libretto è  già in vendita presso le sedi di Lealtà Azione, il  ricavato sarà interamente destinato alle attività dei volontari sui campi dell’onore
cordiali saluti
 
 

SNAGOV 2014-76 anni dall'assassinio di Corneliu Codreanu


http://www.buciumul.ro/2014/11/01/tancabesti-2014-76-de-ani-de-la-asasinarea-lui-corneliu-codreanu/

La fondazione dell'Annunciazione e tutto per la festa di paese comunicano che coloro interessati che la commemorazione di quest'anno a Snagov, dedicato all'assassinio di Corneliu Zelea Codreanu e gli altri 13 capi, Legionari, si svolgerà il sabato, secondo il seguente 29.11.2014:
10, oo: Chiesa di Săftica (jud. Ilfov) - partenza in marzo sulla rotta Săftica - Tâncăbești foresta (DN1)
11, oo: Bucarest, Str. eremo Endicott-partenza nel caso interno e veicoli per coloro che non partecipano alla marcia.
12, Jan: foresta Tâncăbești Troitsa (DN1, km 31)-commemorazione.


Il corteo e commemorazione sono tenuti legalmente, sotto legge 60/1991 di eventi pubblici e ricevere la protezione legale derivante da questa legislazione.
 
 
 
 

Nazionalisti a Bruxelles!



Partiti nazionalisti dalla Spagna, Italia, Francia, Grecia, Belgio, Cipro, Regno Unito e Germania si incontrano a bruxelles per portare avanti importanti progetti a favore della famiglia e della vita.

Fonte http://www.forzanuovabergamo.org 

 

LA TURCHIA DI ERDOGAN PREPARA LA “BOMBA ATOMICA” E IL MINISTRO DEGLI ESTERI DELL’UNIONE EUROPEA CHE DICE ?


Art camerata Marco Affatigato.


Qualche anno fa “vendevo” materiale fissile nucleare ed i miei “clienti” erano soprattutto tre paesi : Libia, Pakistan e India mentre il venditore , anzi i venditori erano soprattutto ex-militari della ex Unione Sovietica che , entrati in possesso, di quel materiale cercavano di tramutarlo di centinaia di migliaia di dollari americani. Il tutto, naturalmente , con l’accordo degli Stati di provenienza (Russia, Ucraina, Germania dell’Est e Polonia)…indiscrezioni che provengono dai “traders” di questo tipo di materiale … sentite un po’ qua ed un po’ la (e che a volte m’invitano a ri-cominciare questo tipo di attività) … mi dicono che la Turchia di Erdogan , neo fondamentalista islamica, filo Isis , anti al Assad e membro della Nato e alleata degli Usa , sta cercando di acquistare illegalmente questo tipo di “materiale” per prepara la la bomba atomica. Allora la domanda che mi pongo è la seguente : ma se queste “voci” giungono a me possibile che l’intelligence statunitense , israeliana ed nche quella europea non ne abbia conoscenza ? e , se ne ha conoscenza , perché non prendono posizione ? Perché l’Unione Europea , attraverso il suo ministro degli Esteri (che fra l’altro prima era ministro degli Esteri italiano) non prende posizione? Del resto queste “voci” che sono giunte fino a me non sono poi tanto talmente solo voci poiché è quanto confermato su “Die Welt” , un quotidiano tedesco, qualche giorno fa da Hans Rühle, che dal 1982 al 1988 è stato Direttore del Policy Planning Staff del Dipartimento della Difesa. Tayyip Erdogan, il presidente turco Fratello Musulmano, vuole portare la Turchia a non essere da meno nei confronti del Califfato Islamico e , soprattutto, dell’Iran?
La disputa sul programma nucleare iraniano e le provocazioni della Corea del Nord con i test di armi nucleari non sono episodi isolati, la Turchia sta lavorando su nuove armi nucleari. Il modello turco, a quanto pare, è quello iraniano. Teheran cerca di costruire armi nucleari attraverso la copertura di un programma nucleare civile. E la Turchia ha avviato un programma nucleare civile su larga scala negli ultimi anni. La ragione ufficiale: l’economia domestica stava crescendo e ha bisogno di più energia.
Nel 2011 è stata incaricata la società russa Rosatom Ankara, con una retribuzione di 15 miliardi di euro, di costruire un grande complesso sulla costa mediterranea, a circa 300 chilometri a est del centro turistico di Antalya. Due anni più tardi, è stato siglato un analogo accordo con un consorzio giapponese-francese per il prezzo di 17 miliardi. Quando le aziende costruiscono un reattore nucleare, di solito si stabilisce di operare per 60 anni, per fornire il necessario per il funzionamento di uranio. Esattamente quanto offerto nel caso della Turchia, sia da Rosatom che dal consorzio giapponese-francese. Peccato però che la Turchia, abbia rinunciato in entrambi i casi di fissare la fornitura di uranio e il ritiro del contratto di combustibile esaurito. Ha insistito al contrario, di regolare in seguito separatamente. La leadership turca vuole mantenere queste parti del programma nucleare nelle proprie mani. In primo luogo, ci sono le barre di combustibile. Non solo a Gorleben, in Bassa Sassonia, ma in tutto il mondo, lo smaltimento dei rifiuti nucleari è un problema. La Turchia non vuole invece rinunciare al combustibile esaurito. L’unica spiegazione logica per questo: prepararsi per la costruzione di una bomba al plutonio.
Secondo il servizio di intelligence federale tedesco, il Primo Ministro turco Erdogan aveva già organizzato nel 2010, segretamente, il nuovo piano nucleare. Secondo altri risultati di intelligence, la Turchia ha già un numero significativo di centrifughe. Da dove vengono, si può supporre: il Pakistan. Ma chi le ha fornite al Pakistan ? L’Italia ? Via triangolazioni che passano dagli Stati del Golfo ?
I turchi avevano un ruolo di primo piano nelle attività di Abdul Qadeer Khan, contrabbandiere nucleare pakistano che dotò tra 1987 e 2002 l’ Iran, Corea del Nord e Libia di migliaia di centrifughe di fabbricazione italiana . L’elettronica di tutte le attività pakistani proviene da partner turchi. Khan aveva anche temporaneamente l’intenzione di trasferire tutta la sua produzione (illegale) in Turchia. Nel 1998 venne offerto dall’allora primo ministro pakistano Nawaz Sharif ai turchi anche una “partnership nucleare” nella ricerca.
La Turchia era già stata aiutata nella costruzione di armi nucleari negli anni ’80 dal Pakistan.
AQ Khan ha poi offerto ai suoi clienti anche i modelli completi per la costruzione di armi nucleari.
Un’altra indicazione importante della catena è il programma missilistico turco. Dalla metà degli anni ’80 la Turchia ha sviluppato missili a corto raggio con una portata massima di 150 chilometri. Poi Erdogan nel dicembre 2011 ha investito per sviluppare missili a lungo raggio. Due mesi più tardi, la Turchia ha iniziato a quanto pare con lo sviluppo di un missile a medio raggio. Un tipo di missile con una gamma di 1500 km, già testato nel 2012. Un missile a medio raggio con 2500 km gamma dovrebbe essere pronto nel 2015.
Nell’agosto 2011, l’ambasciatore turco negli Stati Uniti, Namik Tan, ha dichiarato: “Non possiamo lasciare che l’Iran abbia armi nucleari.” Due anni più tardi, l’allora presidente turco Abdullah Gul ha chiarito questa posizione in un’intervista con la rivista “Foreign Affairs”: “La Turchia non permetterà ad paese vicino di avere tali armi, che la Turchia non ha.”
In un sondaggio condotto nel 2012, il 54 per cento dei 1500 intervistati turchi era a favore dello sviluppo di proprie armi nucleari.
Federica Mogherini , lei che ne pensa ?

 
 
 

PENSIONI …SPREMI , SPREMI NON ESCE NEANCHE PIU’ IL SANGUE …GRAN PEZZI DI M…. E LADRI !


Camerata Marco Affatigato.


Il Fondo monetario internazionale ha dettato le regole: tagliare pensioni e sanità in Italia e Renzi si è subito adeguato !
Certamente non si toccano le rendite degli speculatori finanzieri, non si toccano i fallimenti delle banche, pagati e ricoperti con i soldi dei contribuenti, però per far tornare il pareggio bisogna toccare i diritti acquisiti: quelli dei lavoratori e quelli dei pen...sionati ( fatti salve alcune categorie come gli alti magistrati, i parlamentari ed i dirigenti della Pubblica Amministrazione e degli Enti Pubblici , che “guadagnano” più di un capo di Stato).
Ma intanto l’ordine di ridurre le pensioni è arrivato, mentre proprio in questi giorni escono dati agghiaccianti sul fronte previdenza.
Dal dossier “Politiche fiscali, indicizzazione e progressivo impoverimento delle pensioni realizzato dal Cupla (Comitato unitario pensionati lavoro autonomo) in collaborazione con il Cer, emerge che l’aumento delle addizionali locali e il mancato recupero del drenaggio fiscale hanno ridotto il potere di acquisto soprattutto per i 7,4 milioni di pensionati, il 44% del totale, che vivono in semipovertà con una pensione inferiore a 1.000 euro lordi mensili.
Le pensioni più basse hanno subìto una perdita del potere d`acquisto del 4%, in media il rapporto è tra il 2 e il 7%. Inoltre, le pensioni più povere si collocano oggi oltre tre punti percentuali al di sotto della soglia di povertà assoluta. Negli ultimi dieci anni il quadro è andato via via deteriorandosi.
C’è qualche parlamentare che mi legge che abbia intenzione di portare avanti questa proposta ? Adeguare gradualmente i trattamenti minimi di pensione al 40% del reddito medio nazionale, cioè da 500 a 650 euro mensili come ci chiede, del resto, la Carta Sociale Europea e , inoltre, estendere anche ai pensionati a partire dalle fasce più basse di reddito la riduzione del cuneo fiscale prevista per i soli lavoratori dipendenti con retribuzione mensile fino a 1.500 euro, quelli che hanno recuperato 80 euro mensili .

 
 
 

mercoledì 5 novembre 2014

NON SONO CHE CARNE DI ANIMALI TORTURATI E SOFFERENTI PER LEGGE


Camerata Marco Affatigato.


Qualcuno crede che agli animali destinati all’alimentazione kasher o halal sia garantito agio e benessere e che, poiché esistono anche le norme civili che proteggono gli animali, a queste bisogna attenersi ? La verità è che questi animali destinati a questo tipo di alimentazioni provengono dagli allevamenti intensivi, che la legge civile non assicura loro benessere e che polpette, stracotto, salsicce, salami, piatti tradizionali ebraici come piatti tradizionali musulmani non sono che carne di animali torturati e sofferenti.
Nell’ambito delle norme sugli animali da reddito, ovaiole, mucche da latte, vitelli o polli da carne, sono evidenti alcune gravi contraddizioni. Essendo gli animali sia la fonte di alimentazione per l’uomo che la fonte di reddito per gli operatori del settore, la necessità del massimo rendimento/minima spesa entra inevitabilmente in conflitto con le esigenze del benessere in senso lato degli animali allevati. La conseguenza è che il pieno benessere non si persegue, ma non si persegue neppure quel livello minimo di “benessere” che per legge si vorrebbe raggiungere. Si riscontrano continue e diffuse violazioni delle norme, le quali, innalzando fortemente i costi di gestione, incoraggiano di fatto ogni sorta di abuso e di illecito che, paradossalmente, negli allevamenti, nei trasporti, nei macelli, sono la norma. Ci si adegua con estrema lentezza alle modeste regole della UE sugli animali e ci si trova tutti, anche musulmani e ebrei, nella situazione di consumare animali violati ed abusati.
Una seconda contraddizione riguarda il fatto che le norme civili, stabilendo il livello minimo di sofferenza ammesso nell’ambito dello sfruttamento intensivo degli animali, sono in effetti esse stesse la misura del tormento legalizzato, ammesso cioè per legge. E’ la legge, infatti, che, in base alle esclusive ed inflessibili necessità degli uomini di produrre carne, latte e uova a prezzi vantaggiosi, stabilisce caratteristiche e misura della sofferenza lecita degli animali da reddito. È la legge che rende legale ciò che in realtà è una produzione etologicamente inaccettabile ed ecologicamente insostenibile. Al confronto di un bovino che vive libero vent’anni e più nei pascoli, un vitello che vive costretto per sei mesi o un gallo che vive per qualche settimana per essere macellati non sono che una forma estrema di sofferenza. In questo senso le norme civili sugli animali da reddito si configurano esse stesse come un abuso che anche gli ebrei e musulmani, malgrado ciò che dicano, in quanto compratori e consumatori degli stessi animali sofferenti, accettano e perpetuano.
A tutto ciò si aggiunga la considerazione più importante. Se la legge civile che stabilisce il livello di sofferenza legalizzata non è che la sintesi dei negoziati in atto tra chi sostiene la perversa realtà degli allevamenti industriali e chi si batte per il benessere degli animali, la legge ebraica relativa alla protezione degli animali, tzar balè chaim, come quella della macellazione rituale musulmana non prevedono negoziati e stabiliscono solamente che gli animali non devono soffrire. Il precetto che vieta di procurare qualunque sofferenza agli animali durante la loro vita è una norma fondamentale di tutte le religioni monoteistiche; l’insostenibilità della sofferenza animale è tale che bisognerebbe prima preoccuparsi del loro benessere e solo dopo valutare le questioni relative al rendimento economico e produttivo. Questo significa che gli allevamenti industriali, dove la sofferenza estrema per ragioni economiche è la prassi, non possono essere ammessi.

 
 
 

UMILIARE LA RUSSIA , UN GIOCO STUPIDO OLTRE CHE PERICOLOSO


Camerata Marco Affatigato.

La Russia di Vladimir Putin è un partner naturale ed una potenza sulla quale è necessario contare

Sono molti i governanti degli Stati europei , compreso il Papa , ad evocare la triste e grave possibilità del rischio “terza guerra mondiale” che sarebbe alle nostre porte. Ma perché ? Desidero, anche se altre volte ho già affrontato come “rischio reale” questo problema , rivenirci sopra e discutere nuovamente su questa che tutti danno come “certezza” e che , un po’, abita anche entro di me.
Fare il paragone con la Storia è sempre un gioco rischioso oltre che pericoloso poiché le “stesse cause” non producono sempre sistematicamente gli stessi effetti. Del resto , fra altri fattori, ci sono due cause maggiori che hanno portato al scoppio delle due precedenti guerre mondiali: la crisi economica e l’umiliazione. E’ una Germania umiliata dal Trattato di Versailles e rovinata ad un livello inimmaginabile oggi che invase la Polonia.
Ma quale gioco stiamo giocando con la Russia? Con quale diritto noi diamo “lezione di democrazia” alla Russia ? Con quale diritto noi , Stati membri dell’Unione Europea, “mostriamo i muscoli” nei confronti della Russia quando reprimiamo con la violenza le”manifestazioni di indipendenza” che, all’interno dei confini costituitisi grazie alle guerre, si effettuano nei nostri Stati ? Con quale diritto noi parliamo di libertà di espressione quando , per legge, si vieta ? Con quale diritto parliamo noi di valori quando nei Parlamenti si legalizzano di fatto la mercificazione dell’essere umano e i suoi anti-valori ? Ma , soprattutto, con quale diritto noi ci immischiamo nell’aspirazione di un popolo che desidera ritrovare le sue radici quando noi, invece, ci adoperiamo affinché il nostro popolo perda le sue sostituendole con altre ??? Faremmo molto meglio ad astenerci dal dare lezioni ammuffite a Vladimir Putin che , lui, invece sostiene ed a il sostegno del suo popolo . Inoltre questa “politica nei confronti della Russia” , pappagallatrice e dai piedi d’argilla , è di una pericolosità incredibile. Isolare la Russia è l’ultima delle cazzate da fare. I Russi sono un popolo fiero al quale è stata concessa la storica fortuna di riprendersi il posto che è suo in seno alla scena internazionale e , soprattutto, nella Storia e noi , Stati membri dell’Unione Europea, stiamo umiliandoli preferendogli la “politica estera” di un Barack Obama che ci porterà alla perdizione , insieme agli Stati Uniti d’America. Un Barack Obama che ci immischia in una “guerra contro i jihadisti” dell’auto proclamato Califfato Islamico quando ha contestato il sacrosanto diritto dei Russi di combattere i “jihadisti” Ceceni.
I nostri governanti stanno facendo un errore storico sostenendo la “politica estera” statunitense. La Russia di Vladimir Putin è un partner naturale per noi europei ed è una potenza , economica e militare, sulla quale dobbiamo poter contare. Pensare diversamente è pura follia. Quella stessa follia che ha portato Barack Obama a voler modificare i confini geopolitici del Medio Oriente e Africa , finanziando e sostenendo (anche militarmente) i gruppi jihadisti del neo-fondamentalismo islamico della organizzazione madre “Fratelli Musulmani” .
Tutto questo mentre la “nostra società”, europea, rinnega allegramente i suoi valori, il suo patrimonio, la sua storia facendo che i nostri paesi europei diventino facile preda economica e culturale. Al contrario il popolo russo afferma la sua volontà di ritrovare la sua grandezza, rifiuta questa mondializzazione, questa volontà di perdita dell’identità nazionale, rifiuta la mezza misura del compromesso che diventa complicità .
La Storia ci ha dimostrato che I popoli che rifiutano di scomparire sono pronto a tutto per salvaguardare le loro convinzioni ed il loro modo di vita. Ciò che avviene al nord –est dell’Ucraina ce lo dimostra. Noi , noi siamo pronti a batterci per salvaguardare questa “parodia” di società che vuole spoliarci della nostra identità nazionale imponendoci questa mondializzazione statunitense?

 

IL RUOLO DELLA FAMIGLIA E DELLA SCUOLA NELL’EDUCAZIONE SOCIALE DEI NOSTRI FIGLI SONO STRETTAMENTE LEGATI

Camerata Marco Affatigato.


Da qualche hanno è partita da Bruxelles la campagna famigliofobica, una campagna politica contro i “parenti” , madre e padre, che subito i governi “progressisti” (ma di quale “progresso” si debba parlare mi domando ?) degli Stati membri dell’Unione Europea hanno adottato relegando il “padre” e la “madre” al rango di mostri della irragionevolezza sostituendoli con “genitore 1 “ e “genitore 2” , con la pretesa di rinchiudere la “famiglia” in un “modello unico” , ugualitario e dichiarando che la “altra forma” , quella tradizionale, quella del “padre” e della “madre” sarebbe una degenerazione nociva alla maturazione del figlio, del bambino o della bambina.
Ma questo “Cavallo di Troia” e di battaglia dei fautori del socialismo reale contro i “valori tradizionali” della società nasconde , nei loro gironi danteschi, tutta una serie azioni che colpiscono l’integrità della famiglia, i suoi valori che non sono solamente le fondamenta di un “nucleo” ma dell’intera società, della Nazione ma non dello Stato che , invece, questi si basa su “concezioni modellistiche” della politica e quindi modificabili. Ecco che la “politica” di chi governa fa intervenire le scuole, coi suoi insegnanti, diffusori di una strisciante ideologia di “Stato educatore”, attraverso l’ ABCD dell’uguaglianza, con il compito di indottrinare sistematicamente i giovani alla « ipocrisia » e alla « neolingua » dello Stato.
Contemporaneamente , nelle scuole, si tollera un abbigliamento improprio e la perdita del rispetto verso gli insegnanti , producendo così ogni giorno che passa più hooligans e più analfabetismo. Eppure un abbigliamento rispettoso verso l’istituzione scolastica nonché il rispetto degli insegnanti erano segno sia di egualitarismo e dignità innanzi all’istituzione che di rapporti gerarchi , fattori che garantivano fino ad oggi che ognuno fosse al “suo posto” e senza alcuna invidia apprendesse ciò che veniva stimato ottimo per lui o lei.
La sociologia ci insegna , in effetti, che affinché una persona (non un individuo) trovi il suo posto nella società necessiti di tre istanze di socializzazione :
1. La famiglia, per apprendergli i “valori generazionali” ;
2. La scuola, per insegnarli le regole civiche del paese;
3. Il “gruppo dei pari”, che propone all’adolescente un alternative allo “ordine stabilito” sviluppando così delle tendenze ribelli.
Questi “tre contro poteri” permettono non solo l’emergere di propri valori personali (non collettivi, anche se possono essere simili ad altri) ma anche dello “spirito critico” , che emerge e si confronta sin dall’infanzia. Ed è proprio a questo titolo che “la famiglia” ha un diritto di controllo sull’insegnamento che diffonde la scuola , che sia pubblica o privata.
Al contrario oggi si vuole sostituire la “scuola” alla “famiglia” nell’educazione dei figli quando invece sono complementari. Oggi si vuole creare , attraverso questo sistema, il “pensiero unico” .
Ecco il motivo principale per il quale è necessario difendere la famiglia.

 

La frase di Mussolini, fotografata su una parete nel centro storico nel comune di Zanè


Fonte
Riceviamo da Luciano Parolin (Responsabile Cittadini Attivi Vicenza) e pubblichiamo

Gent. Direttore, Le allego la foto di un motto fascista, ben tenuto, su una casa nel centro storico di Zanè. Credo che il significato sia ancora di una grande attualità e spendo alcune parole su questi "murales".
Uno strumento di propaganda utilizzato dal regime fascista erano gli slogan, spesso coniati o attribuiti a Benito Mussolini. Molti di questi, per iniziativa di Starace, furono utilizzati per decorare le facciate libere di tante case.


I Segretari del Fascio provvedevano perché le frasi del DUCE riprodotte sulle pareti fossero perfettamente intonate all'ambiente in modo da costituire un richiamo diretto ed efficace.
La frase di Mussolini, fotografata su una parete nel centro storico nel comune di Zanè è stata sicuramente pronunciata durante il discorso per la proclamazione dell'impero, dopo la conquista della A.O.I. Africa Orientale Italiana con Somalia, Eritrea, Abissinia.

 

lunedì 3 novembre 2014

UNA COSA CHE I COMUNISTI NOSTRANI NON SANNO : NESSUNA MOSCHEA A CUBA

Camerata Marco Affatigato.


Ecco una sana decisione dei fratelli Castro

Se il soggetto può essere utile ai vari sindaci comunisti o ex comunisti oggi piddini che sognano ancora un Italia cubana (ogni riferimento al sindaco Pisapia è puramente volontario) e anche se la stampa , tutta, progressista e non , compreso quella dei “preti operai” come Famiglia Cristiana che non abborda questo soggetto, ho il piacere di comunicarvi che a Cuba non esiste neanche una moschea . Ripeto neanche “una sola”.
Questa informazione si trova sul blog del giornalista e scrittore cubano Carlos Alberto Montaner, che consulto frequentemente per la serietà e la qualità delle sue analisi su Cuba ma anche da mie personali informazioni, che provengono da esuli cubani anti-castristi e da cubani che vivono a La Havana: i fratelli Castro non autorizzano l’edificazione di nessuna moschea a Cuba. Nel Mondo questa loro decisione non è stata “apprezzata” solamente da quei paesi arabi che oggi fanno parte della “coalizione internazionale” contro i jihadisti del Califfato Islamico , dagli USA e dal presidente Erdogan che , attraverso la stampa turca, ha criticato questa loro decisione.
Lo scorso aprile 2014, la direzione del Partito Comunista Cubano (PCC) ha ricevuto il progetto di costruzione di una moschea nella parte vecchia della città di La Havana : un edificio per 500 fedeli che ricalca i piani della moschea Ortaköy di Istanbul ; il progetto della creazione della moschea a La Havana è completamente finanziato dalla fondazione religiosa turca “Diyanet”, emanazione dell’organizzazione universalista islamica dei “Fratelli Musulmani” , che secondo quanto scritto sempre dalla stampa turca ha anche offerto la copertura finanziaria per edificare una moschea ad Haiti . Il progetto è stato approvato dal “politburo cubano” lo scorso maggio ma poi è stato rigettato a settembre. Subitamente il leader musulmano cubano Pedro Lazo Torres, un sunnita che si fa chiamare l’Imam « Yahya », visto che i cattolici cubani e gli ortodossi russi hanno i loro luoghi di culto sull’isola, ha domandato spiegazioni sul fatto “perché” i musulmani cubani non possano avere il loro luogo di culto.
Nello stesso tempo i giornali turchi hanno accusato i fratelli Castro come i responsabili del “rifiuto” all’edificazione della moschea a La Havana. I titoli dei giornali sono eloquenti: “Fidel vieta la costruzione di una moschea”, “Il governo cubano dichiara che la moschea non è necessaria” . I turchi sono furiosi e considerano questa decisione come un insulto all’Islam.
Ma cosa è successo affinché il governo cubano cambi così drasticamente idea e annulli la autorizzazione , prima rilasciata, a costruire la moschea ?
Mentre i giornali di Cuba non trattano per niente il “soggetto”, Raul e Fidel Castro hanno dato una pur motivazione: si sono resi conto del pericolo, per loro e per Cuba, di lasciare entrare “estremisti musulmani” senza poterli controllare ed è per questo che hanno preferito fermargli da subito l’accesso a Cuba.
Alcuni hanno commentato sottolineando che questa si tratta di una fra le rare buone decisioni prese dai fratelli Castro per Cuba; altri , più pessimisti e cinici, invece suggeriscano che l’azione (il divieto) dei fratelli Castro tende ad ottenere più soldi dalla fondazione religiosa turca dei “Fratelli Musulmani” … il tempo darà la giusta risposta e si vedrà se la moschea sarà costruita.

 

Faccetta nera, sarai italiana


domenica 2 novembre 2014

Quella strage partigiana che non deve essere raccontata

Di Vincenzo Scarpello
Fonte http://www.qelsi.it

E’ in uscita nelle sale cinematografiche italiane il nuovo film del regista padovano Antonello Belluco, il Segreto d’Italia, che segna, tra l’altro, il ritorno sui grandi schermi di Romina Power.
Fin qui potreste prenderlo come la premessa del solito “marchettone cinematografico” che si fa per pubblicizzare il cinepanettone di turno, oppure la cervellotica tortura genitale prodotta da qualche oscuro regista coreano o azero, o peggio ancora l’ennesima boiata dell’intoccabile venerato maestro dell’arte modernissima, peggio ancora se ammantata di quello che chiamano “impegno civile”, uno degli eufemismi dietro cui si nascondono i cattivi giornalisti per definire un film schierato palesemente a sinistra.

Del Segreto d’Italia non sentirete mai parlare, in realtà, perché è un film che non doveva nascere, altro che quell’immondizia che circola su youtube spesso intitolata “guardatelo prima che la censura di regime lo cancelli per sempre”. Qui la censura preventiva c’è stata eccome, dal momento che nel mondo del cinema, se non fai atto di sottomissione militante ai valori immortali del buonismo di sinistra, non lavori nemmeno.
Bontà loro, dimostrazione che le formule repressive di epoca renziana, cattocomunista, sono tributarie alle peggiori dittature dei metodi più infami e subdoli, che trovano sponde insolite soprattutto in quelle istituzioni, che dovrebbero essere a servizio di tutti, indipendentemente dal loro modo di pensare.
Il film di Belluco non ha avuto sovvenzionamenti pubblici, non è stato dichiarato film di interesse storico e culturale, non ha avuto l’alto patrocinio della Presidenza della Repubblica o di qualche Comune, o di qualche Ente pubblico, o di qualche oscuro film festival. Soldi pubblici, eh, che in nome della “cultura” vanno solitamente a finire nelle tasche dei soliti cineasti da pattumiera, le cui insignificanti elucubrazioni sono premiate dal prestigioso premio “0 spettatori” nelle sale cinematografiche.
Il film di Belluco probabilmente non riceverà premi cinematografici, assegnati da critici annoiati ed autoreferenziali, non lo inviteranno a pubbliche presentazioni, né nei pomeriggi di qualche festival estivo, né nelle noiose assemblee di istituto di qualche scuola superiore.
Il film di Belluco non doveva uscire, semplicemente, ma nonostante tutto è ugualmente uscito, a prezzo di sforzi sovraumani del regista stesso e della produzione che si sono autotassati pur di portare a termine un progetto veramente coraggioso. Tutto questo fuoco di sbarramento preventivo si capisce solo quando si legge la trama de “il segreto d’Italia”, che ha fatto inorridire tecnici, costumisti e società che lavorano a servizio delle produzioni cinematografiche, facendoli scappare a gambe levate, inorriditi come se si trovassero davanti ad un malato contagioso di una pericolosa epidemia.
L’epidemia, la malattia, in questo caso, si chiama Verità storica, perché il film di Belluco ha deciso di raccontare uno degli episodi sul quale sarebbe dovuto calare il silenzio, la damnatio memoriae che i vincitori impongono agli sconfitti. Ossia l’eccidio di Codevigo, avvenuto tra il 28 aprile 1945 ed il giugno dello stesso anno, a guerra ampiamente finita.
Gli autori della strage non furono feroci SS naziste della Totenkopfverbände né fu un regolamento di conti tra fascisti, espediente dozzinale, scorretto e miserabile, col quale certa pessima pubblicistica del dopoguerra cercava di giustificare le magagne compiute.
Gli autori furono Partigiani. E non solo i partigiani comunisti della brigata “Mario Gordini” i comunisti garibaldini comandati da una delle poche menti militarmente pensanti della resistenza, non a caso ex capomanipolo della Milizia fascista, quell’Arrigo Boldrini che, col nome di Bulow, portò la guerra dalle montagne alla pianura e alle aree metropolitane.
Non solo partigiani garibaldini, ma anche elementi dei soldati del gruppo di combattimento “Cremona”, quelli del Regno del sud, che a titolo personale si unirono alla mattanza, a guerra finita, di oltre 130 (ma alcune fonti parlano addirittura di 900 morti) appartenenti alla Guardia nazionale Repubblicana ed alle Brigate nere venete, che avevano commesso l’imperdonabile sbaglio di essersi arresi ai fratelli italiani, anziché al nemico angloamericano, pensando che la guerra fosse finalmente finita.
Ma l’odio fratricida doveva ancora consumarsi in maniera belluina e brutale, in modalità che non hanno nulla da invidiare ai barbari dell’ISIS, come dimostra la descrizione terribile e cruda dell’assassino della maestra elementare Corinna Doardo, prelevata dai partigiani e sottoposta a sevizie al punto che il medico poté accertare che solo un orecchio era rimasto intatto. Corinna fu poi fucilata e il suo cadavere fu abbandonato nudo nel cimitero. Se informazioni sul film possono essere assunte qui e sul massacro di Codevigo qui, quello che ci preme sottolineare è che ancora oggi si sta tentando di riesumare il metodo infame, proprio di certa cultura di “arco costituzionale”, di mettere a tacere i dissenzienti al sistema di marginalizzarli, dopo che la critica storica e la ricerca documentale negli archivi desecretati, quella seria, aveva, negli anni passati, messo in seria discussione i fondamenti stessi del mito della resistenza su cui si fonda l’altrettanto illogico ed irrazionale mito della genesi resistenziale della Repubblica e della Costituzione.
La reazione è stata violenta e comprensibilmente scorretta, posandosi su baroni universitari di regime, presentati come grandi storici, ma che ripetono allo sfinimento il mantra dei partigiani buoni, del fatto che questi eccidi a guerra finita furono episodi marginali, non comprendendone la portata e la loro funzionalità al preciso disegno politico che stava sotto, ossia eliminare preventivamente eventuali soggetti che si sarebbero un domani potuti opporre in armi al passaggio successivo della lotta di liberazione, così come immaginata dalla componente secchiana, maggioritaria delle brigate Garibaldi, ossia la trasformazione della guerra di liberazione in guerra rivoluzionaria, volta all’instaurazione in Italia di uno Stato comunista.
Alla ripetizione dogmatica, acritica della versione ufficiale, ripetuta nelle commemorazioni civili, anche quelle che con la guerra civile 1943-1945 non c’entrano nulla, si accompagna la denigrazione degli storici non allineati, sprezzantemente definiti revisionisti, quando non definiti fascisti mascherati da storici, e quando non si può proprio nemmeno negare l’evidenza, allora si impone la consegna del silenzio.
E’ un metodo ben congegnato che però contiene una falla significativa, quella del senso critico, della libertà e della coscienza, di chi non si fa influenzare da nessuna religione civile e da nessun dogma storico, dal momento che la libertà di ricerca storica non può essere ingabbiata in nessun altro recinto che non sia la metodologia scientifica. Vi è una pletora di cattedratici e sedicenti “operatori culturali” che in Italia campa grazie ai soldi elargiti a piene mani da istituzioni ed antistorici e costosi (al contribuente italiano) istituti storici, o da associazioni combattentistiche che per giustificare la propria esistenza ad oltre 70 anni dai fatti, cui sono sopravvissuti solo 90nni, tessera perfino i quattordicenni, a condizione che acriticamente accettino la versione univoca della storia, scritta e ripetuta in mala fede, perché non si può invocare il beneficio dell’ignoranza per personalità scientifiche che dovrebbero dare lustro alla cultura italiana, ma che ne costituiscono la più vergognosa ed inutile zavorra. E se poi ad una manifestazione in commemorazione ai caduti delle foibe qualche sprovveduto si mette a fare un gesto di archeologia politica, il saluto romano, interviene la solita Corte di Cassazione (che non è nuova, in tutti gli ambiti del diritto, a sentenze discutibilissime e ingiuste) con una sentenza le cui motivazioni, sorprendenti nella loro irrazionale cecità nei confronti dei principi basilari del diritto, addirittura si parla di un concreto pericolo attuale di ricostituzione del disciolto Partito Nazionale fascista. Che questi supremi giudici vivano in un iperuranio tutto loro, cercando di acchiappare fantasmi di un passato ormai morto e sepolto non è una spiegazione sufficiente. E’ doveroso criticare una Sentenza, rispettarla certo, quando essa è ingiusta secondo criteri sostanziali di diritto, ed è ancor più doveroso quando tale sentenza si inserisce in un clima infame di rappresaglia culturale a danno a chi non si allinea ancora oggi alla dogmatica resistenziale.
Ai dogmi si deve rispondere con la libertà, libertà di andare a vedere il film di Belluco, a sostenerlo e a diffonderlo, e a far conoscere i film scomodi per questo establishment istituzionale e culturale, come “Porzus” di Renzo Martinelli o “il sangue dei vinti” di Michele Soavi, e a non farsi intimidire dalle minacce, dai boicottaggi, dagli insulti mascherati da critiche, a maggior ragione quando vengono sputati da cattivi maestri, spacciati per luminari o addirittura per persone serie.
E’ una battaglia di libertà, è una battaglia di civiltà.