lunedì 30 novembre 2015

L’Anpi come l’Isis: “distruggete l’affresco fascista con il saluto romano.

Fonte: il secolo d’Italia.

Dopo la scritta inneggiante a Mussolini comparsa nei giorni scorsi a San Leopoldo a Pontebba, adesso un altro episodio turba i sonni degli ex partigiani della provincia di Udine: solo che stavolta la cosa è più grave, per l’Anpi. Nel comune di Martignacco il sindaco Marco Zanor si è macchiato di una colpa incredibile, almeno secondo l’Anpi: ha nientedimeno che riportato alla luce e restaurato un antico affresco del pittore Ernesto Mitri, raffigurante due atleti, uno dei quali con saluto romano. È sacrilegio: anziché la valenza culturale e artistica dell’opera, la locale sezione dell’Anpi ha visto questo restauro conservativo – Mitri è uno dei più grandi artisti friulani, al quale tutt’oggi vengono dedicate mostre – forse come una tentata ricostituzione del disciolto partito fascista, e ha protestato vivamente: «Ipocrita, autoritario e antistorico», ha definito l’Anpi il primo cittadino. L’atteggiamento degli ex partigiani si commenta da solo: mezza Italia dovrebbe essere distrutta, dallo stadio Olimpico all’intero quartiere Eur, intere correnti pittoriche dovrebbero essere cancellate, dal futurismo al dadaismo al razionalismo, perché nate e prosperate all’ombra dell’odioso regime fascista. E bisognerebbe andare anche all’estero, per cancellare i monumenti e le opere del fascismo: dall’edificio delle Poste dell’Asmara al porto di Massaua, alle intere città sorte in Libia e in Etiopia, per non parlare di quelle italiane.

No al restauro di un affresco del pittore Mitri.
E allora? La cultura è cultura, l’arte è arte: è veramente inaccettabile che l’Anpi sia accecata dall’odio politico ogni volta che capita un episodio di questo genere. tanto più che l’affresco in questione è di notevole valore artistico, che la spesa è stata ridicola (cinquemila euro) rispetto ad altre realizzazioni dei governi di sinistra, e che come ha detto il sindaco, gesti del genere potrebbero ricondurre alla pacificazione nazionale, fin qui ancora non realizzata. E allora le Case del Fascio, presenti in quasi ogni comune italiano, diventate dopo la guerra altrettante Case del Popolo? Rappresentano sempre un esempio delle realizzazioni che quel governo fece per il popolo italiano, come gli edifici per le colonie, ancora oggi presenti sul nostro territorio e immaginate dai più grandi architetti del secolo. Insomma, l’Anpi ha fatto una meschina figura, credendo di poter cancellare, con la distruzione di un affresco fatto da un grande artista italiano, anche la memoria di un periodo della nostra nazione.





 

giovedì 12 novembre 2015

Esce l’amante del cardinale, di Benito Mussolini. In anteprima, la prefazione di Massimiliano Mazzanti


Per gentile concessione dell’autore, pubblichiamo in anteprima la prefazione a L’amante del cardinale, scritta dal nostro collaboratore, Massimiliano Mazzanti, giornalista e scrittore ben noto e apprezzato dai nostri lettori. Il libro, che esce martedì in edizione limitata (e già in gran parte prenotata) può essere richiesto allo stesso Mazzanti, contattandolo sulla sua pagina Facebook.

 
 
Raramente, un autore è soddisfatto di ciò che ha scritto. Benito Mussolini non fa eccezione. Ormai incontrastato dominatore della scena politica italiana; il Duce ebbe sempre e solo parole di disprezzo per l’Amante del Cardinale, romanzo giovanile scritto nel lontano inverno del 1910. Lo definì un libraccio, un romanzo per sartine, impedì che fosse ripubblicato, con l’unica eccezione di una traduzione per il pubblico anglosassone (tra cui ebbe molto successo, come, del resto, lo ebbe al suo primo apparire). Due le ragioni di questa ostilità verso la sua stessa opera: l’inopportunità di ricordare – a Fascismo trionfante e promotore della Conciliazione – quanto in passato fosse stato anticlericale, il Duce; in secondo luogo – e, forse, con maggior peso nella memoria -, la storia di Claudia Particella ricordava, al Mussolini, approdato a un successo senza limiti, non già i rigori del tempo nella prima decade del secolo, ma quelli economici in cui si dibatteva in quegli anni e che lo spinsero a soddisfare la richiesta di un amico. Già, perché L’amante del cardinale, non è solo un romanzo, un romanzo d’appendice, ma anche la testimonianza dell’immensa, granitica amicizia tra Mussolini e Cesare Battisti. Fu proprio il purissimo eroe – come si sarebbe definito Battisti, quando queste espressioni, intrise di sangue e di passione e di smisurato amore per la Patria, tutto suonavano, tranne che in modo retorico – a chiedere all’allora giovane agitatore socialista di scrivere per il suo giornale di Trento – Il Popolo – un romanzo incentrato sulla figura del cardinale Emanuele Madruzzo e sul leggendario, galeotto amore di questi per Claudia Particella, e ambientato nella decadenza ecclesiastica del XVII secolo.
Mussolini era giunto nel capoluogo trentino nel 1909, preceduto dalla fama di propagandista politico di rara efficacia, con le conseguenti, inevitabili attenzioni della polizia asburgica. Battisti, già in corrispondenza con Mussolini, non si lasciò sfuggire l’occasione, anche per aiutare economicamente il compagno di ideali socialisti, per coinvolgere l’amico nelle battaglie intellettuali e politiche del suo quotidiano. È nel rapporto con Cesare Battisti, per altro, che in Mussolini fiorisce la convinzione che il Socialismo, inteso come movimento di riscatto del proletariato dalle indigenti condizioni in cui è costretto dalla disordinata industrializzazione italiana del primo Novecento, si possa, anzi, si debba fondere con il sentimento nazionalistico, con l’orgoglio identitario che, a Trento, rende parimenti infelici e insoddisfatte le classi borghesi e piccolo-borghesi che vedono compresse le loro ambizioni dal prevalere dell’elemento austriaco. Ed è in questo quadro che si spiega anche l’acceso anticlericalismo che pervade questo romanzo. Cosa rappresenta, infatti, il cattolicesimo trentino, agli albori del secolo più tempestoso dell’umanità? In primo luogo, la subordinazione di quelle terre – italianissime nella lingua, nella cultura, nell’anima del popolo e ancor più delle classi colte – a Vienna, la cui corona è ancora, come ai tempi del disciolto sacro romano impero germanico, la corona de re de romani, cioè del primo protettore della Chiesa cattolica nel mondo. L’Italia dell’amicizia tra Battisti e Mussolini è l’Italia in cui è ancor spalancata – aperta sarebbe espressione diminutiva – la questione romana; in cui i cattolici sono invitati neppure troppo nascostamente a non preoccuparsi delle vicende politiche e delle lotte sociali del giovane stato nazionale (visto come usurpatore delle terre dello Stato pontificio); in cui chi si fa ispirare dalla Chiesa nel suo agire politico, sovente agisce contro gli interessi della monarchia sabauda.
Trento, da questo punto di vista, è emblematica: di fronte al social-nazionalista Cesare Battisti, si staglia, subdola, la figura di un giovane politico cattolico, del tutto prono al potere austriaco, in ossequio agli interessi contingenti del clero trentino d’allora: Alcide Gasperi. Dunque, non un libro contro la religione – anche se in quegli anni Mussolini è ancor l’ateo che non esita ad aprire un comizio dichiarando: Se Dio esiste, ha due ore di tempo per fulminarmi! -, bensì contro quel potere temporale che le prime guerre d’indipendenza ancor non hanno spezzato del tutto in Italia. E che non si spezzerà, d’altro canto, mai del tutto. La veemenza di tante espressioni, infatti, è temperata da situazioni e figure che, nel romanzo come nell’animo di Mussolini, tendono a distinguere nettamente la Chiesa impelagata e corrotta nell’esercizio del potere dalla spiritualità autentica e sincera di chi ha fede in Dio. Certamente, in una Trento ferventemente nazionalista – in particolare, tra le classi use a leggere i giornali -, ma altrettanto intrisa dei sentimenti della Cristianità, questa distinzione fondamentale venne colta, determinando l’insperata – tanto per Mussolini quanto per Battisti – successo dell’operazione editoriale, con conseguente moltiplicazione delle copie vendute e raddoppio o quasi del compenso riservato al futuro Duce per ogni puntata del racconto, da 15 a 25 Lire.
Stroncatura dell’autore a parte, L’amante del cardinale è veramente un libraccio? I lettori di ieri non lo giudicarono tale come, appunto, si è detto. Quelli di oggi, si vedrà. Lo stile del giovane Mussolini, non ancora trentenne è sicuramente agile, pulito, capace di non perdere mai il filo narrativo, pur concedendosi non brevi digressioni. I cambi di ritmo, tra i diversi momenti della trama, non producono cali di tensione e, men che meno, di attenzione. La lingua è chiara, accessibile al grande pubblico – per quel che può significare quest’espressione, nell’Italia ancora rurale dell’epoca; in cui l’analfabetismo è ancora una piaga a cui proprio Mussolini sarà chiamato ad applicare il primo e deciso medicamento. -, ma non priva di leziosità e arcaicismi che evidenziano la cultura dell’uomo. In una precedente edizione, de L’amante del cardinale, dei primissimi anni ‘70, si ricorda, in prefazione, la testimonianza di Cesare Berti, falegname trentino che strinse allora amicizia con Mussolini. L’artigiano ricordava ancora con stupore, in anni successivi, quanto leggesse e si consumasse gli occhi nella biblioteca della città, Mussolini. Questo ricordo, in sede di critica, diventa un indizio sicuro, circa la cultura di Mussolini. Le lievi imperfezioni nelle citazioni di Dante e di altri autori antichi, infatti, inducono a pensare che, quando scrive le 150 cartelle del romanzo in quel di Forlì e le spedisce a Battisti (tra l’idea e la realizzazione del romanzo, Mussolini è stato arrestato ed espulso dal territorio austriaco), non abbia pedissequamente copiato, qua e là, belle frasi per infiorettare il racconto, ma le abbia citate a memoria. E ciò costringe a pensare a una certa familiarità con almeno i principali, grandi classici da parte di Mussolini. Non manca, nel testo, anche qualche ingenuità narrativa, come quando definisce l’Italia la Terra al di qua del principato di Trento, come se fosse esistita un’Italia, nel Seicento. Mentre curiosa e inaspettata – soprattutto pensando al Mussolini degli anni dello Staracismo – è l’autoironia con cui il giovane romanziere battezza col suo stesso nome – storpiato in Benizio – il personaggio più perfido e negativo del racconto; mentre, con un romanticismo a tratti infantile, dà a quello destinato a incarnare i sentimenti più nobili dell’animo umano, il nome della donna, per unirsi alla quale, in quel fatidico 1910, si è risolto a scrivere proprio queste pagine: Rachele. Per altro, quello de L’amante del cardinale è un Mussolini inaspettatamente femminista, in cui, ai difetti e alle contraddizioni degli uomini, fanno da contraltare le certezze e la rettitudine delle donne. Certezza e rettitudine che insistono anche nella figura di Claudia, la quale è pur sempre l’amante di un porporato e, quindi, una peccatrice. Senza indugiare oltre in questo preambolo al testo, in chiusura, non si possono non segnalare la causticità dello stile mussoliniano, che ben testimonia al lettore di oggi la forza del suo modo di scrivere e la capacità – tipica del polemista avvezzo alle battaglie giornalistiche e ad abbattere l’avversario con sintetica micidialità – di cogliere e denunciare con pochissime parole i tratti distintivi di un uomo o di un’intera collettività di persone. Ne è un esempio, sul finire della storia, la breve sentenza con cui squalifica il clero corrotto dell’epoca: << Quando le ampie e forti mandibole dei servi umili di Dio lavorano, tace la lingua e dorme il cervello >>. Un’immagine, purtroppo, perfetta e implacabile nel suo significato ammonitore.
Infine, il lettore non digiuno della biografia mussoliniana, non potrà non rimanere turbato dalle parole che l’autore fa pronunciare alla protagonista della storia, Claudia, in un alterco con don Benizio, il quale le rinfaccia l’illegittimità del suo amore per il cardinale, vaticinandole un futuro triste e drammatico, col popolo che l’additerà:
– Il popolo, dice don Benizio, accecato, trascinerà il vostro corpo per le strade, nel fango e nella vergogna
– Non importa – replica Claudia – L’ignominia può essere un trionfo. Il popolo è cieco come tutti gli ingenui. Ama e odia senza discernimento. Fa delle vittime per rimpiangerle e adorarle quando l’ora del fanatismo bestiale è passato –
Misteri e magnificenza della letteratura, dove la fantasia assume i caratteri della premonizione: nel romanzo che Mussolini scrive anche per rafforzare la sua nascente storia d’amore con Rachele Guidi, trova spazio anche Claretta Petacci e il tragico, ma luminoso destino a cui va incontro chi fa dell’Amore per un uomo il faro della sua esistenza.

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mercoledì 11 novembre 2015

Clandestini, rifugiati o invasione ?

 Siamfatticosi’
Foglio Informativo interno al Movimento Mussoliniano 10/2015                                                  

Gli ultimi mesi hanno visto l’Italia come sempre e parte dell’Europa, invasa da extracomunitari in cerca di fortuna. Non si calcolano più i numeri oceanici, sono sbarchi quotidiani e solo alla fine dell’estate, i clandestini hanno iniziato a preferire una via secondo loro più sicura, più comoda, con sbarchi sulle isole greche. Purtroppo anche qui la sicurezza ha fatto acqua e i morti non si contano. Chi ha preferito il passaggio dai Balcani, lo ha fatto e lo fa unicamente per aggirare le frontiere impenetrabili europee.
Premesso che nessuno ha mai avuto intenzione di giocare con le vite umane di qualsiasi età ed etnia, la situazione generale sta capitolando e non è più sotto controllo. Dicevamo che non si contano gli sbarchi, le persone sono tantissime e come non può farcela l’Italia da sola, assistiamo al collasso delle altre nazioni europee per la prima volta alle prese con l’invasione clandestina di massa. La differenza fra noi e tutte le altre nazioni è che quando il numero ha superato il livello di guardia, vengono chiuse le frontiere, presi seri provvedimenti anche drastici, costruiti muri invalicabili, sbarrato l’accesso per ogni via e spedizione immediata al mittente (rimpatrio). Non ci sono trattati che tengono per gli altri stati europei, i trattati esistono solo per i governi italiani, in particolare modo per i governi di sinistra,  permessivi e trasgressivi per la loro natura ideologica oltre al fatto tutto italiano di aprirsi e di calarsi.
Non può e non deve essere così.
I clandestini sono milioni di esseri umani in attesa di imbarco, sono tanti e non si possono ospitare tutti, i clandestini non sono rifugiati, perché la loro appartenenza etnica, le nazioni da cui migrano, non sono in guerra e nessuno fra loro è perseguitato politico per cui non è possibile classificarli come rifugiati o richiedenti asilo politico, dando loro la copertura prevista dai trattati internazionali. Fra l’altro è stato abbastanza dimostrato che in Italia solo un piccolo segmento delle migliaia di clandestini corrisponde alla posizione di profugo.
Questo caos tutto Italiano, viene da lontano, quando i tromboni anche istituzionali, chiamavano a raccolta gli extracomunitari, facendogli credere che la nostra nazione era la terra promessa, non è così e non deve essere così. La terra promessa fu per il popolo di quelle terre non per altri popoli. L’Italia non può permettersi quanto sta facendo a discapito degli Italiani e con i soldi degli italiani contrari a questo stato di cose. Non sono parole campate in aria, contrariamente a quanto afferma il Pifferaio dell’Arno e i suoi Cantastorie, in Italia abbiamo una spaventosa disoccupazione pari a cifre diverse da quelle che il regime propaganda. Contratti di lavoro ex novo non ci sono e se ci
sono, equivalgono a quante mosche bianche riuscite a vedere in un anno. Quelli di cui si parla, sono contratti trasformati, ibridi, cioè che non prolificano.
Sono contratti da tempo determinato a indeterminato, per il solo scopo di allattare la mucca Stato sino a quando sarà possibile, tanto a licenziare l’assunto, non esiste alcun problema, lo si può fare in un qualsiasi momento e senza alcuna motivazione. Per gli addetti (operai, impiegati ecc.) non cambia niente, dovranno continuare a lottare ogni settimana e ogni mese per poter riscuotere la paga o lo stipendio. Continueranno a non riscuotere gli assegni familiari, a non vedersi pagati gli straordinari, scatti di anzianità e quant’altro e se questi istituti contrattuali sono inseriti come per legge nella busta paga o stipendio, devono poi essere  restituire al padrone ( parte “indebitamente percepita” secondo i sedicenti imprenditori), questo è il nuovo, questa una delle sedicenti riforme dei burloni di palazzo.
L’Italia non può permettersi di avere una disoccupazione giovanile al 50% e mantenere clandestini che vogliono solo essere mantenuti senza nulla fare a 40euro giornaliere.
L’Italia non può preventivare una spesa di oltre 4miliardi di euro per i clandestini sul bilancio dello stato e meno di 700 milioni di euro per i poveri, famiglie disagiate, interventi straordinari a cittadini e famiglie bisognose.
L’Italia, non può permettersi di non assegnare gli alloggi popolari agli Italiani invalidi, anziani e senza tetto preferendo gli stranieri. Non si possono dare alloggi comodi a singole persone perché extracomunitarie. In questo modo vengono perpetrate forme di razzismo nei confronti di migliaia di famiglie Italiane cui non viene garantito il diritto alla casa popolare e parliamo di intere famiglie che dormono per strada e ribadiamo, si preferiscono singole persone, tutti maschi ed extracomunitari. Continuiamo dicendo che questi alloggi su tutto il territorio nazionale, con una percentuale più alta al centro-nord più che al sud, vengono sottratti ai cittadini Italiani, nati da generazioni Italiane che pagherebbero un canone di locazione, invece vengono date a chi non pagherà mai il canone di locazione. Mentre si sfrattano gli italiani che non possono veramente pagare il fitto, si cedono immobili di stato e popolari, a chi sappiamo a priori che non pagherà mai l’affitto, niente per niente preferiamo non sfrattare gli italiani che non pagano.
Insomma, in ogni parte del mondo vengo prima io e poi tu.
Ai cantastorie di sinistra, ai buonisti, ricordiamo che i nostri emigrati hanno fatto la trafila, hanno subito il prima noi poi voi ed  i nostri emigrati, erano richiesti perché avevano un mestiere, un’arte che altrove non conoscevano ed hanno fatto con la loro maestria grande ogni nazione dove sono andati a lavorare. Questi extracomunitari, specialmente africani, sono bravi solo a ciondolare e chi pensa di lavorare chiede l’elemosina fuori dai supermercati, fuori dai centri commerciali, appropriandosi dei suoli pubblici quali parcheggiatori ecc.. Gli africani che lavorano veramente e sono sfruttati nei campi, appartengono all’altra generazione, i giovani arrivati vogliono i soldi senza nulla fare, si ritengono più furbi. Provate a chiamarne un clandestino per strada e ad offrirgli lavoro, provate seriamente e poi scrivetemi. Ci siamo chiesti più volte, se sono rifugiati, profughi, perché scappano solo uomini ed abbiamo fatto una semplice considerazione, quale padre di famiglia lascerebbe moglie e figli in zone di guerra, dove si muore ogni giorno per bombardamenti e sparatorie, oltre alle scorribande di delinquenti e facinorosi, per scappare da solo ? Significa che i tanti singoli maschi, che sono il 95% dei clandestini, non sono profughi e non sono rifugiati, non scappano da nessuna guerra. Sono tutte quelle persone senza ne arte ne parte che preferiscono essere mantenuti, o delinquere, tanto in Italia dovesse andare proprio male, il carcere è comodo, si mangia bene, puoi studiare, essere curato da primari ospedalieri e lavorare poche ore al giorno ricevendo una paga con accredito dei contributi.
Purtroppo gli uomini delle istituzioni non vivono la strada e non vedono come si comportano gli extracomunitari nelle nostre città, non si chiedono quanti fra loro alimentano la criminalità, la delinquenza comune, quanti sono gli ospitati nelle patrie galere. Andassero per strada, sui bus, nei metrò, davanti ai supermercati, nelle zone delle quali questi individui si sono appropriati e cambierebbero immediatamente parere. Siamo stufi di chiacchiere e di esempi fuori dalla realtà, del buonismo smisurato della chiesa e dei comunisti, la quasi totalità di queste persone non vuole fare niente, sa solo chiedere soldi, alberghi d’oro, mangiare speciale, aria condizionata, cellulare, ricariche telefoniche, tablet e pretendere tutto quello che nei loro paesi non hanno mai visto e conosciuto. Non è giusto ospitarli in lussuosi villaggi turistici in Sardegna o in comodi Hotel da almeno 3 stelle sparsi nella penisola, questo trattamento è un oltraggio, è razzismo feroce alle famiglie italiane che vivono nelle auto, nelle roulotte, nei camper dismessi, scassati e scardinati.
Non è possibile che un italiano paghi il l’autobus o il tram e uno straniero si rifiuti di farlo. Non è possibile che un controllore si rivolga solo agli italiani per chiedere e verificare l’acquisto del biglietto su qualsiasi mezzo pubblico. Queste sono persone senza decoro, sporcaccioni, per loro ogni posto è buono per fare bisogni fisiologici, non pensano a chi potrebbe vederli specialmente se donne e bambini. E cosa pensare dei furti, delle rapine, degli stupri che la cronaca racconta oltre alle barbare uccisioni ai danni degli italiani.
Ogni giardino pubblico al centro della città viene imbrattato continuamente e nessuno pulisce. Alcuni giardini al centro delle città sono territorio extracomunitario e straniero, nessuna famiglia può goderselo, nessun bambino può
giocarci, nessun pedone ci passa da solo; nessuna forza dell’ordine interviene, nessun sindaco vede, nessun prefetto prende provvedimenti e iniziative.
Perché dobbiamo subire tutto questo ed essere chiamati anche razzisti ?
Se questo è razzismo, quello che viene fatto agli Italiani dallo stato e dagli  stranieri come si chiama ?
Perché non dobbiamo preoccuparci delle nostre origini, della nostra cultura, del nostro costume messo a dura prova e vilipeso.
Perché dobbiamo sentirci dire che abbiamo da imparare tanto da questi clandestini, che mantengono i nostri pensionati, che contribuiscono al Pil dalle cosiddette alte cariche dello stato.
Perché dobbiamo subire tanto per colpa di tutti gli incapaci che occupano i posti di potere abusivamente perché non sono stati votati da nessuno.
Non siamo razzisti e non vogliamo subire il razzismo che ci viene praticato quotidianamente dalle istituzioni. Queste popolazioni vanno aiutate in casa, non chiamati e richiamati in Italia e in Europa da chi vuole il caos, da chi vuole la promiscuità forzata e la degenerazione etnica.
Perché chi viene espulso, resta in Italia. Cosa significa espulsione. Di cosa si scandalizzano gli occupanti della politica, quando si scopre che a compiere i crimini più atroci sono gli stranieri espulsi (?).
I governi europei hanno voluto il caos in Libia, il bordello in Siria, gli americani creato il disordine in Medio Oriente (vedi Iraq – Afganistan). Perché ? Ora non esistono interlocutori e si continuano ad aggredire popoli sovrani, a sparare sulle popolazioni senza invece trovare accordi e rafforzare i poteri esistenti proprio in quei paesi, dove trovano terreno fertile gli scafisti, la mafia della emigrazione, il fanatismo religioso, il terrorismo.
Va detta la parola fine a questo vilipendio di popoli, a questi massacri in mare. Vanno frenate ed ostacolate le iniziative nelle zone da cui partono queste carovane, che non sono fatte proprio di persone povere e di morti di fame se si permettono di spendere sino 5mila euro per affrontare il mare. Pensate quanto sono poveri loro che hanno sino a 5mila euro e quanto lo siamo noi che non li abbiamo mai visti tutti insieme.
Basta con l’andare a prendere i barconi dalle coste Libiche o da altre sponde, la Marina Militare serve ad altro. Serve ad ostacolare i barconi, a mandarli indietro, a pattugliare il nostro mare e, a difendere i nostri confini. Se deve essere così, costituite un corpo civile per il recupero continuo di clandestini in mare.
Seguite anche voi lettori qualche volta su rete Quattro, la trasmissione condotta dal giornalista Del Debbio, capirete e vedrete tanto, facendovi una idea tutta vostra, senza farvi trasportare da alcuno. E’ inaudito quanto viene fatto a noi Italiani. E in quella trasmissione, potrete rendervi conto della prepotenza e dell’ardire, dell’arroganza dei rappresentanti degli stranieri e degli extracomunitari che si sono organizzati contro chi li ospita. Pensate che nei nostri parlamenti sono già rappresentati grazie ai comunisti e noi nei loro stati non avremmo neppure il diritto allo starnuto per strada. Questa non è democrazia, non è libertà, è altro. Siamo in un regime che non rispetta la volontà del popolo sovrano. Pensate che con tanti referendum fatti, nessuno propone un referendum popolare che sia poi legge dello stato chiedendo il volere del popolo sovrano su : volete questa invasione di stranieri in Italia ? 
Non è possibile non pensare che dobbiamo difendere le nostre radici.
Basta con questo andazzo che fa stare bene solo i potenti, arricchire i ricchi, salvare gli albergatori incapaci, ingrassare le cooperative di ogni ordine e grado, le associazioni che lucrano e speculano appartenenti a tutti i rivoli esistenti. 
E  la  Chiesa ?
Basta, siamo stanchi. Vogliamo il lavoro per i nostri figli, le case popolari per la nostra gente, una pensione dignitosa per i nostri anziani. Veniamo prima tutti noi, poi il primo straniero.
Basta con i soprusi, con il godimento di pochi in nome della sedicente libertà e democrazia mai applicata. Basta con le pensioni d’oro, basta con i vitalizi a tutti e con la sua reversibilità, con gli appartamenti e le ville a pochissimi euro mese agli amici degli amici, basta ai privilegi di regime.
Basta con l’assistenza privilegiata ai Parlamentari e ai loro parenti.
Basta con i furti di stato, con la copertura di chi ruba lo stipendio pubblico.
Basta con la differenziazione normativa fra pubblico e privato.
BASTA. Prima veniamo noi, poi si vedrà.

 

Quando gli ebrei in fuga venivano salvati solo... dall'Italia Fascista! E in piena guerra.

siamfatticosi’
Articolo STORICO :

Quando gli ebrei in fuga venivano salvati solo... dall'Italia Fascista! E in piena guerra.
Ma come? Gli ebrei salvati dal bieco regime? Ma come? Non li mandavano ai forni?
Ecco, siccome certe verità storiche non sono funzionali alla vulgata resistenziale e a certi interessi lobbistici, allora cancelliamo i fatti che non ci piacciono e aridaje con le menzogne della vulgata.
In un paese più decente del nostro la vicenda qui raccontata avrebbe costituito fonte per libri, romanzi, film... invece... oblio.
Come più volte detto sul Covo, la discriminazione (non persecuzione) degli ebrei italiani fu un cinico atto di politica estera del Regime, ma anche un crimine verso dei concittadini che, al pari di tanti altri connazionali, avevano aderito con entusiasmo alla rivoluzione fascista; peraltro nessuno come l'Italia Fascista, finchè fu in grado di poterlo fare (fino alla RSI inoltrata) aiutò gli ebrei internazionali (dappertutto: Francia, Balcania, Russia, Africa) o propose soluzioni internazionali alla questione di una patria ebraica che venne addirittura proposta, nel completo disinteresse del mondo, nel territorio etiopico dei Falascià, cioè gli ebrei etiopi attualmente spesso vittime di razzismo in Israele (sono troppo negri per i gusti degli askenazisti, pardon askenaziti). di M. Sciarretta Uff. Storico MM
Alcuni recenti articoli del prestigioso quotidiano statunitense New York Times hanno spiegato al pubblico d'oltre
Atlantico (e non solo) alcuni degli eccellenti risultati conseguiti dalla Marina Militare durante l'Operazione "Mare Nostrum". La stampa americana ha sottolineato con ammirazione come, al di là della pur fondamentale salvaguardia delle vite umane, si sia trattato di un'operazione militare estremamente efficace nell'identificare e nel colpire le reti di
trafficanti che si annidano dietro la tratta di esseri umani. In realtà la capacità della Marina di coniugare l'efficacia operativa con la tutela del diritto umanitario ha radici lontane e molti precedenti, noti e meno noti.
Negli stessi giorni del 1940 in cui, in piena Battaglia dell'Atlantico, il Comandante Todaro e gli uomini del Sommergibile Cappellini si prodigavano per salvataggio dei naufraghi del mercantile avversario Kabalo, un'altra operazione umanitaria, certo meno conosciuta, ma anch'essa significativa, era in corso nel Mediterraneo Orientale.
Il Diario di Guerra del Comando Marina italiano di Stampalia, nell'Egeo riporta, infatti che il 5 ottobre, al termine di una caccia antisom, i MAS 523 e 531 dell'XI Squadriglia erano rientrati scortando un misterioso, piccolo piroscafo, stracarico e maleodorante, intercettato nelle nostre acque territoriali. Si trattava del Pentcho, un malandato battello fluviale con a bordo, in condizioni indescrivibili, 509 persone tra le quali di cui 142 donne e 9 bambini, tutti profughi israeliti di varie nazionalità.
Il bastimento era partito da Bratislava, in Slovacchia, navigando in condizioni allucinanti per mesi per entrare infine nel Canale di Caso, dove fu avvistato dai MAS italiani. Dopo la sosta a Stampalia, nel corso della quale quella carretta fu rifornita di frutta e verdura, provvedendo altresì alle necessità sanitarie e igieniche di tutti, i profughi salparono nuovamente nel tentativo di percorrere l'ultima tratta alla volta della Palestina, forzando il blocco inglese. Lungo la rotta il Pentcho fu però colpito da una serie di avarie, portato all'incaglio sullo scoglio disabitato di Kamila Nisi e abbandonato dall'equipaggio.
Avvistati dall'efficiente ricognizione britannica, i profughi rimasero però abbandonati a se stessi. Gli inglesi non ritennero utile infatti intervenire, essendo già impegnati nel difficile rimorchio dell'Incrociatore Liverpool, gravemente danneggiato a Suda, poco prima, da un aerosilurante italiano. Fu così la volta del piccolo trasporto della Regia Marina Camogli al comando del capo di 1a classe nocchiere Carlo Orlandi, il quale recuperò i naufraghi, rifornendoli e trasportandoli, un gruppo per volta, a Rodi tra il 18 e il 26 ottobre 1940. Secondo le leggi immutabili e fondamentali del mare la precedenza fu data a donne e bambini. Attraverso complicate vicende diplomatiche e umanitarie i profughi ebrei furono infine trasferiti in Italia nel 1942, internati nel campo di Ferramonti in Calabria [dove nessuno torse loro un capello]. Si salvarono tutti, meno una sola famiglia, rimasta a Rodi presso un lontano parente e caduta vittima dei tedeschi nel 1944.
Agli atti dell'Ufficio Storico è la richiesta di informazioni a suo tempo avanzata alla Marina in merito alla possibilità di aggiungere il nome del Comandante Orlandi nel celebre elenco dei "Giusti" redatto dallo Yad Vashem di
Gerusalemme. Questa storia di scafisti, poi rintracciati e puniti dalle autorità italiane, e di umanità dolente, risale alla II Guerra Mondiale: oggi le cose non sembrano granché cambiate. Forse la natura degli uomini non cambia mai, certo non e mai mutata quella della Marina.

Foglio Informativo interno al Movimento Mussoliniano 10/2015


                                                 

SE I NOSTRI POLITICI SAPESSERO CHE COSA È LA DEMOGRAFIA...

siamfatticosi’

Bollettino di informazione interno all’ Associazione Politica Movimento Mussoliniano 
Mensile a distribuzione interna e gratuita responsabile Antonio Rossini Riferimenti : siamfatticosi54@libero.it  -  tel. cell. 338 85 75 446


La demografia, questa sconosciuta: mi verrebbe da dire, sentendo certa nostra sprovveduta “classe dirigente” pontificare sui più disparati argomenti senza porsi il problema delle cause e, soprattutto degli effetti, di eventi che potrebbero sembrare casuali, accidentali, isolati; ma che invece sono legati tra di loro da precisi rapporti di causa-ed-effetto, e le cui più spiacevoli (e previdibilissime) conseguenze potrebbero essere forse prevenute con un po’ di sano realismo.
Un ausilio importantissimo, essenziale per lo studio (e per la soluzione) di tanti fra i problemi che oggi assillano i popoli potrebbe certamente essere fornito dalla demografia. E non – a modesto parere del sottoscritto – come fattore a sé stante, come scienza da laboratorio; bensì come preziosa suggeritrice – mi si passi il termine – di possibili rimedi alle urgenze dell’ora presente.
La demografia – com’è possibile apprendere da un qualunque dizionario – è la scienza che studia le dinamiche della popolazione del mondo (o di una sua parte) sia sotto l’aspetto biologico che sotto l’aspetto sociale. La demografia come scienza è nata in pratica con il positivismo (quindi appartiene teoricamente al bagaglio culturale di una sinistra illuminata); in Italia ha avuto il suo momento di maggior fortuna durante il periodo fascista (quindi è teoricamente transitata nel patrimonio della destra populista). Nel dopoguerra la demografia ha subìto un certo ostracismo, perché da taluni considerata “scienza fascista”. Nelle università fu declassata al rango di “materia complementare”, di quelle che “si davano” per alzare la media. Il suo insegnamento venne solitamente affidato – almeno in un primo tempo – a docenti che non avevano paura di apparire legati al “deprecato regime”; qui da noi – ricorderanno quelli della mia generazione – ad un siciliano illustre quale Alfredo Cucco, oculista di fama, già alto gerarca fascista e poi parlamentare del Movimento Sociale Italiano.
Quali che siano gli antecedenti storici, comunque, oggi una buona ripassata ad un onesto manuale di demografia sarebbe utile a tanti; e senza neanche il timore di apparire “nostalgici”, giacché le dinamiche del popolamento sono oggi completamente diverse rispetto a quelle degli anni ’20 e ’30 del secolo scorso. Mi permetto di suggerirne la lettura, in uno con quella di alcuni dati statistici relativi alla popolazione del mondo, dei suoi continenti e delle sue nazioni, della nostra in particolare; dati da considerare non in termini
astratti, ma alla luce della realtà politica, sociale, economica e antropologica di questo momento storico. La statistica, d’altro canto, è stata da sempre una componente essenziale della demografia.
Cominciamo, dunque, dal più inquietante dei dati statistici: nella prima metà dell’Ottocento, quando il positivismo muoveva i suoi primi passi, tutti gli abitanti del mondo non raggiungevano il numero di un miliardo; gli europei erano circa 200 milioni, il 20% del totale. Centocinquant’anni dopo, nel 1950, la popolazione mondiale era aumentata del 150% (toccava i 2 miliardi e mezzo) e l’incremento della popolazione europea era più o meno in linea (550 milioni). Dopo poco più di mezzo secolo, nel 2011, gli abitanti del globo erano già più che raddoppiati (7 miliardi), mentre gli europei erano 700 milioni, il 10%. Nel 2050 – secondo le previsioni – la popolazione mondiale salirà a 10 miliardi, mentre quella europea scenderà a 600 milioni. Altro dato che ci interessa particolarmente: gli africani, che nell’Ottocento erano la metà degli europei, sono oggi circa un miliardo, e nel 2050 saranno più o meno due miliardi. Crescita da capogiro, che va a braccetto con quella – numericamente maggiore ma percentualmente più bassa – degli asiatici: 600 milioni nell’Ottocento, 4 miliardi oggi, saranno oltre 5 miliardi nel 2050. E, ancòra, mentre fino a poco tempo fa si riteneva che un vagheggiato “declino della fertilità” avrebbe stabilizzato la popolazione mondiale attorno ai 10 miliardi, oggi si prevede solo un “rallentamento”: nel 2100, secondo le ultime proiezioni dell’ONU, gli abitanti del globo dovrebbero essere all’incirca 11 miliardi e 200 milioni; africani e asiatici al galoppo, europei (al netto degli immigrati) sempre in calo.
Ecco, questi numeri dovrebbero essere tenuti ben presente non soltanto da chi insiste ancòra sul “crescete e moltiplicatevi” in un mondo che ha sempre più fame e sete, ma anche da una classe dirigente europea (Merkel in testa e nanetti in fila per due) che teorizza una Europa “senza muri e senza barriere”, un po’ come quel capofamiglia folle che progettava di togliere porte e finestre alla propria abitazione. Hanno una pallida idea, questi signori, di quale scenario da incubo possa prefigurarsi – da qui a 35 anni – con mezzo miliardo di europei assediati da 2 miliardi di africani e da una parte almeno dei 5 miliardi di asiatici? Già, perché i migranti africani e asiatici continueranno ad avere come unica meta l’Europa, essendo l’America irraggiungibile, protetta com’è dall’immensità degli oceani.
Passiamo ad altro. Qualcuno si è chiesto il perché dell’impennata delle nascite nei Paesi cosiddetti “sottosviluppati”? Due i motivi: la fine delle politiche di controllo delle nascite nei paesi poveri (avversate da quasi tutte le confessioni religiose, in primis dalla cattolica) ed il progresso medico (che ha prodotto una drastica diminuzione di aborti e morti neonatali).
E perché questi medesimi meccanismi non hanno inciso anche sulla fertilità europea? Semplice: perché la popolazione europea – più evoluta rispetto ad altre realtà – ha programmato la propria prole in termini compatibili con le condizioni economiche generali. E oggi – come è evidente – il numero massimo di figli che una coppia “normale” può permettersi è di 2. Dal che deriva ciò che la statistica indica come “crescita zero”. E – si tenga presente – per “normale” intendo qualunque nucleo familiare che non sia in condizione di povertà o di abnorme agiatezza.
Perché ciò? Perché la società odierna “impone” dei “lussi” di cui si potrebbe benissimo fare a meno (due o tre autovetture per famiglia, un televisore in ogni stanza, un telefonino (possibilmente di ultima generazione) per ogni membro del nucleo familiare, le ferie al mare, la discoteca al sabato, il ristorante alla domenica, eccetera). E, mentre è possibile che una famiglia faccia o sia costretta a fare i “sacrifici” che le consentano di far quadrare il bilancio, l’economia generale non può agire allo stesso modo: due o tre auto per famiglia sono necessarie per tenere a galla l’industria dell’auto; e tutti gli altri “lussi” individuali o familiari servono per alimentare le altre industrie, il commercio, il turismo, i servizi. Il progresso (tecnologico, economico, sociale, culturale) ha generato quella che si suol definire “società dei consumi”; e tale società, avendo ovviamente bisogno dei “consumatori” per poter sopravvivere, ha modificato le abitudini del pubblico, suggerendo e, anzi, quasi imponendo nuove esigenze: auto, elettrodomestici, divertimenti, eccetera. Esigenze che inevitabilmente drenano quelle risorse familiari che, in un diverso contesto sociale, sarebbero probabilmente dedicate ad accogliere e ad allevare nuova prole.
Quanto sopra va necessariamente tenuto presente nell’elaborazione di una strategia per contenere il disastro che le statistiche demografiche preannunziano per l’immediato futuro. È possibile quella che taluno chiama “decrescita felice”? è possibile il ritorno ad una società protoindustriale, con poche auto, senza tv né internet
e, tutt’al più, con un telefono “fisso” nelle abitazioni meno modeste? Se tutto ciò non è ipotizzabile, allora la Politica europea deve necessariamente porsi un obiettivo irrinunciabile: il miglioramento, un forte miglioramento delle condizioni economiche della popolazione, perché solamente un maggiore benessere e, soprattutto, la certezza di un futuro ragionevolmente sereno potranno indurre gli europei a fare più figli, in modo da poter meglio fronteggiare gli squilibri demografici che si prospettano.
I lettori avranno notato che, citando la Politica, ho usato la “P” maiuscola. A ragion veduta. In un periodo di calma piatta, i popoli possono forse permettersi il lusso di politici con la p minuscola, di politicanti in cerca di affari e di affaristi travestiti da politicanti. Nei momenti drammatici come quello che viviamo oggi, nei momenti cruciali, è necessario che la Politica torni ad essere grande, torni ad avere grinta, volontà e genio creativo. Per esempio, via le riforme buone per un còmpito della prima classe di ragioneria, come quella che vuol mandare i nostri figli in pensione con 400 euro al mese; e largo a chi è in grado, per esempio, di pensare ad uno Stato che paghi le pensioni con denaro suo, creato da una banca di Stato, e non preso a prestito dalle banche d’affari e dai “mercati”.
Cosa non facile, perché le banche d’affari ed i mercati difficilmente rinunceranno a servirsi di tanti politici con la “p” minuscola, del tipo di quelli che – magari – non sanno nemmeno che cosa sia la demografia.
Nel bel mezzo della grave tormenta di quest’estate, con i parlamentari e i partiti giustamente andati a godersi 41 giorni di meritata vacanza (lavorano troppo e devono riposarsi, il crack nazionale può attendere una tutela), captiamo tuttavia un vento costruttivo e riparatore. Si levano infatti, qua e là, voci e tentativi di rappresentanza diretta degli interessi del nostro popolo.
Qualche esempio. Scusateci gli errori e/o omissioni.
La battaglia per la fuoriuscita dall’euro e dall’Europa delle banche (la cosiddetta Ue), contro la globalizzazione, le guerre di aggressione coloniale e i trattati capestro che aboliscono la sovranità nazionale e la giustizia sociale, già lanciata da un ventennio da un pugno isolato di uomini liberi, è fatto proprio da più parti. Senza guardare oltre le Alpi, dove è pacifica una graduale diffusione di questo comune sentire, la battaglia viene fatta propria in toto o almeno in parte da forze altre, quali i “Comunisti-sinistra popolare” di Marco Rizzo, “Per il Bene Comune” di Nando Rossi e Giulietto Chiesa, “Sinistra critica” del trozkista Franco Turigliatto, dalla linea neo-marxista di Costanzo Preve o Renato Pallavidini. D’altro canto, su posizioni eurasiatiste-eurabiste, ma un po’ di meno impegnate sul sociale, ha una sua consistenza il Coordinamento progetto eurasia di Claudio Mutti, Tiberio Graziani, Daniele Scalea e Stefano Vernole. Su un altro lato di mobilitazione, ma con obiettivi consimili, emergono i “socialisti nazionali” di Stelvio Dal Piaz e Maurizio Canosci, la “Confederatio” e, inoltre, il “Movimento Nazional Popolare” di Rutilio Sermonti e ampie fasce di “Forza Nuova” di Roberto Fiore come pure spaccati della “Fiamma Tricolore” con Roberto Bevilacqua e altri, i “Siamfatticosì” di Antonio Rossini e altre associazioni come il “Raggruppamento sociale” di Luigi Bongiorno o “ Terza Repubblica” e così via. Quindi il variegato e purtroppo polverizzato arcipelago delle associazioni di difesa dei
consumatori e dei centri anti-usura e anti-signoraggio, dei Marra, Frigiola, Fergnani, dei sindacati di base, delle società di tutela del cittadino dei Turrisi, Caracciolo, Vitali.
E le iniziative collaterali e/o le adesioni concrete a “cartelli neutrali”, da parte di “uomini liberi” tout-court. Forse il segnale più concreto di un soffio di vento costruttore.
Una volontà di partecipazione, singola o assembleare – rappresentata sia attraverso mobilitazioni su eventi specifici (esempi neutrali: libertà per l’irlandese Brendan Lillis o sit-in del 30 agosto alla Farnesina di protesta contro la Nato e la guerra alla Libia) e sia attraverso sintetiche proposte operative (esempi in atto: riunioni ferragostane programmatiche sul “fare” da parte del “gruppo dei settanta” con Alberto Mariantoni o della “sinistra nazionale”) – che rappresenta, forse, il sintomo più importante di una decisione reale di mettere la propria persona, le proprie idee, a disposizione di un progetto comune di libertà nazionale e di giustizia sociale.
Ma cosa manca, delineato in brevi imprecisi tratti questo stato antagonista nascente, perché tutto e tutti si coagulino e rafforzino in un vasto fronte comune?
Anzitutto, quando si tratti di “gruppi” o “chiese” con eredità ideologiche e dottrinarie antiche, serve un’onesta caduta delle pregiudiziali e delle convenzioni ad exludendum, con l’immediata archiviazione della propria storia in un archivio della memoria.
Quindi uno sforzo comune di sintesi, in tre o quattro slogans incontrovertibili ma densi di significato, a un tempo distruttivi e costruttivi, delle campagne da programmare.
Dunque lavoro preparatorio comune, tessitura graduale di una tela nazionale e “inter” nazionale comune e azione comune.
Ed ecco il fronte comune. (rinascita.eu)
Art da
siamfatticosi’
 

Siamfatticosi.

Siamfatticosi’, ritornato ad essere Foglio informativo interno, precisa quanto segue :
chiunque scrive su questo Bollettino interno al Partito Movimento Mussoliniano, non significa che faccia parte della Associazione Politica e quanto scritto su questo foglio da altri, non significa condivisione da parte della nostra Associazione.
Noi applichiamo concretamente la massima libertà di espressione e la vera democrazia con i fatti e non con le chiacchiere di questo sistema che sgoverna la nostra Nazione dal 1946. Siamo disposti a far leggere ai nostri iscritti e simpatizzanti tutto quello che ci viene inviato e quanto ci piace che i nostri iscritti leggano e sappiano. Siamo grati, molto grati, a quanti continueranno ad inviare il loro Libero Pensiero al nostro Foglio informativo.
Auspichiamo solo il bene della nostra Nazione e il risveglio Sociale nel rispetto di tutto e di tutti.
Riprendiamo  dall’ultima  uscita consentita al Periodico Siamfatticosì del 20 dicembre 2014.

lunedì 15 giugno 2015

RUTILIO SERMONTI....PRESENTE !!!



un pensiero va' a rutilio sermonti che stanotte e' partito per un viaggio senza ritorno.....in alto i cuori !!! RUTILIO SERMONTI....PRESENTE !!!

TESTAMENTO SPIRITUALE DI RUTILIO SERMONTI
Ascoltatemi, carissimi amici e compagni di fede. Questo non è un addio. L’addio, sarete voi a darmelo, quando io non p...otrò più farlo, dato che, fino all’ultimo respiro, intendo adempiere al giuramento che prestai il 28 ottobre 1939 allo Stadio dei Marmi, al Duce presente.
E’ un testamento e una consegna, e, come tale, va redatto presso alla conclusione della vita, ma ancora nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali, come il destino ha voluto conservarmi tuttora.

Mi rivolgo a voi, che mi siete più vicini nei ranghi, ma vi faccio carico di serbare in cuore le mie parole e di divulgarle al massimo e con ogni possibile mezzo a tutti coloro che giudicate pronti a riceverle, il giorno in cui mi porrò in congedo illimitato.
Per tutta la vita, ho cercato di servire il nostro comune ideale.Come tutti, ho certo commesso errori ed ingenuità, ma posso orgogliosamente affermare, sfidando chiunque a contraddirmi, di non aver mai accettato il più insignificante compromesso con la laida baldracca cui si usa dare il nome di Libertà, nè con i suoi logorroici manutengoli. Ora che il fardello del legionario comincia a premere sulle mie dolenti spalle, e che il mio passo malfermo necessita dell’appoggio affettuoso dei giovani fedeli, credo quindi di potere, senza mancarvi di rispetto, rivolgermi a voi in tono quasi paterno.
La prima verità da intendere è questa: che il compito che ci siamo assunti non è da uomini, ma da eroi. Non è affermazione retorica, questa, ma rigorosamente realistica. E, se così numerosi tentativi di riunione delle nostre forze sono falliti, è stato perchè si è voluto affrontarli da uomini e non da eroi. E gli uomini, anche di buon livello, hanno una pletora di debolezze, di vanità, di fisime, di opportunismi, che solo gli eroi sanno gettarsi dietro le spalle.
Come tante altre parole, anche “eroe” ha bisogno di una definizione. Non intendo, con essa, riferirmi a un comportamento eccezionale dettato da un attimo di esaltazione, di suggestione e di sacro furore, che può portare fino a “gettare la vita oltre l’ostacolo”. Intendo definire quel fatto esistenziale e permanente, detto “concezione eroica della vita”, che accompagna il soggetto in tutte le sue azioni e pensieri, anche apparentemente più tranquilli. Eroe, è quindi chi riesce a spezzare i vincoli condizionanti che lo legano, ora ad ora, alla grigia materialità del quotidiano, per seguire ad ogni costo la suprema armonia del cosmo, il sentiero della super-vita e della partecipazione al Grande Spirito. L’eroe è quindi portato a fare il proprio dovere, senza bisogno di alcuna costrizione, ed ha nella propria coscienza un giudice ben più acuto e inesorabile che un pubblico impiegato seduto dietro a un bancone. Libero, non è chi non ha padrone, ma chi è padrone di se stesso, e quindi l’eroe è il solo tipo umano veramente libero.
Non è che l’eroe non si allacci anche lui le scarpe, non paghi il telefono, non incassi lo stipendio o non partecipi magari a una compravendita. Solo che, per lui, quelle sono incombenze necessarie ma accessorie, secondarie: non sono “la realtà della vita”, come per l’uomo qualunque. Servono a campare, ma vivere per campare gli toglierebbe il respiro.
Per questo, il nostro primo imperativo dev’essere. “tutti eroi !”.
Il mio testamento spirituale potrebbe finire quì, perchè tutto quel che ho fatto, detto e abbondantemente scritto in tanti anni, non è che la conseguenza di quell’impostazione.
Voglio però aggiungervi un paio di consigli, che ritengo possano essere utili per la vostra continuazione della lotta.
Il primo è di adottare un ordinamento (e una formazione) fondato sui doveri e non sui diritti.
Sul piano meramente logico, sembrerebbe la stassa cosa. Se Tizio ha un diritto, ci dev’essere un Caio che ha il corrispondente dovere verso di lui. Se quindi io dico. “Tizio ha diritto di avere X da Caio”, è sinonimo del dire ” Caio ha il dovere di dare X a Tizio”. Che differenza c’è ?
C’è, la differenza. E sta nel fatto che, mentre il proprio dovere si può FARE, il proprio diritto si può soltanto RECLAMARE. Ne consegue che, se tutti fanno il loro dovere, e tale è la maggior cura dello Stato, automaticamente anche tutti i diritti vengono soddisfatti, mentre, se si proclamano diritti a piene mani, e tutti li reclamano, si fanno solo cortei con cartelli e una gran confusione e intralcio al traffico (protetto da stuoli di vigili urbani), ma il popolo resta a bocca asciutta, eccettuati i sindacalisti.
La seconda esortazione ha carattere operativo. Un uomo solo, un Capo, può impugnare la barra delle massime decisioni, ma deve possedere qualità eccezionali, che ben raramente si riscontrano. In sua mancanza, un gruppo di tre, quattro, cinque persone accuratamente selezionate, possono svolgere la funzione decisionale con sufficiente prontezza e saggezza. Un organo più numeroso, può funzionare solo a patto che vi sia una rigorosa divisione di funzioni e relative competenze, tra cui quella di sintesi, svolta da pochissimi. Ma soprattutto , deve dominare in esso l’assoluta unità di intenti, al difuori di qualsiasi carattere agonistico ( tipo maggioranza e opposizione). In mancanza di tali requisiti, l’organo numeroso è del tutto inutile, anzi gravemente dannoso, perchè vengono a dominare poteri “di fatto” fuori di ogni controllo.
Vi dico questo, sia in vista degli organi dello Stato organico che intendiamo istaurare, sia per quanto riguarda agli organi interni di “nostre” formazioni. Per queste ultime, anzi, il pericolo delle vaste “collegialità” (vedasi il pessimo esempio del MSI-DN) è ancor più grave, perchè fattore della degenerazione demagogica e incapacitante delle compagini stesse.
Lasciate quindi al belante gregge democratico la ridicola allucinazione di comandare tutti, e coltivate la nobile, virile e feconda virtù dell’obbedienza.
Nessuno nega che il temperamento ambizioso sia uno stimolo per l’azione, ma ognuno stia in guardia: al minimo accenno che esso tenda a prevaricare in lui sulla dedizione alla Causa, sappia mortificarlo con orrore. La vittoria nella “grande guerra santa” è quella.
Se potrò costatare l’accoglienza da parte vostra di queste mie esortazioni, saprò di non aver vissuto inutilmente.
Ed ora, non avendo più la forza di stare al remo, torno a darmi da fare al timone.
Enos, Lases, iuvate !
Rutilio
15/0672015.

Camerata Rutilio Sermonti PRESENTE.

sabato 17 gennaio 2015

USQUE TANDEM ABUTERE PATIENTIA NOSTRA ?

 Articolo del Camerata Germano Bersani.


Diciamocelo, non ne possiamo più dei nostri politici. Troppo stiamo subendo e sopportando, ma al di là di una sterile polemica, il popolo subisce e patisce.
Ma...ciò che mi riesce più insopportabile è ....a detta loro, il "politicamente corretto" dell'anima dei mortacci che li hanno concepiti.
In nome del politicamente corretto, subiamo una vera e propria invasione che sta destabilizzando il Paese....
Un "politicamente corretto" che addita come "razzista" chi non accetta il multiculturalismo e chiede di regolamentare gli ingressi in questo Paese.
Un "politicamente corretto" cieco che non vede il nesso strettissimo tra il numero dei clandestini e la crescita della criminalità: un'immigrazione che sta cambiando i rapporti demografici.
Gente che arriva piangendo in nome dell'umanità, che poi chiede prepotentemente cittadinanza e diritti, ma che non ha nessuna intenzione di diventare "italiana".
Infatti mantengono lingua e tradizione che trasmettono ai loro figli, e non solo non si riconoscono nella nostra cultura ma la avversano, a partire dalla religione.
Noi parliamo di integrazione, ma in realtà dovremmo parlare di "colonizzazione", e la colonizzazione, come insegna la storia, genera malessere e violenza.
Ci vuole molto a capire che c'è un abisso incolmabile tra la nostra cultura occidentale e cristiana e quella islamica Sono due mondi che si confrontano: il moderno e tecnocratico contro un mondo arcaico e fermo al medio Evo.
Fin quando non si colmerà questo divario, è meglio che ognuno rimanga a casa propria.
Chi viene qui è un ospite, e si comporti da tale senza osare contestazioni, e se non gli piace che se ne torni al suo paesello. Loro hanno bisogno di noi, e non il contrario. Non sono risorse, come afferma quella demente anti italiana della Boldrini, ma un peso di cui ne sopportiamo l'onere in soldoni.
Noi abbiamo fatto anche la guerra civile per trovare il nostro equilibrio interno, che facciano altrettanto.
E' anche vero che questo equilibrio, si sta sfaldando grazie ad una classe politica cieca ed ottusa, che per i propri interessi e non per quelli del popolo, sta rischiando seriamente di riportarci verso un'altra guerra civile....ma questa è un'altra storia.


 

AUMENTATE LE SCORTE GOVERNANTI: SONO TROPPI GLI ITALIANI CHE VI DETESTANO !


Art di Germano Bersani.
tratto dal gruppo facebook 
https://www.facebook.com/groups/boiachimolla38/

Politici, sindacalisti, super dirigenti di Stato: "tutta melma della stessa fanghigl...ia". Questo è il sentimento comune di un popolo stanco di vedere di quante schifezze sono capaci, e con quanta arroganza ci propinano falsa informazione.
Buona ultima la dipartita, non da questa valle di lacrime, ma dal Quirinale, di un Presidente che ha rappresentato solo se stesso ed il suo Partito.
I TG nazionali ne hanno descritto, quasi piangendo, l'abbandono della Reggia, mentre rientrava acclamato dai fidelizzanti nel suo quartiere. In realtà, in quello stesso momento, in ogni parte d'Italia, echeggiava una sola parola: " FINALMENTE " ! Tradotto letteralmente: "Finalmente s'è levato dai coglioni !".
Questi stanno giocando con il fuoco, stanno tirando troppo la corda: stipendi a sei zeri, scorte, vacanze di lusso vita da principi consorti, e tutto a nostre spese, mentre milioni di italiani hanno il problema del vivere quotidiano; mentre devono correre per pagare una tassazione fuori da ogni grazia di Dio per mantenere i loro privilegi.
Queste teste di cazzo al Governo ragionano al contrario! Con la loro politica demenziale stanno portando il Paese sull'orlo di una guerra civile e non se ne rendono conto.
Immigrazione senza controllo con altissimi rischi correlati, sussidi milionari a culture che non ci appartengono e che ci combattono in casa nostra.
Di contro, agli italiani.......burocrazia, mondezza, tasse e vessazioni di ogni sorta,a cominciare da Equitalia.
Naturalmente c'è chi li supporta: quella gran massa di italioti che si abbeverano alla loro fonte: dipendenti statali di ogni risma e categoria, alloggiati e sfaticati in Enti ed Associazioni varie della più strampalata natura.
Quanto può durare ancora tutto questo?
Attenzione carissimi, che il fermento in Italia c'è. altroché se c'è! Non lamentatevi poi se un giorno non molto lontano verranno a prendervi per le palle...sempre se ce l'avete.
Fatevi pure Prodi Presidente, o Amato, o qualche altra putrescente cariatide della prima Repubblica, che è giusto, anzi più che giusto, che finiscano la carriera in gran gloria: ne sono degni dopo quanto hanno fatto per questa Nazione.
Non c'è italiano che lavori in proprio che non vi detesti, non c'è pensionato da 400 euro il mese che non vi odi, non c'è persona di buon senso che non vi disprezzi.
Attenzione dunque, queste mie note non vogliono essere una minaccia, ma un saggio consiglio: ritiratevi in buon ordine che avete accumulato abbastanza! Godetevi le vostre ricchezze illecitamente sottratte al popolo italiano e non ci rompete più i coglioni.....amen.


 

giovedì 1 gennaio 2015