mercoledì 17 febbraio 2016

RENDERE TUTTI POVERI PER “GOVERNARE” MEGLIO


Art. camerata Marco Affatigato. Ultimo atto del governo Renzi: tagliare ancora la pensioni di reversibilità, che erano state peraltro già massacrate dalla riforma Dini del 1995. E non solo ! Poi spostare la previdenza sotto l’assistenza e vincolare al reddito il diritto alla pensione, alla faccia dei contributi versati per una vita dal coniuge. Una volta si diceva “ Piove !? Governo ladro ! “ Ma dire “ladri” è dire poco. Per utilizzare una frase politicamente corretta ed essere eleganti occorre dire che è incostituzionale trasformare il diritto ad una prestazione pagata in anticipo, in sussidio che dipende dal censo. E dalla casa di proprietà.Ma i sindacati cosa dicono ? Nulla. Silenzio assoluto. Gli Spartani erano molto più seri e gli anziani sapevano che divenendo un peso per la società venivano gettati dalla rupe. Ma perché questo governo non dà una pedata definitiva nel sedere agli anziani, ultima frontiera da spolpare, per poi mettere la parola fine alla democrazia? La notizia di abolire, di fatto è così, la pensione di reversibilità, è aberrante e degna di un regime che espropria, come fece Stalin, la proprietà privata, i beni, le terre, le case… Sino al 1995, quando moriva un lavoratore in attività o un pensionato, la vedova (o il vedovo) aveva diritto al 60% di quello che spettava (o sarebbe spettato) al defunto, indipendentemente dalla sua situazione economica. Dopo il 1995: se il coniuge superstite ha un reddito Irpef superiore a tre volte il trattamento minimo Inps (19.574 euro per il 2016) ha diritto al 75% della pensione di reversibilità che gli sarebbe spettata normalmente. In soldoni, prende il 45% di quella incassata (o maturata) dal defunto, invece del 60%. Ed è già un taglio pesante. Se la pensione del lavoratore era di 20.000 euro invece dei 12.000 teorici sulla carta, il coniuge con redditi propri incasserà una rendita annua di 9.000 euro. Ma se invece il reddito Irpef è superiore a quattro volte il trattamento minimo Inps (26.099 euro, per il 2016) il taglio arriva al 40%. Al coniuge superstite andrà, quindi, un assegno pari al 36% di quello spettante al defunto. Chiaro? Bene, questo non basta già allo Stato e alle casse Inps, che si tengono, gratis, tutto il resto? Ritornando infatti al caso precedente invece dei 12.000 euro annui, l’Inps erogherà una somma non superiore a 7.200 euro. Ma il taglio diventa una scure del 50% se il reddito Irpef è superiore a cinque volte il trattamento minimo Inps (32.623 euro per il 2016). In pratica il superstite ha diritto solo a metà della rendita di reversibilità; cioè il 30% di quanto maturato dal coniuge defunto (nel nostro caso 6.000 euro). E oggi? Fate voi i conti. Niente ! I pensionati, ultima fascia debole, scaricata definitivamente nella fossa dal governo mascherato da partito unico.

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